Villa Arconati o Castellazzo è una delle ville storiche a Bollate, del Parco delle Groane, nella frazione di Castellazzo di Bollate da cui prende il nome.
Dichiarata monumento nazionale e esempio di barocchetto lombardo. La Villa, per lo stile settecentesco e la sua vastità, è definita “petite Versailles italienne“per la sua somiglianza con Verailles. La Villa nacque come residenza di campagna per volere di Galeazzo Arconati per collocarci le sue opere essendo collezionista d’arte; inoltre, ispirandosi alla Villa Visconti Borromeo Arese Litta e i suoi innumerevoli giochi d’acqua, Galeazzo progettò anche il parco di Villa Arconati in stile cinquecentesco.
Lo stile del giardino all’inglese
Il parco di Villa Arconati è considerato monumentale, situato alle porte di Milano nel parco delle Groane, è composto da due parti: la parte più estesa del giardino rinascimentale all’italiana e, la parte più piccola che misura due ettari e costruita solo poco dopo, il parterre o giardino alla francese. Quest’ultimo rientra tra gli ultimi e rari esemplari in Lombardia poiché, con il settecento e i primi dell’ottocento, lo stile del giardino all’inglese modificò molti giardini che iniziarono ad avere un aspetto meno simmetrico e curato ma più naturale e selvaggio.
La parola parterre deriva dal francese e significa “per terra”, uno stile di giardino ripreso dalla Reggia di Versailles che punta alla vastità e all’esaltazione della Villa.
Il Parco di Villa Arconati
Il Parco di Villa Arconati, con questo effetto scenografico del giardino, è corredato daalcune caratteristiche che lo rendono unico nel suo genere. Nel giardino infatti è significativa la presenza di piante di carpino potate con la punta arrotondata e le balze come fossero un tutù, detto infatti a “ballerina” e i disegni delle aiuole che giocano fra verde del prato e grigio della ghiaia.
La struttura del Parco di Villa Arconati
La struttura del parco di Villa Arconati fu affidata a Giovanni Gianda. Struttura con: tre assi prospettici principali, assi diagonali minori, fontane e giochi di acqua con ruote idrauliche. Questo per stupire i visitatori essendo attrazioni tipiche dello stile seicentesco.
Nel corso del tempo, alternandosi le successioni fino ad oggi, la cura del parco di Villa Arconati non ha visto grandi cambiamenti. Sono state tramandate le potature a forma di ballerina ma sono andati persi i disegni della ghiaia. Secondo un progetto di recupero dei beni architettonici da parte della Fondazione Augusto Rancilio (FAR) con il sostegno della Sovrintendenza Archeologica belle arti e paesaggio di Milano, ci sono le prospettive per ricreare le aiuole secondo l’antico disegno originario della Villa. La realizzazione del restauro del parterre per il recupero del giardino monumentale è a cura del FAR.
Progetto restauro parterre
Dal 2019, a cura di PRR Architetti e Paolo Alleva Agronomo Paesaggista, è iniziata la riqualificazione del parterre di Villa Arconati. Il progetto prevede la riprogettazione dei quattro quadrati a prato alternati da dialetti di ghiaia circondati da alberi di carpino bianco potati a “ballerina”. Il parterre del parco di Villa Arconati, già da diverso tempo, è oggetto di progettazione e restauro sia della parte degli edifici che della parte esterna. Lo scopo è di conservare il raro esempio di arte topiaria che prevede la potatura e la conservazione delle forme geometriche.
Il progetto prevede il mantenimento della struttura. Un rifacimento del prato con adeguata separazione dei vialetti di ghiaia non più grigio ma ocra, per richiamare il colore della facciata della villa e creare un insieme ancora più armonioso. Un nuovo aspetto con superfici morbide e tappeti erbosi completati dal infoltimento dei carpini potati a ballerina.
Per la preparazione del progetto è stato necessario consultare i documenti disponibili. Analizzando la versione storica settecentesca a cura di Marc’Antonio del Re, come base, per la realizzazione del parterre in chiave più contemporanea ma sempre in equilibrio con il contesto.
Villa Arconati o Castellazzo la storia
La Villa è stata per due secoli di proprietà della famiglia Arconati da quando Galeazzo Arconati, cugino del cardinale Federico Borromeo, acquistò il Castellazzo, nel 1610, dal Marchese Guido Cusani.
Galeazzo Arconati era collezionista d’arte e come prima cosa decise di apportare alcune modifiche al “palatium” per renderlo più morbido e più elegante; oltre a modifiche interne con acquisto di sculture, statue, ampliamento dei piani e aggiunta di marmi classici. Nel 1621, rincasato da un soggiorno romano, organizza la pianificazione integrata tra villa, paesaggio e il parco di Villa Arconati.
Il progetto
Il progetto si basò sulle ville romane e fiorentine, introducendo, ispirati agli studi di Leonardo da Vinci, giochi d’acqua e teatri.
Dal 1648, il Conte Luigi Maria Arconati prese la direzione della Villa. Si occupò della costruzione di scuderie coperte oltre alla riqualificazione del borgo per ricreare uno spazio caratterizzato da simmetrie e proporzioni equilibrate. Con la sua morte del 1671 fu il momento di Giuseppe Maria Arconati che riprese in mano la Villa portando avanti i progetti di Galeazzo, modificando il parco della villa e iniziando i lavori di ampliamento dell’ala sud-ovest che furono poi portati avanti da Giuseppe Antonio Arconati. Dal 1772, la famiglia Arconati si estinse e la proprietà della Villa passò ai cugini Busca. Il Marchese Antonio Marco Busca, nel 1850 continuò le opere di ristrutturazione della facciata e del portico. Dopo gli Arconati e i Busca, a metà del ‘900, Beatrice Crivelli ereditò la Villa. Per i suoi interventi, si deve ancora oggi la sua conservazione.
Foto di Andrea Ceriani
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