Il giardino giapponese è una realtà complessa che riflette la personale visione del popolo nipponico nei confronti della natura. Quest’ultima è parte integrante della vita quotidiana di ciascun individuo, tanto che esistono dei momenti specifici nel corso dell’anno in cui la natura, con le sue diverse sfaccettature, che mutano con il cambio delle stagioni, diventa protagonista indiscussa e l’uomo, inerme di fronte a essa, non può fare altro che contemplarla e goderne la bellezza.

Dettaglio dell'Adachi Museum of Art, nella prefettura di Shimane
Dettaglio dell’Adachi Museum of Art, nella prefettura di Shimane. Le azalee perfettamente potate iniziano a fiorire – Foto [Kinya Hara]/stock.adobe.com

La valenza delle stagioni

In primavera si ricorda lo hanami 花見 (letteralmente “osservare i fiori”), la tradizione di contemplare i ciliegi in fiore, con le loro foglie agitate dal vento che ricordano la bellezza della vita, che raggiunto l’apice del suo splendore, appassisce. Osservare i petali che si staccano dai rami come se fossero fiocchi di neve ricorda all’uomo di quanto effimera possa essere l’esistenza e lo invita a goderne di ogni singolo momento.

La dolcezza dei sakura, i ciliegi giapponesi in fiore
La dolcezza dei sakura, i ciliegi giapponesi in fiore. Si posano galleggiando delicatamente sull’acqua – Foto [tomotokyo]/stock.adobe.com

Un paesaggio naturale idealizzato

Il giardino giapponese ricrea artificialmente un paesaggio naturale idealizzato, dove le rocce rappresentano un elemento cruciale, tanto che Josiah Conder, nella sua opera Landscape Gardening in Japan (1893), evidenzia l’assenza, nei giardini occidentali, di elementi rocciosi che abbiano una simile rilevanza nel processo di progettazione e realizzazione del giardino stesso.

Il giardino del tempio Tō-ji, prefettura di Kyōto
Il giardino del tempio Tō-ji, prefettura di Kyōto – Foto [Nataliya Hora]/stock.adobe.com

Il primo trattato sulla creazione del giardino giapponese

Il primo trattato conosciuto sulla creazione dei giardini è generalmente attribuito a Tachibana no Toshitsuna (1028-1094), aristocratico e discendente di un reggente imperiale. Tale opera, priva di illustrazioni e originariamente non titolata, è il risultato di una lunga tradizione orale tramandata da generazioni di giardinieri. Durante il periodo Edo (1603-1868), il trattato venne chiamato Sakuteiki 作庭記 (Il libro del giardinaggio). Questo si apre con il titolo «ishi wo tateru koto» (L’arte di incastonare le pietre), con cui non ci si riferisce solo alla disposizione spaziale delle pietre, ma anche al processo di creazione del giardino stesso.

Particolare del giardino del Castello di Himeji
Particolare del giardino del Castello di Himeji – Foto [f11photo]/stock.adobe.com

I tre principi fondamentali per la collocazione delle rocce nel giardino giapponese

Vengono poi delineati tre principi fondamentali per la collocazione delle rocce nel giardino giapponese: l’osservanza delle leggi naturali, l’analisi degli esempi forniti dai maestri del passato e l’adeguamento dei progetti a paesaggi rinomati. Il testo prosegue con una disamina dettagliata delle modalità di costruzione di stagni, isole e cascate utilizzando le pietre. Queste operazioni dovevano essere condotte «secondo l’ishi no kowan 石の乞わん», ovvero in conformità alla volontà intrinseca delle pietre.

L'importanza del simbolismo delle pietre nel giardino giapponese
L’importanza del simbolismo delle pietre nel giardino giapponese – Foto [An-chan]/stock.adobe.com

Il valore delle pietre

Il valore attribuito a tali elementi deriva presumibilmente da antiche credenze legate alle pietre sacre, definite iwakura 岩倉, utilizzate come luoghi di culto e comunemente situate in ambienti montuosi. Si riteneva che in esse risiedesse una divinità o che fungessero da tramite con il mondo divino. L’autore del Sakuteiki e i suoi contemporanei, concepivano quindi le pietre come entità dotate di una volontà propria, se non addirittura di un’anima. Sebbene tale dimensione animistica sia meno presente al giorno d’oggi, l’importanza delle pietre nel design del giardino giapponese è rimasta sostanzialmente invariata.

Il simbolismo delle pietre nel giardino giapponese
Il simbolismo delle pietre: qui nel giardino dei templi di Koyasan, Patrimonio dell’Umanità a Wakayama – Foto [300pixel]/stock.adobe.com

Tre tipologie di giardino

Si possono identificare diverse tipologie di giardino: il primo è il cosiddetto giardino di stagno, che a sua volta si può incontrare nello stile chisen shūyū 池泉舟遊, caratterizzato dalla presenza di un laghetto artificiale di rilevanti dimensioni, navigabile tramite piccole imbarcazioni.
Un illustre esempio di questo stile è il giardino del tempio Daikaku-ji (834) a Kyōto, con il laghetto Osawa, che rappresenta il più antico giardino in stile chisen shūyū ancora esistente in Giappone. Originariamente, il sito fungeva da rikyū 離宮 (“palazzo separato”), che denotava una residenza imperiale secondaria rispetto al palazzo principale, e comprendeva una villa in stile shinden (lo stile utilizzato per la costruzione dei palazzi dell’aristocrazia durante il periodo Heian 794-1185), un giardino e un laghetto.
Uno degli intrattenimenti favoriti dall’aristocrazia che lì vi risiedeva, era proprio contemplare la luna su di una barca con un accompagnamento musicale. Il laghetto Osawa è stato strategicamente collocato a sud-est del complesso residenziale affinché la luna si riflettesse sulla sua superficie. Di particolare interesse è l’uso delle rocce per formare versioni in scala ridotta di paesaggi famosi naturali della Cina o del Giappone secondo una tecnica nota con il termine di shukkei (paesaggio in miniatura). Tra questi è possibile ammirare la cascata Nakoso.

L’uso delle rocce come richiamo al paesaggio

Il secondo stile, noto come chisen-kaiyū 池泉回遊, prevede la presenza di uno stagno, ma di dimensioni talmente ridotte da non consentirne la navigazione. Un esempio è il giardino del tempio buddhista 天龍寺 (1339), il quale venne costruito ad Arashiyama, a ovest di Kyōto. Il giardino contiene il primo esempio di shakkei 借景 (paesaggio preso in prestito), ossia la tecnica di incorporare in un giardino elementi naturali locati oltre i suoi confini. In questo caso specifico la vista delle colline Kameyama e Arashiyama era parte integrante del paesaggio del giardino.

Il giardino del Tempio buddhista di Tenryū-ji
Il giardino del Tempio buddhista di Tenryū-ji – Foto [tac3up]/stock.adobe.com

Il giardino giapponese nel periodo Muromachi

Un secondo tipo di giardino si afferma nel periodo Muromachi (1336-1573) con il nome di karesansui 枯 山水 “giardino secco”, in cui il paesaggio acquatico è rappresentato solo simbolicamente attraverso pietre, rocce, ghiaia e sabbia. Nel Daisen-in 大仙院, un tempio minore facente parte del complesso di templi del Daitoku-ji 大徳寺 (1315) a nord di Kyōto, è presente un giardino karesansui risalente al XVI secolo. Nel giardino del Daisen-in si possono osservare una coppia di rocce posizionate in verticale, una più alta dell’altra, le quali rappresentano simbolicamente una cascata monumentale. Il terreno, ricoperto di ghiaia, è modellato usando il rastrello in motivi fluidi per rappresentare un fiume e un oceano. Questa disposizione illustra l’immagine di un corso d’acqua che, originato dalla cascata, scorre verso il basso formando un fiume, il quale si snoda attorno alle isole trovando la sua via di fuga nell’oceano.

Il periodo Momoyama

Nel periodo Momoyama (1573-1603) si svilupparono due tendenze contrapposte per quanto riguarda la creazione dei giardini. Da un lato giardini con monumentali composizioni in pietra come quello presente nel tempio Sanbōin 三宝院 all’interno del complesso del Daigoji 醍 醐 寺 a Kyōto, i quali enfatizzavano la grandiosità e la maestosità degli elementi architettonici e paesaggistici. Dall’altro il ben più sobrio roji 露 地, il giardino del tè, caratterizzato da un paesaggio rustico dove sono presenti semplici ornamenti in pietra.
Quest’ultimo era uno spazio di transizione che conduceva dal cancello di ingresso alla sala da tè, spesso delimitato da una recinzione in bambù e adornato da piante dai colori tenui. La spiritualità rappresentava il concetto cardine di questo tipo di giardino, e Sen no Rikyū, illustre maestro del tè, lo descrisse come «la purezza spirituale della mente che ha preso congedo da ogni fatica e contaminazione mondana».

Gli elementi del giardino del tè

Elementi presenti in questo tipo di giardino sono tobi-ishi 飛石 (pietre posizionate sul terreno che indicano il sentiero da percorrere), tsukubai 蹲 (lavabo per purificare le mani e sciacquarsi la bocca) e ishidōrō 石 灯 籠 (lanterne di pietra).
Le tobi-ishi possono essere posizionate in molti stili, ma generalmente presentano una sequenza di pietre di dimensioni contenute, sufficienti per ospitare un piede, seguite da una pietra più grande su cui è possibile posizionare entrambi i piedi.
Questa disposizione invita il visitatore a focalizzarsi inizialmente verso il basso, per evitare di inciampare sulla pietra più piccola. Una volta raggiunta la pietra di dimensioni maggiori, può fermarsi con maggiore stabilità e osservare il panorama circostante, apprezzandone la sua bellezza.

 

Il senso più profondo delle tobi-ishi

Le tobi-ishi sono progettate per aumentare la consapevolezza dei visitatori nei confronti della quotidianità, incoraggiandoli a rivalutare l’importanza delle piccole cose che spesso passano inosservate. Attraverso questo percorso, si promuove un momento di riflessione e contemplazione, favorendo una connessione più profonda con l’ambiente circostante.
Questo elemento non solo arricchisce l’esperienza estetica del giardino, ma stimola anche un approccio mindful e meditativo.

Tobi-ishi
Tobi-ishi – Foto [U.G. Miyasaka]/stock.adobe.com

Il quarto tipo di giardino giapponese

Il quarto tipo di giardino giapponese, infine, rappresenta la sintesi estetica dei tre tipi precedenti ed è esemplificato nel giardino della Villa imperiale di Katsura o Katsura rikyū 桂離宮: un giardino per passeggiare punteggiato da edifici residenziali e sale da tè. Il visitatore è guidato lungo sentieri che creano sorprese inaspettate, offrendo un panorama in continuo cambiamento attraverso la tecnica del mie-gakure 見え隠れ (nascondi e rivela).

L’ampiezza dei giardini del periodo Heian, la semplicità dell’estetica zen, l’eleganza sobria legata alla cerimonia del tè, l’uso ben studiato delle pietre si fondono in un unico luogo contribuendo a rendere l’esperienza del visitatore ineguagliabile in nessun altro contesto.

Villa Imperiale di Katsura
Giardino giapponese della Villa Imperiale di Katsura (Kyōto) – Foto [Molyomoto]/stock.adobe.com
Maurizio Bertoli
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