Il Periodo rosa di Picasso è da tutti conosciuto. In realtà l’artista, nato a Malaga nel 1881, non cominciò a dipingere di rosa, ma schiarì progressivamente i colori rispetto al precedente Periodo blu. I nuovi dipinti arrivavano infatti alla fine di un lungo periodo di tristezza e depressione causati dall’improvviso suicidio dell’amico Carlos Casagemas nel 1901. Tutto cambiò nel 1904 quando l’artista si trasferì in un nuovo studio e intraprese una nuova travolgente storia d’amore.
Come nasce il periodo rosa?
Nella seconda metà del 1904, Pablo Picasso, dopo anni vissuti fra Parigi e Barcellona, si trasferì a Parigi stabilmente, nel quartiere di Montmartre nel Bateau-Lavoir. Aprì il suo studio al famoso civico numero 13 di rue Ravignan, una vecchia fabbrica. In questo luogo l’artista sperimentò le gioie e il tormento della vita bohémien: superando le convenzioni sociali, riuscì a superare la profonda crisi esistenziale.
Nello stesso periodo Pablo Picasso si innamorò di Fernande Olivier. La coppia rimase insieme per sette anni: sebbene fu un rapporto turbolento, Picasso ritrasse l’amata più volte in questo ciclo di opere.
Pablo Picasso: dal blu al rosa
Pablo Picasso a partire dal 1904 schiarì sempre di più la propria tavolozza. Nel periodo rosa nacquero celebri opere alla base della storia dell’arte contemporanea, oggi presenti nelle più importanti collezioni del mondo, soprattutto in quelle americane. Il rapporto tra il periodo blu e quello rosa non è segnato da una rottura, quanto piuttosto da una fisiologica evoluzione graduale. Il blu del resto non scompare del tutto. Questo periodo è importante perché vide l’artista studiare e sperimentare per la prima volta forme primitivismo alla base della seguente rivoluzione cubista del 1907. Da notare come il 1905 sia stato uno degli anni più prolifici di capolavori di Picasso. Nascono opere del calibro di “Ragazzo con cane”, “Famiglia di Arlecchino”, “Acrobata con piccolo Arlecchino”, “Famiglia degli acrobati con scimmia” e “Famiglia di Arlecchino con due scimmie”.
Caratteristiche del periodo rosa
Il calore dei colori pervade i dipinti successivi al 1904. A cambiare non è però solo il colore, quanto l’atmosfera ritratta da Picasso. Gli emaciati vagabondi del periodo blu vengono soppiantati dai personaggi del circo: saltimbanchi, arlecchini e giocolieri. Ciononostante in questi anni Picasso non dipinge mai la gioia: non si tratta di un ciclo di opere felici, ma meno cupe rispetto alle precedenti. Gli umili antieroi ritratti non sorridono mai; sono famiglie che faticano ad arrivare a fine giornata a causa dell’estrema povertà. La disperazione del periodo blu lascia però spazio a una dignitosa malinconia.
Del resto, lo sguardo di Picasso in quegli anni rimase sempre molto severo nei confronti di una società – quella parigina dell’inizio del XX secolo – tanto stimolante quanto caratterizzata da una crescente disuguaglianza economico-sociale.
In queste opere è poi anche possibile leggere una meta-riflessione sul ruolo stesso dell’arte e dell’artista, in bilico tra l’intrattenere, la povertà e l’autenticità dell’ispirazione artistica. Pablo Picasso in questo continuo rappresentare la difficile vita delle persone del circo ritraeva in fondo se stesso. Possiamo perciò dire che questi quadri sono in qualche modo tutti autoritratti dell’artista.
Pablo Picasso e la pittura dei fauves
Nel 1905 Picasso si avvicinò alla pittura dei fauves. L’occasione fu una mostra al Salon d’Automne di Parigi, in seguito alla quale frequentò il pittore André Breton, il poeta Max Jacop, lo scrittore Guillaume Apollinaire. Sempre nel 1905 fondamentale fu lo studio e la rilettura dell’opera di Cézanne. Sempre nel 1905 conosce Henry Matisse uno dei più grandi maestri del Fauvismo. Con lui inizia una duratura amicizia che lo porterà a frequentare il salotto di Gertrude Stein, mecenate e collezionista che segnò la svolta nella sua carriera. Il 1905 è quindi anche un anno di incontri con personalità che lo aiutarono nella sua formazione e nella sperimentazione alla base del cubismo.
Dopo l’incontro con Fauvismo Picasso si rivolse maggiore attenzione alla policromia, quasi azzerata nel Periodo blu. Il circo è oggetto di un inedito interesse: il mondo dei pagliacci, dei saltimbanchi, dei giocolieri, di chi, per definizione e per mestiere, è allegro, è però sempre riletto e ritratto nel lato più faticoso. Del resto Picasso ritrae questo mondo non “sul palco”, ma fuori dai sfavillanti colori della scena.
Il rapporto di ammirazione di Picasso per il fauvismo non si tradusse in questi anni in una palette di colori “aggressivi” e intensi come ad esempio quelli impiegati negli stessi anni da Matisse. Il colore per Picasso resta lo strumento per esprimere il proprio animo, ancora prevalso dalla malinconia più che dalla rabbia.
Il capolavoro del periodo rosa: “La famiglia di saltimbanchi”
Quando si parla di Periodo Rosa di Picasso si parla inevitabilmente de “La famiglia di saltimbanchi”, opera del 1905 (Washington, National Gallery of Art), in cui la nuova necessità del colore sposa lo studio degli spazi. È una tela di notevoli dimensioni che riprende una famiglia d saltimbanchi (un clown, un arlecchino, una piccola ballerina con un tutù e due acrobati) non nell’atto del lavoro, ma in un ambiente indefinito. Il silenzio è protagonista di un impossibile dialogo tra i protagonisti. “La famiglia di saltimbanchi” risulta essere un’opera complessa, quasi enigmatica, in cui sei personaggi appaiono vicini, ma isolati gli uni dagli altri: cinque in gruppo e una donna, probabilmente la modella-amante Fernande in primo piano sembra guardare altrove. Nessuno guarda lo spettatore.
In quest’opera molti studiosi hanno addirittura voluto vedere in Arlecchino un autoritratto: Picasso si sarebbe rappresentato come solo in mezzo agli altri, in difficoltà nell’esprimere la propria interiorità anche agli amici.
L’altro capolavoro: “Ragazzo che conduce un cavallo”
Non solo più il blu ma i colori tenui tendenti al rosa sono protagonisti di un’altra celebre opera: “Ragazzo che conduce un cavallo”. Picasso realizza nel 1906 questo dipinto di grande formato oggi custodito al MoMa di New York. L’opera, diventata iconica, è stata protagonista di celebri collezioni, tra cui quella di Ambroise Vollard, quella di Gertrude e Leo Stein e quella di Paul von Mendelssohn-Bartholdy.
Picasso ritrasse un giovane che, senza redini o altro, conduceva un cavallo in un ambiente indefinito. Protagonista è la disarmante semplicità, la nudità è lontanissima da quella sensuale e di matrice fauvista dell’amico Matisse. In quest’opera maggiore è il riferimento al capolavoro Il Bagnante di Paul Cézanne del 1892 nella gestione e descrizione dello spazio: l’ambiente senza dettagli permette di focalizzare l’attenzione sui due protagonisti. La scena sembra essere collocata in un non-luogo onirico, lontano dalla realtà. Proprio per tali caratteristiche molti critici vedono in quest’opera un’evoluzione prodromica al cubismo.
Periodo rosa e record d’asta
Quando si parla di opere del periodo rosa parliamo sempre di opere che, come tutte le opere di Pablo Picasso, precedenti la Seconda guerra mondiale, hanno un sempre maggiore riscontro di critica e anche di mercato. Ad esempio “La fanciulla con cesto di fiori” del 1905 è stato aggiudicato da un collezionista privato anonimo nel 1918 per 115 milioni di dollari durante l’asta di Christie’s New York.
Dello stesso autore
- Fulvio Morella, Blind Wood
- Luca Pignatelli, il tempo del sublime
- Ai Wei Wei racconta la sua Turandot
- Joan Mirò, “il più surrealista di tutti”
Vi potrebbero interessare anche:
- Arturo Martini, maestro della scultura del 900
- Berthe Morisot, l’impressionismo è donna
- Perchè Manet non è un impressionista?
- Le prime opere impressioniste di Claude Monet