Il giardino manierista iniziò a diffondersi a partire dalla metà del 500 in Italia come evoluzione del giardino formale rinascimentale, secondo i principi dell’architettura manierista. Una fase dell’evoluzione storica dei linguaggi dell’architettura che si sviluppò tra il 1520 e l’inizio del 600, come ponte tra il Rinascimento e il Barocco.
Il Manierismo si basava su una originale rielaborazione dei principi dell’architettura rinascimentale, fondata sul superamento dell’unicità dell’asse prospettico, della stretta corrispondenza tra elementi di sostegno portanti e carico strutturale e più in genale per una predilezione per il decoro e il gusto di soluzioni formali inattese e sorprendenti.
Lo stile del giardino manierista
Il giardino manierista continua a strutturarsi, come i classici giardini all’italiana, all’interno di uno spazio chiuso con assi di simmetria. Quello che varia notevolmente invece è l’interpretazione dell’ordine geometrico. Al rigore armonico del giardino rinascimentale, questa nuova tipologia di giardino contrappone un’interpretazione più libera dal punto di vista compositivo e un sempre maggiore ricorso e elementi decorativi fantastici e grotteschi studiati per destare meraviglia e sorpresa nel visitatore: grotte, labirinti, automi e giochi d’acqua. “Ma a voi architettura fondati sopra la dottrina di Vitruvio”, scriveva Sebastiano Serlio , tra gli artefici della diffusione dell’architettura di Maniera, nel Libro Extraordinario (1551), “abbiatemi per escusato di tanti ornamenti, di tante riquadrature, di tanti cartocci, volute e tanti superflui”…
Differenze e continuità tra
i giardini manieristi e i giardini rinascimentali
Non è possibile identificare uno stacco, un momento cruciale nel passaggio tra il rigore dei giardini formali del Rinascimento all’esasperazione del decoro e dell’artificio di quelli manieristi. Il passaggio è lento e graduale perché le due tipologie non sono in antitesi, ma lo stile dei secondi rappresenta una evoluzione di quello dei primi. Vasche, fontane, giochi d’acqua erano infatti già elementi portanti dei giardini all’italiana. La differenza fondamentale è che la loro declinazione in chiave manierista è orientata a una esasperazione degli aspetti più teatrali, coniugata a una decisa vocazione simbolica e allegorica. Aspetti che verranno successivamente esasperati nel giardino barocco.
Le aiuole, pur mantenendo una configurazione geometrica di base, iniziarono a diventare più complesse e articolate, arrivando ad assumere anche la forma di vere e proprie sculture naturali con forme originali. La vegetazione circostante iniziò a essere trattata in maniera meno controllata, assumendo un aspetto più incolto, lussureggiante e spontaneo. La prospettiva, interpretata nel Rinascimento come elemento d’ordine e misura, venne utilizzata piuttosto per creare sorprendenti illusioni ottiche. Gli spazi del giardino, infine, si ampliarono, e iniziò a essere sperimentato il dialogo con il paesaggio naturale circostante, anticipando la caratteristica estensione che caratterizzerà il giardino alla francese e la fusione completa con le campagne del giardino all’inglese.
I principali giardini manieristi in Italia
- Giardino di Palazzo Te a Mantova (1520)
- Bosco Sacro a Bomarzo (1550 circa)
- Giardino di Villa Cicogna Mozzoni a Varese (1560)
- Giardino mediceo di Villa Demidoff a Pratolino (1569)
- Giardino di Villa d’Este a Tivoli (1560-70)
- Giardino di Villa Lante Bagnaia a Viterbo (1560-90)
Dal Manierismo al Barocco
Da un punto di vista storico, il giardino manierista costituisce il punto di raccordo tra il giardino formale all’italiana e il giardino barocco. Quest’ultimo infatti, abbandonate completamente le basi geometriche e la misurata compostezza del giardino formale, sarà fondato sulla trasgressione stessa come regola compositiva fondamentale, orientata alla creazione di scenari verdi stupefacenti e grandiosi.
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