Irene Balia, artista sarda, protagonista di quest’articolo, è nata a Iglesias nel 1985. Ha studiato Pittura a Sassari, dove ha conseguito la laurea omonima presso l’Accademia di Belle Arti.
E’ stata protagonista di mostre ed esposizioni in diversi spazi pubblici e privati della sua regione, fino al conseguimento del premio “Patrizia Barlettani NEXT_GENERATION ” – evento milanese dedicato alla valorizzazione di pittori emergenti, italiani e internazionali.
La sua prima personale si è tenuta ancora a Milano, nel 2013, presso Circoloquadro, un’associazione culturale nata per il talent scouting ed il sostegno nei confronti dei giovani artisti di valore.
Stile personale.
Irene Balia dipinge opere in cui la struttura bidimensionale prevale e le forme chiave nascono dalla separazione tra sfondo e primo piano, secondo linee delicate, nette, mai forzate.
L’utilizzo di colori caldi per gli orizzonti offre all’insieme una sorta di “dinamica ” della luce, un tensione al movimento, pur nella staticità complessiva dell’insieme.
L’effetto finale è un bel contrasto percettivo tra un background piacevolmente energetico e la malinconia insita nelle forme-soggetto.
Vediamo animali o persone che risaltano per assenza di colore e immobilità, in una dimensione senza tempo in cui sembrano quasi assorbire il flusso delle forze naturali circostanti.
Meditazione e focalizzazione sono gli stati dell’animo sottesi; le persone ritratte esplorano un vuoto “molto colorato ” e sembrano riflettere su quella dimensione di transito e sospensione.
La matita di Irene Balia ha lasciato le sue tracce nel ritagliare i confini tra posture che sembrano altrettanti “stop ” di una “motion ” quasi cinematografica, mentre decorazioni ricorsive arricchiscono le suggestioni.
E’ come se la componente narrativa non esistesse; il copione non prevede un “dopo ” e non si sa quanto la sospensione potrà durare, anche se resta plausibile l’ipotesi di uno “scatto in avanti “.
Alcuni esperti hanno sottolineato la presenza di influenze simboliche e formali legate al rinascimento, alle opere dei maestri fiamminghi e, in qualche caso, alle correnti del surrealismo.
Sicuramente un simile fil rouge di contiguità esiste, ma non è passivo né replicato in modo banale.
Le immagini della cover e della galleria sono tratte dal sito-blog di Irene Balia, uno spazio virtuale di cui consigliamo senz’altro la visita.