La Transavanguardia (letteralmente: ‘oltre le avanguardie’), tematizzata dal critico d’arte Achille Bonito Oliva (1939), è un movimento artistico che ha cominciato a svilupparsi in Italia verso la fine degli anni settanta. Ad oggi può essere considerata l’ultima esperienza artistica made in Italy di matrice postmodernista, in aperta opposizione all’arte concettuale, all’arte povera e alla performance, che hanno calcato il panorama artistico antecedente al suo diffondersi.
Le peculiarità del movimento
La Transavanguardia si propone di mettere un freno alle isterie del nuovo, dissociandosi dalle spinte globalizzanti e neoliberiste della società contemporanea. Per Oliva il movimento si radica essenzialmente sulla base di tre presupposti: il riconoscere che viviamo in un’epoca di post modernità; il prendere atto dell’insicurezza del nostro tempo; assumere la strategia della citazione contro la strategia dell’invenzione.
La peculiarità della Transavanguardia è quella di aver restituito valore alla soggettività individuale dopo anni di impersonalità concettuale, promuovendo un ritorno alla manualità e alla gioia del dipingere sulla tela. Per usare le parole di Oliva: “la Transavanguardia promuove un recupero dell’inattualità della pittura, (…) valorizzando un’immagine che non si priva del piacere della rappresentazione e della narrazione”.
In tal senso, ogni opera dell’artista rappresenta un unicum, una creazione a sé stante, ricca di elementi eterogenei, in cui si rivela un sostrato di ‘nomadismo’ antintellettualistico. Questa espressione suggerisce l’idea che l’artista è libero di percorrere a proprio piacimento l’intera storia dell’arte, valorizzando elementi di eclettismo e ibridazione dei linguaggi espressivi. L’artista, nelle sue opere, oltre alla pittura include così anche la scultura, la pittura murale, l’affresco, il mosaico e le stampe.
Il movimento promuove quindi un ritorno alla figurazione, intesa come segno e colore, e a materie e tecniche pittoriche tradizionali, dai tratti espressionisti. Gli artisti si avvalgono di una gestualità artigianale, emotiva ed istintiva, il cui impatto risulta fortemente poetico ed evocativo. Oltre all’espressionismo, le due correnti più riprese dagli artisti della Transavanguardia sono il cubismo e il fauvismo.
Un’altra caratteristica portante della Transavanguardia è quella di rimarcare l’importanza del “genius loci”, e dei significati radunati dal luogo specifico in cui l’artista si trova ad operare.
Gli esponenti della Transavanguardia
Oliva annovera in particolare cinque artisti, considerati gli esponenti maggiori del movimento.
Ogni artista, pur riconoscendosi nella Transavanguardia, che, secondo Oliva, può essere assimilata anche a una forma di neomanierismo (in cui ‘maniera’ è sinonimo di ‘stile’), mostra un mood di tendenze eterogenee e stilistiche.
L’universo di Sandro Chia (1946) si rifà alla mitologia, ove le figure dipinte appaiono monumentali, immerse in un universo giocoso e colorato. Le sue opere sono spesso evocative di un immaginario bucolico e primitivo.
Francesco Clemente (1952) lega le sue rappresentazioni a temi personali che comprendono il sesso e il rapporto con l’universo femminile. Le figure che dipinge sono sinuose e allungate, e invitano ad andare oltre le distinzioni di genere.
Nelle sue opere Enzo Cucchi (1949) denuncia i disastri ecologici e l’ignoranza della critica. L’iconografia, semplice e visionaria, si avvale dell’utilizzo di diversi materiali tra cui la terra, il legno bruciato, i tubi al neon e il ferro.
Nicola De Maria (1954) riscopre l’astrazione, creando ambienti soavi e in cui emerge una spiccata sensibilità. Il suo tratto delicato suggerisce un senso di meraviglia e di stupore, come se le sue opere fossero state realizzate da una mano puerile.
L’arte di Mimmo Paladino (1948) recupera invece il valore del simbolo, unendo il figurativo e l’astratto, la pittura e la scultura, attraverso riferimenti al linguaggio e al mito.
Questi artisti hanno partecipato alla sezione “Aperto 80” della Biennale di Venezia del 1980, dando ufficialmente forma e spessore alla Transavanguardia.
La Transavanguardia come movimento internazionale
La Transavanguardia in Germania
Negli anni ottanta, la Transavanguardia italiana fu presa a riferimento anche da altri stati europei, in particolare dalla Germania. A Berlino nacquero i cosiddetti ‘Neuen Wilden’, o Nuovi Selvaggi, un gruppo di artisti Neoespressionisti, dallo stile materico e vibrante. Tra i maggiori rappresentanti di questa corrente si possono citare: Helmut Middendorf (1953), Rainer Fetting (1949) e Salomé (1954), tutti allievi all’Accademia di Belle Arti di Berlino Ovest.
Questi artisti proposero una pittura ‘urlata‘ e gestuale, dai toni violenti e dissonanti. L’ardore del segno diventava un modo per esprimere una tipologia di vita straniante e iperstimolante, animata dal furore della vita notturna e da locali metropolitani.
La Transavanguardia negli Stati Uniti
La Transavanguardia è approdata anche negli Stati Uniti, in cui si è contraddistinto il pittore e regista newyorkese Julian Schnabel (1951). L’artista è noto tutt’ora per dipingere tele di grandi dimensioni, in cui si impongono i ritratti. La sua pittura è violenta, e nelle tele predomina un colore non steso, ma spalmato con le mani, sulle quali l’artista usa riportare scritte.
E’ del 2001 l’opera intitolata “Large Girl with No eyes”, in cui Schnabel ritrae un primo piano di una ragazza vestita di blu e dai capelli biondi, i cui occhi sono coperti da un’intensa pennellata di vernice blu, lo stesso colore utilizzato per l’abito. L’idea di Schnabel era quella di suggerire allo spettatore di guardare il dipinto nella sua totalità, senza farsi impressionare dallo sguardo della giovane.
Secondo Oliva, i temi proposti dalla Transavanguardia sono ancora attuali, poiché viviamo in un’epoca in cui riciclaggio, contaminazione e destrutturazione, animano l’eclettismo dell’artista contemporaneo.
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