I giardini urbani inglesi sono in gran parte dei rettangoli sul retro delle abitazioni, separati da quelli confinanti da mura piuttosto basse. Per questo motivo hanno inevitabilmente problemi legati alla riservatezza. Spesso stratificati nel tempo, oppure privi di qualunque attrattiva, meri spazi esterni incolti con del prato e forse qualche albero, sono di frequente oggetto di ripensamento quando l’immobile cambia proprietario e iniziano i lavori di ristrutturazione.

Un classico walled garden da ripensare

Un giardino londinese con queste caratteristiche, un classico walled garden di circa 500 metri quadrati, su cui si affaccia una elegante dimora, è stato affidato alla paesaggista Jo Thompson, perché lo rendesse uno luogo moderno, armonioso e confortevole, in cui i committenti, i loro figli e gli amici potessero vivere, giocare e soffermarsi per godere della piacevolezza della vegetazione.

Uno scorcio delle bordure che lambiscono la zona della terrazza, dove, sulla destra si notano un filare di Carpinus betulus impalcati alti e tenuti in forma obbligata, una Rosa ‘Albrighton Rambler’ e Hydrangea arborescens ‘Annabelle’. In primo piano a sinistra le spighe viola di Salvia nemorosa ‘Caradonna’. A destra i fiori malva di Geranium ‘Rozanne’ e quelli bianchi di Aquilegia ‘White Barlowe’. © Foto di Rachel Warne

L’urgenza della privacy

La privacy, divenuta impellente poiché una parte dei muri dell’abitazione erano stati sostituiti da grandi vetrate che si affacciano direttamente sul giardino, in una sorta di continuum interno-esterno, è stata assicurata grazie a tre grandi alberi ‘presi in prestito’ da giardini circostanti le cui fronde entrano nella proprietà.

Carpini, Cercis e Amelanchier

Due filari perimetrali di Carpinus betulus impalcati alti, le cui chiome sono tenute in forma obbligata, incrementano la riservatezza, aiutati da alberi di meli, peri e da un grande platano esistenti, insieme ad Amelanchier, aceri e Cercis canadensis ‘Forest Pansy’ piantati in punti strategici del giardino. Sono uno schermo ottico e al contempo dei ‘punti esclamativi’ che rialzano il piano di osservazione: offrono uno spettacolo che si succede nel tempo, con fiori e frutti che si rincorrono e la spettacolare colorazione autunnale delle foglie.

una vista della terrazza esterna con la zona pranzo e la zona relax parzialmente nascosta dall’esuberante vegetazione.       © Foto di Rachel Warne

Cambiare le linee, trasformare gli spazi

La forma rettangolare del giardino progettato da Jo Thompson è scomparsa alla vista, grazie a un percorso sinuoso in basaltite che parte dalla terrazza relax esterna e si snoda lungo e attraverso il giardino. Si sono venute a creare due aree lasciate a prato, alternate ad altre abbastanza larghe e profonde caratterizzate da una vegetazione soft, particolarmente curata negli accostamenti cromatici, tessiture, volumi, successione e forma di fiori e profumi: un’alternanza di pieni e vuoti con un equilibrio perfetto.

Ogni zona si rivela completamente solo procedendo lungo il sentiero, secondo il principio hide and reveal, e accresce la sensazione di spazio. Questo escamotage ha inoltre consentito la formazione di un’area seminascosta dove nella pavimentazione sono inseriti i getti d’acqua di una fontana.

Lo spazio per i bambini

I bambini possono giocare con l’acqua, nei prati, e anche sedersi sulle sedute dalla forma essenziale in cemento levigato, oppure all’interno di una struttura in legno posta alla fine del sentiero, perfettamente visibile da ogni punto del giardino, nella quale si trovano anche una casa sull’albero, un’altalena, un telaio per arrampicarsi e uno scivolo. L’intervento di Jo Thompson ha creato un’oasi di pace e di relax con una identità e una narrazione peculiare, valorizzando l’ambiente con una vegetazione voluttuosa e fluida, della cui bellezza ognuno può godere trovando un profondo senso di benessere. Sarà un cliché, ma la natura è terapeutica.

jothompson-garden-design.co.uk

Una vista del giardino da casa. Sullo sfondo la struttura in legno per il gioco dei bimbi, sulla sinistra una scultura di David Harber, un esile albero stilizzato in bronzo verderame e nel tappeto erboso le sedute ‘Pebble’ di Ben Barrell in cemento liscio e levigato. © Foto di Rachel Warne

 

Elisabetta Pozzetti
©Villegiardini. Riproduzione riservata

 

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