Katsushika Hokusai (1760-1849), tra i più fulgidi luminari del periodo Edo (1603-1868), si erge come un artista di straordinaria ecletticità. Un intrepido esploratore delle infinite possibilità espressive che l’arte può offrire. La sua esistenza fu interamente consacrata alla pittura, un’arte che perseguì con instancabile dedizione, imbrigliando il pennello in una continua ricerca di perfezione e sublimazione del tratto.

La sua opera, segnata da una costante sperimentazione di tecniche, stili e generi, appare come un ininterrotto processo di metamorfosi creativa, dove ogni nuova fase del suo percorso era accompagnata da un cambio di nome, di firma e di sigillo, come se ogni mutamento stilistico fosse il riflesso di una nuova incarnazione artistica.

L’impronta della corrente artistica dell’Ukiyo-e

Nacque a Edo, l’odierna Tōkyō, nell’anno 1760, un periodo segnato dall’effervescenza creativa della corrente artistica dell’ukiyo-e 浮 世 絵 . Sebbene molteplici siano le interpretazioni sull’origine del termine, la più condivisa risale all’influenza del pensiero buddhista in cui il carattere uki 憂き si traduce con “dolore”, alludendo alla sofferenza intrinseca della condizione umana. Tuttavia, col passare del tempo, il suono stesso di uki venne associato a un altro carattere, uki 浮き, che evoca il concetto di “fluttuante”. Il secondo, yo 世 , si traduce come “mondo”, mentre l’aggiunta di e 絵 , che significa “immagine”, conferisce al termine il significato letterale di “immagini del mondo fluttuante”. Il concetto di ukiyo, quindi, abbraccia la visione di una realtà effimera. Come un sogno che scivola lentamente via tra le dita, un mondo che non afferra mai la sostanza, ma si offre incessantemente in un eterno divenire.

ukiyo-e
Il ponte sospeso al confine delle province di Hida e Etchu, ca. 1830, Katsushika Hokusai [Guilherme]/stock.adobe.com

L’ideale dell’ukiyo-e

Tale ideale invita a vivere la vita nella sua più semplice immediatezza, a cogliere la bellezza fugace che si cela nei momenti di piacere. Come nell’estasi di un fenomeno naturale che rapisce l’anima, nell’ebbrezza di un amore che arde come una fiamma, nel dolce abbandono al sorso di sake o nel distacco momentaneo dalle ombre delle preoccupazioni quotidiane. L’ukiyo è una danza effimera che si estende tra il desiderio e la consapevolezza che tutto, inevitabilmente, deperisce, come un bocciolo di fiori di ciliegio che, giunto al culmine della sua bellezza, si abbandona lentamente al destino, lasciandosi cadere dolcemente, cullato dal vento. L’ukiyo-e si erge come il più fedele riflesso dei profondi cambiamenti sociali che caratterizzarono il Giappone nel periodo Edo.

L’impatto della corrente ukiyo-e

Questa corrente, con la sua vivida rappresentazione della vita quotidiana, divenne il mezzo privilegiato per illustrare le abitudini, i costumi e le sfumature dell’emergente borghesia nipponica, composta principalmente da mercanti e artigiani. In un periodo di pacifica prosperità, questi nuovi protagonisti riuscirono a raggiungere un benessere senza precedenti, mentre la classe militare, pur mantenendo l’egemonia politica, vide progressivamente erodersi il potere economico che aveva detenuto nei secoli precedenti, quando il Giappone era frammentato e l’ordine era mantenuto dalla forza della classe dei samurai.

Questi “nuovi ricchi” concentrarono le loro attività nelle principali città del paese: Edo che, da piccolo borgo diventato sede dello shogunato Tokugawa, si trasforma in brevissimo tempo in una megalopoli con oltre un milione di abitanti. Kyōto, l’antica capitale, che, pur priva di potere politico, rimase il cuore culturale del Giappone. Ōsaka, città portuale per eccellenza e, in misura minore, altri centri come Nagasaki. Privati dei vincoli etici della sovrastruttura confuciana che pesavano sui samurai, e non gravati dagli impegni lavorativi delle classi contadine e dei pescatori, mercanti e artigiani trovavano il tempo per dedicarsi a piaceri di vario genere, dando così vita a un nuovo modo di vivere la città e l’esistenza. Fu proprio in questo contesto di benessere e svago che sorsero nelle grandi metropoli veri e propri “quartieri del divertimento”, aree circoscritte dove si svolgevano le attività per adulti.

Imagawa Yoshimoto, artista del periodo Ukiyo-e, 1868 circa [Artisti Ukiyoe, Public Domain, Wikimedia Commons]

Nuovi luoghi di ritrovo e di svago diventano fulcro per l’arte

Lungo le vie di Yoshiwara a Edo, per esempio, si allineavano le famose “sale da tè”, luoghi in cui bellissime donne, opportunamente formate nell’arte dell’intrattenimento, accoglievano uomini facoltosi. Sebbene questi incontri avessero una componente erotica evidente, essi rappresentavano anche esperienze estetiche raffinate, in cui poesia, musica e bellezza visiva creavano atmosfere sensuali e immerse in una sofisticata eleganza. Altri due luoghi emblematici della vita sociale e culturale dell’epoca erano i teatri di kabuki, dove, come i moderni divi del cinema, gli attori più acclamati venivano idolatrati dal pubblico che li seguiva con passione, tanto nei ruoli maschili quanto in quelli femminili. Anche le arene di sumō, la tradizionale lotta giapponese, erano frequentate dai mercanti più abbienti, i quali, consapevoli dell’effimera natura della vita, si abbandonavano con piacere agli svaghi mondani vivendo intensamente l’attimo, come una zucca vuota che si lascia trasportare dalle onde fluttuanti di un corso d’acqua.

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L’Ukiyo-e diventa una forma d’arte popolare

Le donne di straordinaria bellezza, gli attori di kabuki e i lottatori di sumō divennero quindi i temi prediletti degli artisti affiliati all’ukiyo-e sin dai suoi albori, mentre il paesaggio e gli elementi naturali si inserivano nel repertorio solo verso la fine del XVIII secolo. L’ukiyo-e, quindi, si configurava come una forma d’arte popolare, destinata a un pubblico assai diverso rispetto all’élite culturale che aveva accesso alle espressioni artistiche più elevate fino a quel momento. Un pubblico, tra l’altro, ampio ed eterogeneo, che nell’arte trovava non solo un passatempo, ma anche un modo per rispecchiarsi e per sentirsi parte di un contesto più ampio.

Per soddisfare questa domanda, l’ukiyo-e adottò la tecnica della stampa xilografica, che permetteva di riprodurre molteplici esemplari della stessa immagine in modo da avere una diffusione su più vasta scala. L’industria editoriale giapponese, pertanto, giocò un ruolo fondamentale nell’evoluzione del genere, non solo promuovendo la letteratura nella forma di romanzi o guide, ma anche diffondendo libri illustrati, stampe singole o raccolte in album.

Nel prossimo articolo si parlerà, invece, dell’arte di Katsushika Hokusai.

Maurizio Bertoli

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