I Racconti del giardino. Le api
Testo e Acquerello di Valentina Grilli
Siamo soliti vederle volteggiare sopra i prati, tra i fiori dei nostri balconi o dei nostri giardini, passano di corolla in corolla corteggiando i boccioli non ancora schiusi. Sono le api, nell’accezione entomologica del termine gli Apoidei, che includono oltre 24.000 specie di insetti a livello mondiale. Un migliaio per Italia, dove la più diffusa è l’ape domestica (Apis mellifera), specie sociale dominante. Senza dimenticare che esistono altri affini come i bombi le osmie. Che condividono con le api lo stesso ruolo fondamentale dell’impollinazione, necessaria la riproduzione di molte specie vegetali.
Le api, insetti in pericolo ma fondamentali per l’ecosistema
È tristemente noto tuttavia che oltre il 40% degli insetti impollinatori sia a rischio estinzione a causa del degrado ambientale e della scomparsa del loro habitat più importante: il prato fiorito. A questo si aggiungono i parassiti e l’aumento di pesticidi, fertilizzanti sintetici e altre sostanze chimiche, da un modello di agricoltura intensiva che non rispetta l’ambiente.
Le api nella Storia dell’Arte
L’importanza delle api era già conosciuta dai popoli più antichi che utilizzavano il miele come sostanza zuccherina. Le prime raffigurazioni di questi piccoli insetti risalgono all’arte egizia, dove le loro sagome viste di profilo erano usata come segno dei geroglifici.
È nell’Europa medioevale tuttavia che si moltiplicano le immagini dedicate alle api, poiché l’apicoltura fu molto praticata da parte dei vari ordini monastici sia per ricavarne miele sia per procurarsi la cera indispensabile per candele e ceri. Ne possiamo ammirare un esempio nel Tacuinum sanitatis, un trattato lombardo che raccoglie le proprietà mediche dei cibi, dove le api vengono rappresentate con una precisione quasi scientifica, mentre ronzano attorno ai loro alveari impagliati.
Hieronymus Bosch
Per ritrovare le api nell’opera di un artista universalmente noto dobbiamo aspettare l’olandese Hieronymus Bosch che nel 1509-10 dipinge il grande “Trittico del carro da fieno”. Opera in cui si spiega davanti ai nostri occhi un universo cosmico brulicante di fermenti naturali e magici e carico di simbolismi di non facile comprensione. In un paesaggio dal sapore incantato prende vita la scena principale, metafora dell’avidità umana, in cui uomini e donne lottano per assicurarsi la sopravvivenza, rappresentata dal fieno. Un nugolo di insetti in volo compare tuttavia solo nel pannello di sinistra dove vengono orchestrate le scene della Genesi. Nella parte alta è mostrata la caduta degli angeli ribelli, che mentre precipitano si trasformano in insetti tra cui anche le api.
Dürer e le nature morte
Di li a poco anche un altro grande nome della storia dell’arte, Dürer disegnerà a penna e inchiostro un Cupido che essendosi incautamente avvicinato ad alcune arnie è seguito da uno sciame di api. Il piccolo tiene nella mano destra un favo rubato mentre tenta di fuggire dagli insetti sotto lo sguardo divertito della madre Venere.
Aspettando poco più di un secolo le api inizieranno a comparire anche nelle nature morte, un genere pittorico che in quel secolo stava trovando una grande diffusione, specie nel Nord Europa; il fiammingo Jan van Kessel il vecchio, specializzato proprio in fiori e insetti, ne inserisce tante nelle sue opere. In questa del 1653, un ramo di rosmarino fiorito è circondato da dodici insetti diversi tra i quali una grossa ape (o un bombo).
Gian Lorenzo Bernini
Poco prima, nel 1624, il napoletano Gian Lorenzo Bernini concepirà per Papa Urbano il monumentale baldacchino di impianto barocco ancora oggi collocato nella Basilica di San Pietro. La genesi e l’esecuzione dell’opera richiesero tempi lunghi (circa dieci anni) a dimostrazione di quanto il compito fosse sentito dal Bernini. Che giunse alla soluzione definitiva dopo molte ricerche ed elaborazioni, progettando una struttura sorretta da quattro colonne tortili di bronzo sviluppata secondo una pianta quadrata.
Durante la realizzazione del baldacchino, l’artista napoletano pensò di avviluppare dei tralci di alloro attorno alle colonne costellando gli spazi vuoti di industriosissime api. Riprese dallo stemma araldico di Urbano VIII e che alludono all’operosità dello stesso Papa. Nella dinamica vegetazione fa capolino anche una lucertola che punta verso la sommità della colonna dove è posizionata una serie di soli; chiaro è il significato dato dall’artista. Lo sguardo della lucertola è incantato dalla luce e trova in essa giovamento, proprio come l’animo umano che resta in contemplazione e prova benessere nell’ammirare la luce divina.
Salvador Dali
Per incontrare un’altra celebre ape, dobbiamo percorrere tre secoli e fermarci al 1944. . Anno in cui Salvador Dali realizzò Sogno causato dal volo di un’ape. In quest’opera, compare Gala, la moglie dell’artista, che dorme sospesa a mezz’aria su uno scoglio galleggiante sul mare, con accanto una melagrana. L’ispirazione del quadro venne a Dalì dalla puntura di un’ape subita mentre stava dormendo.
Il dolore produsse quindi una serie di sensazioni ingigantite dalla mancanza momentanea della coscienza di quanto stava avvenendo. L’immagine è una rappresentazione sincrona del prima e del dopo. L’istante della puntura è dato dalla punta della baionetta che sta per trafiggere il braccio della donna nuda. L’istante del dolore è invece rappresentato dall’irrompere di allucinazioni quali le tigri inferocite che fuoriescono dalla bocca di un pesce che a sua volta sorge da una melagrana. La connessione con la condizione che portò il pittore a questa serie di associazioni simultanee è dipinta in primo piano, dove vediamo un’ape che vola intorno al frutto scarlatto.