Michelangelo Pistoletto compie 90 anni e viene celebrato dalla mostra “La Pace Preventiva” (apre il 23 marzo), nella suggestiva Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale di Milano. Un luogo opportuno e ricco di una lunga storia di pacifismo e arte.

Sala Cariatidi Palazzo Reale di Milano
Sala delle Cariatidi, Palazzo Reale di Milano

La Sala fu infatti realizzata dal Piermarini e Albertolli nel 1774 quale grande sala dei ricevimenti ufficiali e dei grandi balli. Nel 1943 fu completamente distrutta dai bombardamenti, tant’è che, ancora in rovina, fu scelta dieci anni più tardi da Picasso per esporre il suo capolavoro del 1937 Guernica, simbolo per antonomasia della pace.

Ripercorrendo la sua carriera e visitando la mostra in anteprima, abbiamo intervistato il Maestro biellese. Il frutto è un’accorta, quanto leggera e spontanea, riflessione sul significato di arte, pace e futuro. Con un finale a sorpresa… una strenua difesa dei selfie!

Qui alcune anticipazioni dell’intervista che verrà pubblicata integralmente sul numero di Villegiardini di Aprile.

Sabino Maria Frassà (SMF): Il labirinto è un elemento centrale nella sua ricerca, costruita intorno a immagini e segni simbolici. Anticipata dagli “Oggetti in meno” nel 1965, per la prima volta 55 anni fa nel 1968 lo presenta nella sua forma compiuta, anche se variabile. Chi è oggi il mostro al centro del labirinto?

Michelangelo Pistoletto Labirinto
Michelangelo Pistoletto, Labirinto e megafoni, 1969, Museo Boymans van Beuningen, Rotterdam, Foto Freguin

Michelangelo Pistoletto (MP): Per me la guerra è il mostro dell’umanità. Il mondo naturale non crea mostri, siamo noi esseri umani che creiamo artificialmente un effetto aggressivo per sottomettere gli altri. Il mostro è quel fenomeno sempre presente nel labirinto quotidiano del rapporto tra esseri umani. Anche Picasso nel suo lavoro mette una figura taurina che ci osserva e che simboleggia la brutalità umana, la guerra. Oggi però sovrappongo al labirinto il simbolo del Terzo Paradiso e nel centro c’è questo Tavolo mediterraneo (ndr realizzato nel 2002), in cui si sposano tutte le differenze, in cui sospendiamo una visione dicotomica della realtà e possiamo sperimentare la “Pace Preventiva“.

Michelangelo Pistoletto
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SMF: Il suo lavoro fin dalle origini coinvolge “l’altro” e questo vivere insieme. Quantomai oggi è attuale la sua ricerca del Terzo Paradiso in Terra fondato sulla pace e sull’universalità dell’esperienza umana. Cos’è per lei la pace?

MP: Tutti parliamo di pace, ma in realtà l’essere umano non sta cercando la pace, si cerca la guerra, la sopraffazione sugli altri. La pace è così sempre considerata quale momento conclusivo di una guerra o di un atto di violenza. Tra pace e guerra ci sembra naturale considerare un nesso causale. Ciò nel 2003 ha portato addirittura gli Stati Uniti di Bush e la Gran Bretagna di Blair a teorizzare la guerra preventiva al fine di esportare con la violenza un modello democratico in Paesi “non democratici”. Non potevo accettarlo, come non lo accettai già nel 1965 con l’opera “Vietnam”. L’essere umano deve cercare la pace quale forma preventiva e necessaria di per sé, mai quale atto conclusivo. Io credo e ho teorizzato la trinamica, ovvero che 1+1=3: non esistono solo guerra e pace, ma c’è qualcos’altro, una terza unità distinta e inedita, la pace preventiva, a cui dobbiamo tendere.

Michelangelo Pistoletto
Michelangelo Pistoletto, Attraverso la rete lui e lei, 2008

SMF: Il suo contributo all’arte povera dal 1967 è stato un ragionare ante litteram sul consumismo, sui rifiuti e sulla sostenibilità. La sua Venere degli Stracci è un’opera sempre più attuale che negli anni ha, o meglio si è caricata, di una valenza quasi sacrale.

MP: Il sistema consumistico non ha senso e si sta autodistruggendo. La mia Venere è un pensiero pulito, un sogno che da sempre accompagna la storia dell’umanità e soprattutto la storia dell’arte. L’arte rigenera l’essere umano, anche gli scarti, si appropria di tutti i danni fatti dall’essere umano e può rigenerare l’umanità. Più che sacra, vorrei che l’arte potesse essere venerabile, stimolare qualcosa a cui tendere, muovere a un cambiamento.

SMF: Lei ha scritto moltissimo. E’ un teorico e filosofo non solo in ambito artistico. Ma viene prima l’opera d’arte o l’idea?

Michelangelo Pistoletto
Michelangelo Pistoletto_Ragno del Terzo Paradiso_2010_metallo e tessuti_ 500x2000x800 cm_©EnricoAmici.jpg

MP: Tutto è governato dal caos. Ma io ho dato forma a delle intuizioni che erano dentro di me, frutto di ciò che è stato prima di me e catalizzate dal momento (allora) presente. Tutto però si muove ed è in continua relazione spazio-temporale. Cercando questa combinazione si arriva a un terzo elemento, frutto dei precedenti, che è da stimolo a ciò che viene dopo e a chi viene dopo di noi.

SMF: Il suo lavoro, non solo specchiante, è in dialogo con lo spazio, ma anche con il passato, come dimostra anche lo spazio della mostra. Forse anche le sue origini e il lavoro con suo padre artista e restauratore c’entrano, ma come intende il passato?

MP: Tutto è unito. Io sono solo un uomo e lo specchio restituisce tutto: non solo ciò che è davanti a noi. Per vedere meglio allo specchio dovremmo fare uno, dieci, mille passi indietro e vedere il “mondo” dentro lo specchio, ovvero ciò che c’è dietro di noi. Nei miei quadri specchianti non c’è un semplice riflesso, ma un’immagine, un istante che sarebbe dovuto passare e non rimanere nello specchio. Dentro quell’immagine “bloccata” c’è tutta la memoria che sta “dietro”. Quell’immagine fotografica diventa così memoria e perciò arte. Senza la capacità di memorizzare, non avremmo capacità di guardare al futuro, di essere noi stessi continuo futuro in divenire.

SMF: Lei quindi non ha paura del passare del tempo?

Michelangelo Pistoletto Sabino Maria Frassà
Michelangelo Pistoletto e Sabino Maria Frassà

MP: La paura del passare del tempo esiste sicuramente ed è quella che ha stimolato l’umanità a lavorare sull’idea dell’immortalità. Esiste l’immortalità? Io sono uno scienziato che parla per immagini. La mia unica ma grande possibilità è quella di inserire la mia memoria e di farla viaggiare insieme alla memoria degli altri, in modo tale che combinandosi tutti insieme nel divenire, possa cambiare il mondo. I miei quadri specchianti sono antesignani dei selfie, perché queste immagini nutrono il futuro in modo imprevedibile, perché tutto in fondo è caos. Con i selfie tutti quanti stiamo lanciando la nostra anima nell’anima universale. Sono quindi già felice così, potrei esser già morto e sapere di avere cambiato il mondo. Siamo già tutti immortali.

SMF: Posso chiederle quindi un selfie insieme?

MP: Ovviamente, nutriamo il futuro.

Sabino Maria Frassà

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