Con un misto di pragmatismo e ambizione, l’architetto americano Raymond Hood ha apportato un considerevole contributo all’architettura di inizio Novecento. Tra i primi a vedere New York come una “città di torri’’, Raymond Hood portò avanti progetti radicali in grado di plasmare lo skyline di Manhattan.
Architettura rivolta verso il cielo
La carriera, seppur breve, di Raymond Hood è stata definita da traguardi significativi e momenti determinanti per l’architettura americana, con un impatto notevole sui volti delle città di Chicago e New York. Nato a Pawtucket, Rhode Island, Hood studiò prima alla Scuola di Architettura del Massachusetts Institute of Technology, per poi proseguire la formazione presso l’École des Beaux-Arts a Parigi. Conclusi gli studi nel 1911, proprio nella capitale francese incontrò John Mead Howells che diventò suo partner per il progetto della Tribune Tower, a Chicago. Il progetto fu, per Raymond Hood, un trampolino di lancio che lo rese uno dei personaggi più in vista sulla scena architettonica del tempo. A questo seguirono altri lavori di grande rilievo, concentrati nella città di New York, una scalata verso l’alto che culminò nel Rockefeller Center, suo lavoro più importante.
La Tribune Tower in stile neogotico
Nel 1922, il Chicago Tribune avviò un concorso finalizzato all’individuazione del migliore progetto architettonico per il nuovo quartier generale del giornale. Il concorso ebbe particolare risonanza, attirando la partecipazione di architetti di fama come Walter Gropius, Bruno Taut, Adolf Loos ed Eliel Saarinen, che arrivò secondo. La competizione fu accesa ma, nonostante i pareri discordanti, il design ideato da John Mead Howells e Raymond Hood vinse, classificandosi primo. Per la nuova Tribune Tower, gli architetti presentarono il progetto di una torre in stile neogotico, con contrafforti a definire la parte superiore. Costruita tra il 1923 e il 1925, la torre di Chicago fu adornata da sculture e decorazioni, spesso presenti nelle opere di Hood, realizzate dallo scultore Rene Paul Chambellan.
Il primo grattacielo a New York
A New York, Raymond Hood inaugurò l’era dei grattacieli con una prima opera realizzata per l’American Radiator Company. L’American Radiator Building, conosciuto come Standard Building, fu progettato da Hood insieme all’architetto André Fouilhoux e completato nel 1924. Situato a Midtown Manhattan, al grattacielo originario di ventitré piani fu affiancato un secondo edificio di cinque, aggiunto alla fine degli anni Trenta. Il progetto di Hood si distinse, anche in questo caso, per lo stile che mescolava neogotico e Art Déco. Per la facciata dell’American Radiator Building, la squadra di architetti scelse una combinazione di nero e oro, uno schema di colori audace, dalla valenza simbolica. Il nero, scelto per rappresentare il carbone, venne, infatti, spezzato da dettagli in oro, a simboleggiare il fuoco.
La svolta pragmatica con il Daily News Building
Allo stile esuberante degli esordi, seguì una seconda fase caratterizzata da opere pragmatiche e meno ricche di decorazioni, non prive, in ogni caso, di elementi audaci. Questo cambiamento stilistico fu evidente nel progetto del Daily News Building, realizzato su commissione di Joseph Medill Patterson, fondatore del New York Daily News. Il grattacielo, realizzato in stile Art Déco, rappresentò un netto cambio di direzione per Hood, verso un design semplice, moderno e pratico. L’edificio, infatti, fu uno dei primi grattacieli con tetto piatto privo, quindi, della corona decorativa solitamente presente sulla cima. La svolta pragmatica fu evidente anche nella scelta di mattoni rossi e neri a decorare lo spazio tra le finestre, sviluppate in verticale.
Il Rockefeller Center, icona di New York
Un passaggio, dunque, fondamentale, preludio dello stile che Raymond Hood sviluppò ulteriormente nei lavori del Rockefeller Center, il suo progetto più prestigioso. Alla fine degli anni Venti, John Davison Rockefeller Jr., maturò l’idea di creare un complesso di edifici commerciali, nell’area di Midtown Manhattan. L’ambizioso progetto, oltre a ragioni puramente economiche, rispondeva alla volontà di dar vita ad un complesso di valore architettonico per la città. In tale contesto, si inserì il contributo di Raymond Hood, parte del team di architetti e autore del RCA Building, fulcro del Rockefeller Center. Hood scelse per il grattacielo una facciata in pietra calcarea, aderendo ad uno stile semplice e moderno. Un ottimo compromesso tra pragmatismo e decorazioni che riuscì a conciliare soluzioni funzionali con tocchi di lussuosa eleganza, dando vita ad una delle icone di New York.
Vi potrebbero interessare anche:
L’architettura sperimentale di Eero Saarinen
Le opere di Bruno Taut tra architettura e utopia