Leon Battista Alberti, architetto e teorico dell’arte, è l’autore del progetto della facciata del Tempio Malatestiano di Rimini, considerato uno dei capolavori del Rinascimento. L’Alberti nacque a Genova nel 1404, figlio di un nobile fiorentino esiliato. La condizione agiata della sua famiglia gli consentì di ricevere riceve un’ottima educazione e intraprende studi giuridici nelle Università di Padova e di Bologna, al tempo due tra gli atenei più prestigiosi. La sua formazione fu sia umanistica sia scientifica. Accanto greco studiò infatti anche matematica e scienze naturali.
Formazione culturale e trattatistica
Il suo apprendistato architettonico iniziò a Roma, dove, nel 1432 venne nominato segretario apostolico del Pontefice Eugenio IV e iniziò a studiare gli antichi monumenti e le vestigia della Città Eterna. Iniziò inoltre a viaggiare al seguito della corte papale a Firenze, Ferrara e Bologna avendo così la possibilità di frequentare i più rilevanti artisti dell’epoca. Su tutti Donatello, Masaccio e Brunelleschi con il quale ebbe un intenso scambio di idee sulla teoria della prospettiva, allora in via di definizione. Proprio a questo tema Leon Battista Alberti dedicò il suo primo trattato Della pittura (1435), composto prima in latino e successivamente in volgare. Nel testo Alberti enuncia le leggi matematiche che regolano la rappresentazione bidimensionale della profondità spaziale. A questa opera seguirono il De re aedificatoria (1433-52), primo testo stampato sull’architettura del Rinascimento e il De Statua sulla scultura. Le pubblicazioni di Leon Battista Alberti comprendono anche Descriptio Urbis Romae (1434), un regesto delle più significative opere architettoniche della Roma del tempo.
Il tempio Malatestiano
Attorno alla metà del 400 Leon Battista Alberti iniziò la sua attività di architetto. Anche se il progetto dell’Alberti per il Tempio Malatestiano costituisce la prima opera di rilievo si ha abbiamo notizia, con ogni probabilità non è stata la sua prima prova da architetto. Di quegli anni è, ad esempio, il campanile interrotto del Duomo di Ferrara, nel quale Alberti avrebbe potuto dare delle indicazioni per risolvere la facciata esterna.
Il progetto di Leon Battista Alberti per della la facciata della chiesa di San Francesco, prima opera riconosciuta e di rilievo, nacque come ridisegno del mausoleo dei Malatesta signori di Rimini. Iniziata nel 1450, venne lasciata incompiuta nella parte superiore. I primi lavori nel Tempio Malatestiano iniziano già nel 1447, quando Matteo de’ Pasti (pittore e allievo di Pisanello) realizzò due cappelle per Sigismondo e la moglie. A causa della sua formazione essenzialmente umanistica e non certamente tecnica, l’Alberti, firmò solamente il progetto della facciata, mentre i lavori vennero affidati e seguiti da un altro architetto. Questa sua prima opera venne concepita come un tempio trionfale nel quale una serie di semi-colonne sono state appoggiate alla facciata. Il materiale usato è la pietra d’Istria, in forti spessori e con poche decorazioni. Nel progettare questa soluzione l’ispirazione è evidentemente classica. In particolare l’arco di Augusto, riadattato al caso. Le due colonne centrali salgono verso l’alto con forma di paraste, per sorreggere un ipotetico arco, così come compare in una moneta del tempo scolpita dal de’ Pasti, e rappresentante sull’altro lato il ritratto di profilo di Sigismondo Malatesta. Sulla moneta vi è una concordanza di proporzioni per quanto riguarda la parte rettangolare dell’edificio, mentre la porzione superiore compare qui più alta, al fine di evidenziare la cupola che, ispirata a aquella della Basilica di San Marco a Venezia, progettata dall’Alberti ma non realizzata. Altre differenze con l’incisione sulla moneta sono relative ad alcune linee e curvature della parte alta del rilievo della moneta, a una finestra disegnata nell’arco superiore e a delle decorazioni nei due archi laterali in corrispondenza delle due tombe (che non saranno più posizionate nella facciata). Alberti apre inoltre sulla facciata principale dei fori-ovuli, ottenuti sezionando delle colonne, con un taglio rettilineo per ottenere dei cerchi, con un taglio obliquo per ottenere degli ovali. Compare qui un’epigrafe che copre l’intera facciata, riportante i nomi del committente e quelli dei due artisti che hanno lavorato nel Tempio: Agostino di Duccio e Matteo de’ Pasti. Nelle arcate delle facciate laterali, che fanno riferimento al mausoleo di Teodorico e alla chiesa degli Eremitani a Padova, sono posizionati i sepolcri di altri personaggi.
Soluzioni particolari nel Tempio Malatestiano di Leon Battista Alberti sono adottate in prossimità dell’angolo nell’ingresso, in cui compare una parasta interna alla nicchia del portone, non presente però sulla facciata del Tempio Malatestiano, mentre il capitello, ricco di motivi floreali, e le varie modanature sono aperte e libere di gi-rare attorno all’angolo. Inoltre, compaiono capitelli bipartiti, in cui vi è una parte superiore con ovuli, una faccia alata e al posto dell’abaco una corona gotica, e una parte inferiore con piatto di foglie d’acanto molto ristrette, sempre s’ispirazione antica. Il fatto che Alberti abbia lavorato solo sull’esterno, comporta, però, una mescolanza di stili nel Tempio Mala-testiano, poiché l’interno è stato eseguito prima del suo intervento sulla facciata. Dentro vi sono sei cappelle, disposte sui due lati della chiesa e di cui quelle speculari hanno caratte-ristiche simili: vi è, per esempio, la cappella dell’acqua e quella di Sigismondo che presen-tano forme gotiche, policromie, ricchi decori e piedritti che reggono trabeazioni con menso-le alla fiorentina, mentre la cappella d’Isotta e quella ad essa speculare hanno volte a cro-ciera gotica, archi acuti e capitelli dalle forme ibride. Al sistema interno alla chiesa di archi è sovrapposta una struttura di paraste, con parastine in sommità e figure reggiscudo, che scandiscono e danno ritmo al Tempio. Questa soluzione, sebbene sia precedente, può es-sere sempre avvenuta su indicazione di Alberti al de’ Pasti, poiché troviamo una mesco-lanza di stili propria dell’architetto genovese.
Le opere di Alberti dopo il Tempio Malatestiano
Dopo il progetto della facciata del Tempio Malatestiano, Leon Battista Alberti troverà nella Firenze della seconda metà del secolo fama e prestigio. Grazie soprattutto alle committenze di Giovanni di Paolo Rucellai, mecenate e mercante attivo nella produzione e nel commercio della lana. I Rucellai avevano una grande influenza anche per le cariche pubbliche ricoperte da molti dei loro membri nel governo della Repubblica di Firenze, spesso in contrasto con i Medici. E’ così che Giovanni Rucellai, per rappresentare attraverso l’architettura l’importanza del suo casato, a partire dal 1457 commissionò all’Alberti tre opere di notevole importanza: Palazzo Rucellai, la cappella funeraria di famiglia all’interno della chiesa di San Pancrazio e la facciata di Santa Maria Novella. Tutte costruite in chiaro stile antico, secondo i gusti di Giovanni di Paolo Rucellai, opposti a quelli di Cosimo de’ Medici, più vicini ai canoni fiorentini. Al seguito di Papa Pio II, nel 1459 l’Alberti arrivò nella signoria di Mantova, retta dai Gonzaga. Una città in forte espansione con un impianto urbanistico e un’architettura con una forte connotazione medievale. Qui l’Alberti realizzò il disegno delle chiese di San Sebastiano (1459-60) e Sant’Andrea, progettata nel 1470-71 e realizzata fedelmente da Luca Fancelli.
I principali temi albertiani svilupati in questi progetti, come l’articolazione dei volumi, i rapporti di pieni e vuoti, la concezione classica della facciata saranno più volte ripresi e variamente rielaborati dagli architetti del 500.
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