Il Rinascimento, periodo che viene individuato tra il XIV e i primi anni del XVII secolo, ha una forte presenza visiva nell’immaginario popolare. Se si pensa a questo periodo – che segna inevitabilmente tutte le arti – alla mente si presentano immediatamente le opere che esaltano la natura, la nascita, la luce che fiorisce dopo un periodo sinonimo di tinte più cupe. Fra queste, la figura femminile ha un ruolo centrale.

Le rappresentazioni dell’epoca e i principi dell’Umanesimo

Non si può evitare di pensare immediatamente a La Nascita di Venere, a La Primavera di Botticelli e a tutte le rappresentazioni che celebrano la bellezza, l’armonia e tutti i principi che guidano il Rinascimento. Centrale, in questo periodo di fioritura, è l’intelletto umano con le sue potenzialità, declinate in diverse forme artistiche. Tuttavia, nonostante il periodo illuminato, la figura femminile rimane invece soggetta alla visione che la società aveva del ruolo che le era attribuito. Il dipinto di Tiziano qui di seguito, riassume molto bene questo assunto.

La figura femminile nel Rinascimento
Galleria degli Uffizi: Tiziano Vecellio, Venere di Urbino, 1538, Olio su tela Foto [GiorgioMorara]/stock.adobe.com

La figura femminile nel Rinascimento prende spunto dall’epoca greco-romana

La figura femminile è di inequivocabile ispirazione greco-romana e aderisce al crescente interesse dell’epoca per tutto ciò che riguardava le antichità e i classici. Si trova una dualità, che si può specchiare anche nell’era odierna, di una donna mitologica, sensuale, allegorica e, dall’altra parte, una madonna, devota e che rappresenta la reale idea dell’epoca sul ruolo principalmente ricoperto dalle donne.

La figura femminile vista come madre e moglie ma anche come bellezza

Se da un lato si trova la bellezza sensuale e mitica di Venere, dall’altro sono presenti ritratti di donne in vesti quotidiane e intente ad adempiere alle aspettative sociali. Cioè madri, mogli, dispensatrici di doni naturali accomunati alla figura di Maria.
La figura femminile, la donna quindi, diviene, per certi versi, un mito di bellezza e fertilità. Resta però anche rivestita di valori strettamente legati alla sua capacità riproduttiva e alla cura, in tutte le sue emanazioni.

Afrodite (Venere), frammento di una statua antica Foto [zwiebackesser]/stock.adobe.com

Rappresentazioni allegoriche della figura femminile nel Rinascimento

La mitizzazione della natura, della nascita, della potenza femminile e della sua espressione massima nella creazione e nella maternità, in contrapposizione con l’esaltazione dell’intelletto maschile, contribuiscono a fortificare un’idea che era già presente in precedenza.
La guardiana del focolare, la padrona della casa e del potere simbolico che avevano le madonne rinascimentali, viene riproposto come una grande innovazione. In realtà non è stato altro che il passare una mano di nuovo e gradevole colore, su un concetto ormai stantio e derivato da principi religioso-culturali antecedenti.
Ecco quindi sbocciare una serie di rappresentazioni allegoriche che esplorano tutte le sfaccettature della bellezza, dell’amore, della virtù e della figura voluttuosa che viene usata per esprimere dei concetti astratti e attribuiti inevitabilmente alla donna.

donne nel rinascimento
Donna con bambino, Michelangelo. In marmo Foto [Andrei_Molchan]/stock.adobe.com

Le rappresentazioni femminili di Botticelli

Si pensi, appunto, alla Nascita di Venere di Sandro Botticelli, in cui la figura femminile viene rappresentata come se fosse una statua da contemplare, un corpo bellissimo da adorare da lontano, che incarna un soggetto inarrivabile e ultraterreno, reso etereo dalla nudità, dallo sguardo pressoché assente e dalla centralità della sua figura.

Galleria degli Uffizi: La nascita di Venere (1485–1486), Sandro Botticelli. Tempera su tela Foto [GiorgioMorara]/stock.adobe.com
Nella stessa Primavera, simbolo della fertilità sottolineata dal ventre prominente, questa volta la donna raffigurata è più pudica e similare alla raffigurazione della Madonna.

Galleria degli Uffizi: Primavera (1477–1482), Sandro Botticelli. Tempera su tela Foto [BGStock72]/stock.adobe.com

Caravaggio: la figura della figura femminile non più solo virtù ma anche introspezione

In altri quadri, come Giuditta e Oloferne di Caravaggio, si coglie invece un’esaltazione della virtù e della salvezza, sia in chiave religiosa che nella visione della donna come di un essere puro, casto, virtuoso e assimilabile all’opera d’arte.
Questo senso contemplativo che veniva infuso nelle raffigurazioni delle figure femminili, è chiaro nella ricerca della bellezza, dell’armonia e della riflessione, spesso accumunata a temi religiosi o mitologici. Ciononostante, all’interno di questa ricchezza rappresentativa di figure idealizzate, spiccano anche delle opere più introspettive e dal sapore differente.

La figura femminile nel Rinascimento
Gallerie nazionali d’arte antica, Palazzo Barberini, Roma: Giuditta e Oloferne (1599-1602), Caravaggio. Olio su tela [Vicenç Valcárcel Pérez, Concessione della licenza CC BY-SA 4.0] https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Michelangelo_Merisi_da_Caravaggio_(1571-1610),_Judith_i_Holofernes_(1598)_Museu_Nacional_d%27Art_Antic_(Palau_Barberini),_Roma.jpg

Leonardo Da Vinci, significati reconditi delle figure femminili

Il Ritratto di Ginevra de’ Benci di Leonardo da Vinci, per esempio, – pur rispettando alcuni dei canoni proposti all’epoca nei ritratti più celebri – vira già su toni profondi e psicologici.
Del grande Maestro, la celebre Dama con l’ermellino, dimostra, però, che anche il semplice ritratto apparentemente privo di grandi significati, può nascondere una simbologia legata alla purezza e alla virtù. La figura femminile in quest’opera, pare sempre più accertato essere Cecilia Gallerani. L’ermellino che stringe tra le braccia era simbolo araldico di Ludovico Sforza (il Moro), di cui pare la Gallerani fosse l’amante, e rappresenta la purezza e l’incorruttibilità. Oltre al fatto che veniva fatto ampio uso della sua pelliccia per produrre gli abiti dei nobili, come emblema di virtuosità morale.

La figura femminile nel Rinascimento nelle committenze religiose

Nelle rappresentazioni, soprattutto commissionate da privati, le madonne rinascimentali devono rappresentare più del semplice aspetto fisico e si ritrovano a incarnare concetti astratti, impegnativi, che sottintendono qualcosa al di là della semplice umanità.
Malgrado ciò, mentre le donne comuni possono aspirare al massimo a concetti che incarnano il loro ruolo, nelle rappresentazioni della figura femminile, all’interno delle commissioni religiose, la tendenza viene invertita.

Botticelli: la figura femminile divina si avvicina a quella popolare

L’aspetto divino della Madonna viene reso più mortale, assimilandola alla figura della donna, della madre e della moglie divina, non spogliandola mai del tutto della sua componente ultraterrena. Ne L’Adorazione dei Magi di Sandro Botticelli, che sarà esposta al Museo Diocesano Carlo Maria Martini fino al 2 febbraio 2025, in cui la Madonna è rappresentata in mezzo a cumuli di rovine, assume quasi un’aura umana se la si confronta con le rappresentazioni precedenti. I suoi adoratori indossano abiti contemporanei all’epoca della rappresentazione, rendendola così più vicina all’osservatore con il fine di comunicare un minore distacco tra il popolo e l’aspetto religioso.

L’adorazione dei Magi (1474-1478), Botticelli. Colori ad olio [Galleria degli Uffizi, Sandro Botticelli, Pubblico Dominio] https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Botticelli,_adorazione_dei_magi_uffizi.jpg

Caravaggio e lo studio dell’anatomia femminile

Ancora più emblematica, addirittura scandalosa per l’epoca, è stata invece la rappresentazione della Morte della Vergine del Caravaggio. L’opera ha segnato profondamente l’immaginario prima ultraterreno della figura della Madonna e l’ha assimilata a quello di una comune mortale, rappresentandola stesa e scomposta. Un punto di svolta nella rappresentazione dei corpi, in questo caso, è stato l’interesse rinnovato per l’anatomia. Lo studio dal vero, quindi, e un approccio quasi scientifico allo studio del movimento, delle curve e delle imperfezioni della carne. Caravaggio, molto probabilmente aveva osservato un vero cadavere per poter dipingere quest’opera, traendone così bene i dettagli da suscitare persino disgusto e repulsione nei suoi committenti.

La figura femminile nel rinascimento
Museo del Louvre: La morte della Vergine (1604-1606), Caravaggio. Olio su tela [Autore della foto: Ismoon, Public domain] https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Caravaggio_-_La_Morte_della_Vergine.jpg

Ruoli, convinzioni e bellezza nell’arte del Rinascimento

La bellezza è stata sempre e comunque un grande tema centrale per tutto questo periodo. La donna era divenuta un mezzo per esprimerla. Sia con la sensualità sia con la virtù e la devozione. La sua figura, che nell’arte trova molteplici rappresentazioni lungo tutto l’arco della storia dell’uomo, diviene una contrapposizione tra la tradizione e l’innovazione. Un simbolo dei ruoli che caratterizzavano la vita, le convinzioni e la struttura sociali. Nondimeno un mezzo per esprimere i desideri più intimi e nascosti dell’umanità.

 

Laura Cantarelli
©Villegiardini. Riproduzione riservata

 

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