Il giardino zero waste: strategie per un giardino a scarti zero, nell’ottica di una sostenibilità per il futuro, è ormai un dovere. Assumere coscienza dell’impatto ambientale che ha il consumo, sulla produzione di rifiuti, è un piccolo ma fondamentale contributo alla sostenibilità.


Zero waste indica l’azzeramento degli scarti. È una pratica che esiste da oltre un decennio (in Italia un po’ meno) con una grande quantità di sostenitori. Lo troviamo spesso scritto sulle confezioni alimentari o di prodotti per la casa, sui cosmetici, e il concetto è facilmente migrato al giardino, che è l’organismo principe di digestione dei rifiuti domestici.

Il giardino zero waste è ciò a cui ogni giardiniere dovrebbe mirare

Non importa se il giardino è piccolo e in città, o se lo spazio è quello limitato di un balcone o di un terrazzo, perché “zero waste” è un modo di pensare, non una pratica orticola per il semplice smaltimento. Pensare “zero waste” implica riflettere sulle introduzioni, più che sui rifiuti, è un impegno concreto verso la sostenibilità. Bisogna mettersi a ragionare con un sistema che personalmente ho denominato “capovolgere la tazza”, cioè disfarsi di pratiche e certezze che vengono da secoli di costruzioni culturali, e ragionare partendo dalla parte caudale della filiera delle pratiche orticole, cioè dallo smaltimento.

Piccoli ragionamenti portano a grandi cambiamenti

Bisogna tener conto che non si riuscirà in ogni obbiettivo, subito dal primo anno di impianto, e che periodicamente ci sarà sempre qualcosa di ineliminabile.
Il primo passo per ridurre i rifiuti è adottare un approccio responsabile fin dalla fase progettuale. Limitare al minimo indispensabile il movimento terra, qualora necessario, per moltissime ragioni: il terreno si comprimere e la sua struttura si altera in modo permanente, le macchine inquinano sia terra che aria, producono rumori, i costi lievitano.

Un giardino non deve essere perfettamente livellato o uniforme, anzi

Avvallamenti, dislivelli e scalini rendono la vista più movimentata e possono essere sfruttati per piante decombenti, per sentieri decorativi, piscine o laghetti. I residui inerti possono essere interrati, riducendo la necessità di drenaggio. Il legno deteriorato può essere compostato o utilizzato per creare rifugi per insetti, mentre i mattoni rotti possono costituire la base di nuovi percorsi o strutture. Inoltre, i rifiuti biodegradabili, come rami o scarti vegetali, possono essere lasciati a decomporsi sul posto, arricchendo il suolo, oppure possono essere interrati. Queste azioni conferiscono carattere e storia al giardino, anche prima che se ne progetti l’impianto ornamentale.

Il secondo passo è evitare materiali poco riciclabili o sostenibili nel giardino “zero waste”

È essenziale selezionare materiali robusti e facilmente riutilizzabili, sia per le pavimentazioni che per l’arredamento, evitando elementi che potrebbero rovinarsi in pochi anni, creando problemi alle generazioni future. È ovvio che nulla dura per sempre e che periodicamente i giardini hanno bisogno di un buon restauro, ma i materiali naturali come le pietre posate artigianalmente, garantiscono una durata pluridecennale. Legni duraturi, metalli resistenti e materiali riciclati, bambù, pietra locale sono ideali. Se si riesce a integrare sin da subito prodotti riutilizzati o riciclati, anche meglio.

In natura tutto ha un suo spazio e un suo momento, così dev’essere in giardinaggio

I rami potati e i residui di potatura non devono essere eliminati, ma devono trovare un posto preciso nell’economia del giardino. All’inizio  sarà già tantissimo riuscire a smaltire tutto, ma il giardino “no waste” raggiunge il vertice quando le piante vengono inserite nell’ottica di essere riutilizzate.

Ottimizzare l’acqua è il cruccio numero uno per la maggior parte dei giardinieri, ed è cruciale in un giardino sostenibile. La soluzione è inclinare la superficie verso un canale di raccolta e filtraggio. Questo servirà a fare arrivare l’acqua piovana o di irrigazione a tutte le piante, ed eventualmente a una cisterna interrata. Si tratta di un impegno economico non da poco che non è sempre possibile permettersi. Invece le cisterne vanno sistemate sempre a ogni sbocco di canaletta. L’acqua che si raccoglie è molto più di quanto non si creda!
Ciò che è del tutto risolutivo nel giardino familiare e nell’edilizia residenziale, è il recupero delle acque grigie, per le quali c’è una cospicua formativa apposita alla quale rimandiamo.

Zero waste
Foto [Milos]/stock.adobe.com

L’altro problema invalicabile: i vasi di plastica

Anche dando preferenza agli acquisti a radice nuda, non si può proprio evitare l’acquisto del vasetto di plastica nera. I vivai non vogliono riaverli indietro poiché non sono più sterili, e non dispongono delle attrezzature per sterilizzarli. Inoltre è difficile che gli servano se non fanno attività di riproduzione. L’unica è riservare una piccola zona del giardino dove ammucchiarli, utilizzandoli per talee di ogni tipo da regalare ad amici e sconosciuti. Ci si può anche mettere d’accordo con qualche vivaio piccolo a cui possono servire. Ma sembra ancora non essere arrivato il giorno in cui il vasetto di plastica da 10 cm possa trovare un impiego.

Molte piante che coltiviamo in giardino offrono più di quello che si immagina

Alcune piante sono interamente commestibili, altre possono essere usate per piccoli lavori di cesteria o come filati. Informarsi su tutti gli usi a cui possono prestarsi le piante è una sfida meravigliosa.

Recuperare i semi e le talee di piante da fiore è basilare

Bisogna precisare che molti semi di piante da fiore (e probabilmente la totalità di quelle ortive), sono ibridi che perdono le loro caratteristiche con l’impollinazione, quindi riseminandoli non si otterrà mai la stessa pianta da cui sono nati. La riproduzione agamica, cioè per talea, rizoma, propaggine, ecc., dà invece piante identiche alla progenitrice (e consente di usare i vasetti neri).

Zero waste
Foto [Panooh]/stock.adobe.com

Il giardino zero waste è solidale e sociale per sua natura

Organizzare scambi o donazioni di piante e materiali tramite i social media può trasformare gli elementi indesiderati in risorse per altri giardini.
Piante mature, terricci e i vasetti di plastica nera, possono trovare nuova vita in spazi pubblici o privati, riducendo significativamente i rifiuti. Questa pratica crea una rete di condivisione che rafforza l’etica sociale e rende ricca e piena l’attività di giardinaggio, dando una buona spinta per superare gli inevitabili momenti di incertezza.

 

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