Gustav Klimt è forse l’artista austriaco più famoso nella storia dell’arte. Tutti lo considerano il maestro della secessione viennese. Molto famoso anche in vita, ebbe la fortuna di ricevere numerose commesse pubbliche. Il colore oro, il suo modo sinuoso, elegante e sofisticato di dipingere tanto la vita, ma anche l’amore e la morte, lo rendono oggi uno degli artisti più conosciuti al mondo. Tra le sue opere più famose non possiamo che ricordare Giuditta (1901), Le tre età della donna (1905), Il bacio (1908) e L’abbraccio (1909).

Klimt Schiele
Klimt ritratto da Egon Schiele nel 1913. By Egon Schiele – repro from artbook, Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=10254127

La famiglia e gli esordi di Klimt

Il pittore nacque il 14 luglio 1862 a Baumgarten. Suo padre, Ernst, originario della Boemia, era orafo mentre sua madre, Anna, era una persona molto colta e interessata alla musica lirica. Klimt era secondo di sette fratelli, uno dei quali, Ernst, collaborò con lui anche se morì a soli 28 anni e uno, Georg, divenne orafo come il padre. Frequentò la Suola d’arte e mestieri dove si avvicinò a  diverse tecniche artistiche, dal mosaico alla ceramica, e dove divenne allievo, nel 1878, di Ferdinand Laufberger (1829-1881) che ebbe molta influenza sulla sua attività artistica.

I primi incarichi di Klimt

Ben  presto il suo talento emerse e gli furono dati, giovanissimo, importanti incarichi: dalla decorazione del cortile del Museo della Storia dell’Arte di Vienna (il Kunsthistorisches Museum) alla decorazione, nel 1880, con quattro allegorie del Palazzo Sturany e altre commissioni ancora cui si dedicò con il fratello e l’amico Franz von Matsch (Vienna,  1861-1942), ad esempio la decorazione del Burgtheater con una serie di pannelli raffiguranti teatri dell’antichità o del mondo contemporaneo che li fecero conoscere e apprezzare  e altri lavori che diedero loro un discreto successo.

Tanto fu il suo successo artistico che già nel 1888 a soli 26 anni Klimt ricevette una benemerenza ufficiale dall’Imperatore Francesco Giuseppe.

Klimt e la Secessione viennese

Alla ricerca di nuovi approcci all’arte, sulla scia della Secessione di Monaco, nella ricerca di nuove espressioni artistiche diede vita, nel 1892, con altri 19 artisti, alla Secessione viennese, della quale fu presidente fino al 1905, e che prevedeva anche un   periodico-manifesto del gruppo, Ver Sacrum (Primavera sacra), del quale verranno pubblicati 96 numeri, fino al 1903. Il simbolo del Secessionismo era la Pallade Atena, dea greca della saggezza e delle buone cause, che Klimt raffigurerà nel 1898 in uno dei suoi capolavori (“Pallade Atena” 1898).
Nel 1894 l’Università di Vienna gli commissionò all’artista la decorazione del soffitto dell’aula magna sul tema illuminista del trionfo della Luce sulle Tenebre. I lavori furono rimandati per anni e, quando i pannelli vennero presentati, vennero rifiutati perché giudicati troppo sensuali. Ad esempio non venne accettato un giovane circondato da coppie abbracciate perché secondo il rettore il ragazzo non era dipinto mentre pensava alla Filosofia ma pareva “piuttosto si domandasse come nascono i bambini”.

Klimt e il blocco di sei anni

La vita artistica di Klimt subì un arresto di quasi sei anni quando nel 1892 persero la vita il padre e poco dopo il fratello Ernst. Questo dolore segnò profondamente l’arte stessa dell’artista e l’introduzione nella sua ricerca artistica della morte e del passare del tempo, come contraltare all’amore che in quegli anni stava cominciando a sperimentare.

Klimt, la moda e l’amore

In questo periodo così doloroso, Klimt iniziò la sua storia d’amore con Emilie Floge (Vienna, 1874-1952). I sentimenti per questa donna modellarono la sua vita e la sua carriera: Klimt è del resto considerato uno dei pittori emblema dell’amore stesso. Di dodici anni più giovane, Emilie era una donna che aveva iniziato a lavorare giovanissima come sarta. Seppe anche grazie a contatti con Coco Chanel e Christian Dior crescere professionalmente tanto da aprire una boutique di alta moda, la Schwestern Floge. L’artista disegnò per Emilie alcune delle creazioni. La sorella Helene che sposò nel 1891 il fratello di Gustav Ernst che però morì appena un anno dopo.
Klimt pensava a una moda pratica, senza più costrizioni di corsetti per la donna e che si traducevano quindi in abiti più semplici e più comodi, tagli dritti ed abiti a sacco.

Klimt e Floge

Floge fu un personaggio centrale per tutta la vita dell’artista. Oltre all’attività “imprenditorial” condivisa, fu spesso sua modella: nel dipinto a olio del 1902 “Floge”, ma non solo: secondo alcuni critici, è lei la donna ne “Il bacio”. Emile fu storia più importante di Klimt: le cronache raccontano che sul letto di morte le sue ultime parole siano state: “Portatemi Emilie”.

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Le tre età della donna, 1905. Di Gustav Klimt – The Yorck Project (2002) 10.000 Meisterwerke der Malerei (DVD-ROM), distributed by DIRECTMEDIA Publishing GmbH. ISBN: 3936122202., Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=153442

Klimt e la maternità

Il ruolo della maternità è centrale nella ricerca espressiva di Klimt. Nei suoi quadri si incontrano talvolta donne incinte. È il caso di Speranza I che ritrae Mizzi Zimmermann incinta di Otto, forse il loro figlio, che pochi mesi dopo morì. E il quadro fu quindi sviluppato in modo diverso: dietro l’oro della donna incinta, della speranza, visi tragici e paurosi: non più solo la speranza della maternità, ma l’orrore del dolore.
Ancora la maternità rientra nell’opera famosa “Le tre fasi della vita della donna”, più noto come “Le tre età della donna” (1905) conservata alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna a Roma, considerato una delle sue opere maggiori, che rappresentale fasi della vita femminile: l’infanzia, l’età adulta e quindi della maternità e la vecchiaia o ancora è presente in “Speranza” (1903) dove la donna non esprime dolcezza ma quasi preoccupazione per ciò che l’attende

La precisione di Klimt

Klimt era un grande perfezionista, quasi maniacale. Lavorava per anni allo stesso quadro. Ad esempio, per tre anni lavorò al ritratto della figlia di una sua importante mecenate. L’opera non fu “finita” o meglio la madre della bimba ritratta dovette andare in studio e prendersi il quadro di cui poi Klimt dirà: “Non le assomiglia per nulla.”

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Gustav Klimt, 1907, Farm Garden with Sunflowers By Gustav Klimt – Österreichische Galerie Belvedere, Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=72345116

I paesaggi e la natura per Klimt

Trasversale a tutta la carriera artistica di Klimt è l’interesse per la natura e il paesaggio. L’artista trascorreva infatti mesi estivi con l’amata Emilie sul lago Attersee. Questi luoghi ameni ispirarono molte opere in diversi momenti della sua carriera.

I suoi soggetti diventavano così spesso i paesaggi. Sulle orme di Monet l’artista non era però solito ritrarre paesi o villaggi. Era la natura a invadere la scena in un tappeto di erba, fiori e piante. Tra le opere più significative e suggestive vanno ricordate: “Faggeto I” del 1901 o di“Giardino di campagna con girasoli” (1905-1906) o “Orti con polli” (1916). La datazione delle opere permette di comprendere meglio la trasversalità del tema “natura” a tutta la sua ricerca artistica.

Klimt e i viaggi

Il tema del viaggio ricorre spesso nella ricerca artistica di Klimt. Ma in realtà l’artista non amava viaggiare; preferiva viaggiare e creare una dimensione onirica di evasione con la propria arte. Tra i viaggi realmente fatti dall’artista, uno ebbe una grande eco: nel 1903 durante il  viaggio Ravenna l’artista entrò infatti in contatto con i mosaici bizantini.

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Ritratto di Adele Bloch Bauer By Gustav Klimt – 1. The Yorck Project (2002) 10.000 Meisterwerke der Malerei (DVD-ROM), distributed by DIRECTMEDIA Publishing GmbH. ISBN: 3936122202.2. Neue Galerie New York, Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=153485

L’oro di Klimt. Il Periodo Aureo

Si può quindi dire che sia l’Italia la culla del periodo oro di Klimt. Il periodo è anche noto come “periodo aureo“. Questo incontro fece infatti riemergere nell’artista i ricordi di infanzia e l’attività di orefice del padre. Nascono così le sue opere più celebri in cui l’oro, con la sua una nuova luminosità è protagonista centrale dell’opera. Di poche parole, sintetizzò questa esperienza con la frase famosa: “… a Ravenna tanta miseria – i mosaici di splendore inaudito”. Di questa esperienza italiana, disse riferendosi a Firenze: “Impressioni artistiche molto forti”.
Già anticipato da “Giuditta I” (1901) fino a “Le tre età della donna” (1905) con cui vinse nel 1911 il primo premio dell’Esposizione Internazionale di Arte di Roma, a Adele Block Bauer (1907) a “Il bacio” (1907-08)  a la “Danae” (1907-1908): è il periodo aureo di Klimt che ha il suo epilogo con “Giuditta II” del 1909 che già con i suoi colori più scuri e decisi fanno presagire un ulteriore passo dell’artista nel suo percorso artistico.

La storia dell’opera Adele Block Bauer, trafugata dai nazisti, fu protagonista del film Woman in Gold diretto da diretto da Simon Curtis nel 2015.

Lo “Stile fiorito” di Klimt

Lo stile fiorito è uno dei momenti artistici più elevati della ricerca artistica di Klimt. Già con “Giuditta II”, Klimt era chiaro stesse cambiando i propri paradigmi. Superato infatti il fortunato periodo dell’oro (periodo aureo), i toni diventano più accesi e i protagonisti circondati da motivi orientaleggianti. L’artista sembra non trovare ispirazione e risposte nello stile liberty e nella secessione viennese.

Tutto accade a partire dal 1909. Le sue sono figure che testimoniano il suo classicismo e non appaiono mai deformati. Siamo di fronte, ad esempio,  a “Adamo ed Eva” del (1918) dove in primo piano è ancora la figura femminile sorridente con i piedi che poggiano su una nuvola di fiori mentre l’uomo emaciato, pare probabilmente riferirsi a Egon Schiele – suo alunno – che ha lo sguardo assorto.

Klimt tra impressionismo ed espressionismo

Notevole fu anche il decisivo influsso esercitato dall’Impressionismo, che emerge nei diversi paesaggi che Klimt dipinse in questo periodo e che ricordano molto da vicino la maniera di Claude Monet. Si avvicina la fine della Belle Epoque, ma anche dell’Impero austro-ungarico travolto dalla Grande Guerra mentre si fra più forte e deciso l’impatto con l’Espressionismo di Egon Schiele che di diciotto anni più giovane vide in lui il suo faro e che fece poi “Ritratto di Klimt sul letto di morte” e di Oskar Kokoschka che furono suoi allievi che ebbero poi una impostazione forse più rigida che non scivolò mai verso il decorativismo.

“Il bacio” di Klimt

Parlare di Klimt significa parlare de “Il bacio”, uno dei quadri più conosciuti della storia dell’arte. Klimt dipinse Il Bacio a Vienna tra il 1907 e il 1908. Lo realizzò durante quello che viene definito il suo periodo “aureo”. I due protagonisti sono avvolti da vesti (orientaleggianti) e sfondo dorato, si trovano su un prato fiorito e sono loro il “sole“, che emana la luce calda che dà vita al quadro. Nel quadro ci sono due protagonisti, un uomo e una donna, di cui si pensa rappresentino il pittore e Emilie. Diversa è la carnagione dei due amanti: diafana quella di lei, olivastra quella di lui; la tunica di lui ha decorazioni squadrate bianche e nere, in quella di lei le decorazioni tondeggianti e colorate che riprendono in prato fiorito in basso e tutto si confonde in una unica e sola figura.

Klimt sintetizza attraverso la pittura l’unione degli opposti, di quegli elementi maschili e femminili, che secondo l’artista pervadono ogni cosa. Non è quindi un’opera divisiva, ma inno dell’unione e integrazione dell’altro da sé. Gli elementi geometrici dell’uomo, la sua carnagione scura, si compenetrano con la morbidezza femminile a creare un nuovo universo.

La storia da film di “Il Ritratto di signora”

La storia di un’opera merita particolare attenzione. “Il Ritratto di signora” è un dipinto a olio su tela (1916-1917) fu rubato dalla Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi di Picenza il 22 febbraio 1997. Nel 1996, un anno prima del furto, una studentessa del Liceo Artistico G. M. Colombini di Piacenza, Claudia Maga, durante una ricerca per l’esame di maturità ebbe una felice intuizione: confrontare per la prima volta, il Ritratto di signora con il perduto Ritratto di ragazza, notò tracciando su un foglio trasparente la sagoma del ritratto scomparso e sovrapponendolo al ritratto della Ricci Oddi, che il volto e molti altri dettagli coincidevano perfettamente.  Un esame ai raggi X, in seguito, confermò l’ipotesi. Sotto il ritratto della donna adulta, dalla sensualità raccolta e discreta, si nascondeva l’immagine di una ragazza, sorpresa in tutta la sua freschezza.
Infine tale capolavoro, ritenuto perso per 23 anni, fu ritrovato in un’intercapedine chiuso da uno sportello.  La cosa insolita è che ciò accadde del tutto in modo casuale durante i lavori di ripulitura di un’edera che copriva una parete esterna della stessa Galleria.

Klimt e il cinema

Il cinema ha nutrito un crescente interesse nei confronti di un pittore iconico. Oltre al già citato film Woman in Gold relativo alle vicende di un’opera trafugata dai nazisti, va ricordato il film biografico Klimt del 2006 diretto da Raoul Ruiz con un cast stellare che comprendeva anche John Malkovich, Saffron Burrows, Emilie Floge, Stephen Dillane, e Sandra Ceccarelli.

Più recentemente la vita di Klimt in relazione a quella di Egon Schiele è stata protagonista del documentario cinematografico “Klimt & Schiele. Eros e psiche” del 2018.

La morte di Klimt

Nel 1918 l’artista fa uno dei suoi rari viaggi, visitando la Romania. Di ritorno fu colto da un ictus. La situazione precipitò quando sopraggiunse una polmonite legata alla pandemia (influenza) Spagnola, che in quel periodo stava sconvolgendo l’Europa. Klimt morì il 6 febbraio 1918 dopo un mese di agonia. Schiele, che con Kokoschka, era considerato suo successore ideale, lo ritrasse sul letto di morte. E’ sepolto nel cimitero a Vienna nel cimitero di Hietzing.

Sabino Maria Frassà

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