La cattedrale di Santa Maria del Fiore a Firenze è considerata uno dei maggiori capolavori dell’architettura rinascimentale italiana, al quale hanno lavorato alcuni tra i maestri dell’arte italiana dalla fine del 200 al 500: Arnolfo di Cambio, Giotto, Andrea Pisano, Giorgio Vasari, Federico Zuccari e, naturalmente, Filippo Brunelleschi, a cui si deve il progetto della celebre cupola. All’epoca della sua consacrazione, nel 1436, Firenze era il maggior centro artistico d’Italia, data la sua concentrazione di artisti, umanisti e committenti. Non stupisce quindi che il Duomo cittadino era anche chiesa più grande del mondo, in grado di accogliere 30.000 fedeli (attualmente è la terza, dopo San Pietro a Roma e St. Paul a Londra). Lunga 153 metri, larga 90 alla crociera per un’altezza di 90 metri dal pavimento all’apertura della lanterna. Tra le caratteristiche significative dell’edificio ci sono le vetrate colorate; la facciata decorata in marmo verde, rosso e bianco; la collezione di dipinti e statue di maestri del Rinascimento; e soprattutto la sua maestosa cupola, progettata da Filippo Brunelleschi (1420–36), che rivaleggiava per ardimento nella costruzione e dimensioni, con quella del Pantheon di Roma.

Santa Maria del Fiore a Firenze:
la fondazione

La storia di Santa Maria del Fiore a Firenze, ebbe inizio alla fine del 200. La costruzione del nuovo edificio sacro sorse sul sito dell’antica cattedrale di Santa Reparata. La Signoria infatti non considerava più adeguata questa cattedrale ed intendeva costruirne una più grande di quelle già esistenti nelle città rivali, Siena e Pisa. La sua costruzione fu supervisionata da diversi architetti. L’intervento iniziale fu dovuto ad  Arnolfo di Cambio, architetto e scultore gotico che con la sua opera rappresenta il punto di transizione verso lo stile  rinascimentale. Arnolfo di Cambio, che aveva già lavorato al progetto di Palazzo della Signoria e Santa Croce, lavorò alla nuova cattedrale a partire dal 1296 fino al 1302, realizzando anche le sculture della facciata, oggi al Museo dell’Opera di Firenze dopo la rimozione voluta dal Granduca Francesco I de’ Medici nel 1587.

La posa della prima pietra e l’origine del nome

La prima pietra del nuovo duomo di Firenze fu posata dall’emissario di Papa Bonifacio VIII, il cardinale Pietro Duraguerra, in concomitanza con la festa della Madonna dell’8 settembre 1296. Per questo motivo l’edificio venne dedicato alla Madonna del fiore. La vecchia denominazione di Santa Reparata venne utilizzata fino al 1412, quando un decreto della Signoria impose ufficialmente il nuovo nome. Una denominazione, quella di Santa Maria del Fiore che ancora oggi risulta ambigua. Potrebbe trattarsi di un riferimento al giglio dell’annunciazione oppure di un richiamo allo stemma di Firenze o un rimando a Fiorenza, la denominazione latina della città.

Il progetto di Arnolfo di Cambio

Arnolfo di Cambio ideò per la basilica un impianto classico, con tre ampie navate che confluivano nel  coro, dove è situato l’altare maggiore, dal cui perimetro si innalzano le tribune che sostegno la cupola. Il progetto di Arnolfo di Cambio era molto diverso dall’attuale struttura della Cattedrale. Ne è esempio Sui fianchi dell’edificio le prime quattro finestre sono più basse, più strette e più ravvicinate di quelle verso est, le quali corrispondono, invece, all’ampliamento a cura di Francesco Talenti, capomastro del cantiere dalla metà del 300. Arnolfo di Cambio riuscì a vedere la realizzazione delle due campate e metà della nuova facciata. Dopo la sua morte, occorsa nel 1302, la costruzione rallentò fino al 1331, quando l’Arte della Lana ( corporazione di fabbricanti e mercanti di lana) si assunse la responsabilità di portare a compimento l’edificio. Nel 1334 la corporazione nominò così come capomaestro Giotto di Bondone, pittore e architetto di chiara fama coadiuvato dallo scultore Andrea Pisano. Tuttavia, la morte di Giotto nel 1337, costrinse la corporazione ad affidare la prosecuzione dell’opera ad altri architetti e furono fatti piani per ampliare il progetto originale e costruire una cupola. 

Il campanile di Giotto

Il campanile di Giotto e la facciata di Santa MAria del Fiore a Firenze.
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A partire dal 1334, Giotto si occupò in particolare modo del campanile, alto 84.70 metri per 15 di larghezza. Un’opera che viene considerata  la più importante testimonianza trecentesca dell’architettura gotica fiorentina. Solidità e slancio ne caratterizzano la volumetria a base quadrata, mentre marmi rossi bianchi e verdi ripresi da quelli che adornano la facciata della Cattedrale, danno forma all’apparato decorativo. Il pittore non vide mai realizzata la sua creazione. Alla sua morte infatti era stata realizzata solo la prima parte del progetto, fino alle formelle esagonali realizzate da Andrea Pisano su disegni di Giotto, e i rilievi, in origine con campitura azzurra, a cura del Pisano e di Luca della Robbia. I lavori vennero proseguiti da Andrea Pisano, che riuscì a terminare i primi due piani secondo il progetto ideato da Giotto. Il Campanile venne successivamente abbellito con un meraviglioso apparato decorativo a losanghe curato da Alberto Arnoldi, scultore e architetto, considerato “gran maestro d’intagli di marmi”.

Francesco Talenti e Giovanni Lapo Ghini

Successivamente alla morte di Giotto, prima Francesco Talenti e, a partire dal 1344, Giovanni di Lapo Ghini assunsero la direzione del cantiereportando al completamento del corpo della cattedrale Santa Maria del Fiore a Firenze. Nel 1364 venne approvato dell’abside, che determinò un aumento del diametro della cupola. Venne inoltre stabilita la realizzazione di un tamburo con grandi oculi. I lavori per queste opere vennero diretti da Giovanni di Lapo Ghini che richiamò il Talenti affidandogli il ruolo di capomastro. Ghini completò le absidi, le navate e la loro copertura. Nel 1421 venne terminata anche la costruzione del tamburo e delle tribune. La Cattedrale era così ormai quasi compiuta. Mancava solo la cupola la cui costruzione presentava molti problemi tecnici di progettazione e realizzazione.

La cupola di Brunelleschi 

Cupola del Brunelleschi.
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La maggiore difficoltà dell’intervento di realizzazione della cupola consisteva nel fatto che l’enorme tamburo sottostante aveva un diametro di quasi 40 metri. Una misura spropositata per le competenze tecniche del periodo, superata solo dalla base della cupola del Pantheon. Questo determinava una grande difficoltà nel trovare una corretta soluzione per eseguire la cupola ottagonale, presente nei disegni di Arnolfo di Cambio.Per questo motivo, fu indetto un concorso di idee, vinto da Filippo Brunelleschi e Andrea Ghiberti, entrambi orafi e scultori, noti a Firenze per il progetto delle formelle della porta del Battistero (realizzate da Ghiberti). Brunelleschi adottò da subito un comportamento teso ad escludere Ghiberti dal progetto e ben presto raggiunse il suo obiettivo, assumendo la direzione dei lavori. Inoltre licenziò tutti gli operai fiorentini e assunse altre maestranze forestiere, provenienti perlopiù dalla Dalmazia. Venne nominato capo architetto del progetto della cupola nel 1420. Ruolo che mantenne fino al giorno della sua morte nel 1446, quando la direzione dei lavori venne affidata a Michelozzo, fidato architetto della famiglia Medici. 

Il progetto della cupola di Brunelleschi
per la Cattedrale di Santa Maria del Fiore

Brunelleschi iniziò così i lavori per la costruzione della cupola di Santa Maria del Fiore a Firenze. Per superare le difficoltà relative alle dimensioni del tamburo, prese ispirazione da esperienze antiche, innanzitutto dal Pantheon di Roma, opera risalente al primo secolo Avanti Cristo. Negli anni precedenti, Brunelleschi si recò spesso a Roma con Donatello per studiare le opere antiche. Qui analizzò con molta attenzione la cupola del Pantheon, eseguita in calcestruzzo a getti successivi e formante un elemento unico inserito in una struttura esterna che, salendo, la contiene. Una soluzione che lo ispirò ma che non potè ripetere nella Cattedrale di Firenze per via della lanterna che doveva andare a chiudere la cupola fiorentina. Trovo allora un ulteriore spunto da un edificio di fondazione romana fronteggiante la Cattedrale: il Battistero di San Giovanni con copertura a calotta a sesto rialzato a cui era stato aggiunto esternamente un involucro di marmo bianco e un attico a chiusura. Brunelleschi, così progetto una struttura innovativa, coniugando questi due esempi. Ideò infatti una una doppia calotta di mattoni, più spessa e con funzione portante quella interna, più leggera e con funzione decorativa quella esterna, suddivise da un’intercapedine centrale vuota, sull’esempio del Battistero. 

La struttura 

Photo by Maegan White: https://www.pexels.com/photo/brown-and-white-painted-cathedral-roof-overlooking-city-and-mountain-under-blue-sky-981682/

La  cupola del Brunelleschi è autoportante e composta da due strati: un guscio interno di mattoni che copre il diametro e uno esterno parallelo, più leggero, per proteggerlo dalle intemperie e dargli una forma più gradevole. Le due strutture sono innervate da 24 semiarchi in pietra che si assottigliano e si incontrano in un anello di compressione in pietra aperto nella parte superiore. Gli otto costoloni visibili dall’esterno conferiscono una forma ottagonale alla cupola. Per resistere alla spinta verso l’esterno, anelli di pietra tenuti insieme da graffe metalliche corrono orizzontalmente tra le costole. Ci sono anche tiranti di legni di quercia uniti da connettori metallici. 

Gli spazi tra le nervature e gli anelli di collegamento sono attraversati dai gusci interni ed esterni, che sono in pietra per i primi 7,1 metri (23 piedi) e mattoni sopra. L’intera struttura è stata realizzata senza cassaforma, i profili circolari delle nervature e degli anelli essendo mantenuti da un sistema di fili di misura fissati ai centri di curvatura. Ha anche progettato elaborate macchine in legno per spostare i materiali da costruzione necessari sia verticalmente che orizzontalmente. 

Nel 1436 la struttura fu in gran parte realizzata, anche se la lanterna Brunelleschi,  montata in cima alla cupola per far entrare la luce, non fu completata se non dopo la morte del Brunelleschi. La cupola dell’edificio appartiene alla tradizione gotica, poiché era costruita con una struttura a costoloni e una forma ad arco a sesto acuto, ma l’introduzione di un tamburo, che rendeva la cupola più allungata, divenne una delle caratteristiche fondamentali della cupola in epoca rinascimentale. Per quanto riguarda le cromie della cupola di Santa Maria del Fiore a Firenze, dominano il rosso dei mattoni e il bianco dei costoloni di pietra, che riprendono i contrafforti della parte inferiore della cattedrale e  sono presenti anche nella lanterna. 

Gli affreschi di Zuccari e Vasari 

Affreschi della cattedrale di Santa Maria del Fiore
foto by pxhere.com

All’interno, la cupola è stata affrescata con oltre un ciclo pittorico di circa 3600 metri quadrati eseguito da Federico Zuccari e Giorgio Vasari, autore delle celebri Vite dei più importanti pittori, scultori e architetto. Il ciclo pittorico è composto da oltre 700 figure dipinte: 248 angeli235 anime, 102 personaggi religiosi, 35 dannati, 23 putti, 21 personificazioni4 mostri, 13 ritratti12 animali. 

Il completamento della facciata

L’attuale configurazione della facciata della Cattedrale di Santa Maria del Fiore con marmi policromi venne realizzata sono nel 1887, grazie all’intervento dell’architetto Emilio de Fabris che rappresenta un signifcativo esempio di stile neogotico italiano.

Luigi De Cari