Nel 1769 il capitano James Cook, con la nave Endeavour, raggiunse la Nuova Zelanda e la circumnavigò. Giunto all’isola di Sud, sulla costa orientale, affacciata sull’Oceano Pacifico, il 17 febbraio 1770, si imbatté in un’area di origine vulcanica, molto frastagliata, ritenendola un’isola. La dedicò al botanico che era a bordo della nave, Joseph Banks a cui si deve la scoperta di un numero considerevole di piante e che in seguito diventò Presidente della Royal Society, consigliere botanico di Re Giorgio III e direttore dei Royal Botanic Gardens di Kew a Londra. L’isola era in realtà una penisola, oggi chiamata Banks Peninsula, ed è in una delle sue molte insenature che si trova il Fishermans Bay Garden, un giardino lussureggiante che nella vegetazione rispecchia il carattere neozelandese fondendosi con il paesaggio e in alcuni tratti abbina piante native ad altre provenienti da diverse parti del mondo. Sir Joseph Banks lo apprezzerebbe.
Jill Simpson e il suo giardino
Il giardino, creato dalla sua proprietaria, Jill Simpson, una paesaggista neozelandese, si estende su una superficie di circa due ettari su una collina che domina l’Oceano Pacifico ed è fiancheggiato su entrambi i lati da colline a volte ripide a volte dolci, che terminano con scogliere frastagliate a picco sul mare. Si trova su un pendio abbastanza ripido in alcuni punti, perciò sono stati effettuati scavi e costruiti muri di contenimento per creare zone terrazzate e distese a prato raccordate tramite scale o sentieri in leggera pendenza, che si aprono su radure con punti di sosta.
Le varie aree in cui il giardino è suddiviso lasciano ampie vedute sul panorama, oppure lo incorniciano o ancora lo nascondono per poi aprire la vista verso nuovi orizzonti. Data l’ampiezza delle viste, il fattore di scala corretto è stato fondamentale, diversamente qualunque intervento sarebbe apparso insignificante: si spiegano così le ampie dimensioni dei muri, delle scale e delle terrazze e un planting design che coinvolge migliaia di piante.
Le scelte relative a queste ultime si sono evolute nel tempo, sperimentandole e affinandole sempre più. All’inizio Jill, volendo un autentico paesaggio neozelandese, ha usato solo piante native che costituiscono la struttura del giardino, trattandosi principalmente di alberi e arbusti sempreverdi. Gli alberi regalano verticalità alle aree in cui serve, sono dei punti focali, formano piccoli boschi e sono utili anche per fornire riparo dai forti venti che spirano dal mare Antartico; alcuni sono preesistenti, centenari e raccontano la storia della zona. Sono le conifere Podocarpus totara, Prumnopitys taxifolia e Dacrycarpus dacrydioides che sono presenti anche nei terreni circostanti al giardino e che fanno parte della proprietà di circa 320 ettari.
Si accompagnano nella funzione strutturale a Cordyline australis, Myoporum laetum, Pseudopanax arboreus e P. crassifolius, Dodonea viscosa, Fuchsia excorticata, Pittosporum eugenioides, Sophora microphylla, Hoheria angustifolia e altre che spuntano qua e là. E poi c’è la collezione di Hebe che annovera circa 100 tra specie e cultivar, di dimensione variabile: le più alte sono punti focali, perché fiorite sono uno spettacolo, altre plasmano un giardino nel giardino su un pendio verso l’oceano, molte sono piante da struttura. Con il tempo, Jill ha inserito rose in alcune aree più vicine all’abitazione, ma nel giardino ha aggiunto soprattutto erbacee perenni e graminacee, alcune autoctone, che consentono di raggiungere risultati di impatto estetico più velocemente e mutano nel corso del tempo, piante provenienti da ogni dove ma sempre cercando, e trovando, un equilibrio con le piante native per riflettere lo spirito del luogo.
A Fishermans Bay Garden il sole sorge dall’oceano prima della maggior parte degli altri luoghi del mondo. E quando sorge crea un’esplosione di luce e colore.
Elisabetta Pozzetti
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