Dire ortensia porta immediatamente l’immaginario al cespuglio arrotondato dal fogliame verde brillante, alle infiorescenze semisferiche che si colorano di pallide sfumature rosa e celesti sui bianchi candidi o che si accendono di intense pennellate di ametista e rubino. Solo e rigorosamente dalla tarda primavera e alla mezza estate, per sconfinare tra gradevoli colpi di coda in verde cinerino, più spesso in paonazzi rossi bordeaux, tipici dei vini delle migliori annate, che attraversano indenni tutto l’autunno.
Al contrario, la frequentazione di orti botanici, collezioni o giardini dalle piante insolite e, non ultimi, di vivai all’avanguardia talvolta temerari nelle scelte, ci riserva piacevoli divagazioni e scoperte: forme diverse, taglie importanti oppure nane, portamenti disparati e sorprendenti fioriture tardive, ben oltre i canonici mesi. E per tardiva si intende la prima copiosa fioritura, non la pur interessante rifiorenza che caratterizza molte varietà sia recenti che datate.
Nella grande famiglia radunata sotto il nome di ortensia compaiono infatti alcune specie di origine asiatica, più correttamente il termine italiano che le identifica è idrangea, che iniziano a fiorire ai primi di settembre per mantenersi al meglio per tutto l’autunno.
Hydrangea involucrata
Hydrangea involucrata è tra queste, una specie spontanea in Giappone, caratterizzata da un insolito bocciolo a sfera all’apice dei rami, affossato tra due foglie lanceolate, che compare a maggio, al riparo quindi dalle gelate primaverili.
Nel paese d’origine è detta Tama Ajisai, esplicito riferimento al bocciolo simile a quello delle peonie, protetto da brattee solitamente caduche.
Le prime segnalazioni risalgono al 1835, sono riportate nel ‘Flora Japonica’ di Philipp Franz von Siebold, corredate da due tavole a colori molto particolareggiate; la prima introduzione in Europa di questo arbusto non ha riscosso successo mentre oggi, discretamente conosciuta, è di facile reperibilità nella forma spontanea e nelle cultivar più comuni, come H.i. ‘Hortensis’, H.i. ‘Tama Yae’, H.i. ‘Plena’.
Ha infiorescenze di tipo lacecap, con una corona di fiori sterili perlopiù disposti attorno al cuscino centrale di fiori fertili, piccoli e spesso fitti, poco appariscenti ma molto eleganti.
Il colore si discosta appena dal bianco, tende al violetto o al rosa e poco o nulla influisce l’acidità del suolo sulle sfumature che assumono; con il trascorrere delle settimane i sepali passano al verde lime.
Le foglie sono molto diverse nella forma, accomunate da un pacato color verde salvia e da una consistenza quasi coriacea; a lamina ruvida, sono quanto di più lontano si possa supporre dalle foglie delle classiche ortensie lucide o semiopache, sì turgide ma di certo mai ispide al tatto.
Il loro margine è finemente cesellato, la pagina inferiore vellutata con riflessi argentei che si perdono a fine stagione, quando si fanno giallo oro prima di passare al tabacco, a consistenza cartacea e rimanendo a lungo sul ramo. I piccioli che le sorreggono sono robusti, avvolgenti alla base, vitrei e spesso aranciati nelle fasi primaverili, poi ispidi e brunastri.
Hydrangea involucrata ssp. izuensis ‘Mihara Kokonoe’
Importante per dimensioni, raggiunge infatti 2 metri in altezza, è la varietà ‘Mihara Kokonoe’. Ascritta alla sottospecie izuensis, cioè del promontorio di Izu sull’isola di Honshu, è stata ibridata da cultivar autoctone intorno all’anno 2000. Non passa inosservata per la forma del cespuglio molto aperto, per la corteccia color nocciola che si sfoglia, per i rami sinuosi e ingovernabili, per quel continuo rinnovarsi delle infiorescenze che mutano colore assumendo leggere velature verdi, mentre altre esplodono dai boccioli. Una presenza selvaggia in giardino.
Le infiorescenze sono enormi, piene e vaporose nel contempo; sbocciano da sfere di circa 5 cm, nell’arco di una decina di giorni superano i 30 cm di diametro e rimangono sul ramo per mesi. I pedicelli di ogni singolo fiore sterile lentamente si allungano, separando e mettendo in evidenza gli anelli di sepali bianchi e cerosi, che ricalcano il complicato sovrapporsi nel kimono del tessuto drappeggiato, kokonoe in giapponese.
Hydrangea involucrata ssp. izuensis ‘Yoraku Tama’
Lo stesso portamento libero, un po’ meno vigoroso, contraddistingue la varietà simile H.i. ‘Yoraku Tama’. Ancora difficilmente reperibile, come la precedente è una selezione appartenente alla sottospecie izuensis e ha come sinonimi ‘Multiplex’ e ‘Tokado Tama’.
Le infiorescenze, di circa 20 cm di diametro, sono l’insieme caotico di decine e decine di fiori sterili con sepali sottili rosa madreperla allo sbocciare, poi verde mandorla polveroso, con evoluzione stagionale a fioritura sempre tardiva, scalare anche se non così copiosa.
Hydrangea strigosa
Fioritura d’inizio autunno anche per Hydrangea strigosa, endemica dell’Asia sudorientale, classificata da Alfred Rehder nel 1911 e più recentemente riconosciuta nelle foreste del Vietman nella varietà ‘Rocklon’.
Il cespuglio diventa con il tempo un alberello compatto a più fusti, ben strutturato e con la corteccia esfoliante. Le foglie lanceolate e ispide, che danno il nome alla specie, sono simili per forma, dimensione e colore a quelle dell’oleandro; arcuate verso il basso hanno il margine appena inciso. I giovani steli sono rossastri, come le nervature delle foglie ai primi freddi.
I boccioli si evidenziano in maggio, sono apicali e avvolti da brattee appuntite, verde chiaro. Le infiorescenze bombate, larghe circa 20 cm, si dispongono ordinatamente all’esterno del cespuglio; le prime si colorano a partire da metà settembre, altre si aprono per tutto il mese successivo. Una decina di fiori sterili, a 4 sepali ovoidali bianchi o rosati su pedicelli sottili, contorna la cupola centrale di fiori fertili fitti e lunghi stami violetti. In seguito si origineranno capsule dei semi rossastre, grandi e molto persistenti, gradevoli in inverno cosparse di brina.
Eva Boasso
©Villegiardini. Riproduzione riservata
Per approfondire la conoscenza delle ortensie: