Katsushika Hokusai (1760-1849), il più importante pittore e incisore del periodo Edo (1603-1868), nacque in un periodo segnato dall’effervescenza creativa della corrente artistica dell’ukiyo-e, letteralmente “immagini del mondo fluttuante”. Attraverso lo strumento espressivo della stampa xilografica, gli artisti dell’epoca si proponevano di rappresentare una realtà effimera che non afferrava mai la sostanza, ma invitava a cogliere la bellezza fugace che si cela nei momenti di piacere: nell’estasi di un fenomeno naturale che rapisce l’anima o nel dolce abbandono al sorso di sake.

KATSUSHIKA HOKUSAI:
Ariwara no Narihira, dalla serie Specchio dei poeti cinesi e giapponesi (1833-1834 circa)
Silografia policroma.
Proveniente da Museo d’Arte Orientale Edoardo Chiossone Genova.
© Museo d’Arte Orientale Edoardo Chiossone Genova

La mostra al Palazzo Blu di Pisa

Hokusai viene spesso e quasi unicamente associato a uno dei suoi capolavori più noti, La Grande Onda presso la costa di Kanagawa. Nonostante l’indiscutibile valore e la fama universale di quest’opera, sarebbe ingiusto e riduttivo circoscrivere a essa la vasta e poliedrica esperienza artistica del maestro. La mostra, Hokusai, in programma presso il Palazzo Blu di Pisa fino al 23 febbraio 2025, si è proposta di offrire una visione più ampia e sfaccettata dell’universo creativo dell’artista, con opere di vario genere provenienti dal Museo d’Arte Orientale Edoardo Chiossone di Genova e dal Museo d’Arte Orientale di Venezia. 

Lo spazio espositivo si apre con la sua produzione più celebre e prolifica incentrata sulle stampe di vedute di luoghi noti o meisho con rappresentazioni di templi, ponti, cascate e paesaggi.

KATSUSHIKA HOKUSAI:
Disegno veloce dei negozi Mitsui di Surugachō a Edo dalla serie Trentasei vedute del monte Fuji (1830-1832).
Silografia policroma.
Museo d’Arte Orientale Edoardo Chiossone, Genova.
© Museo d’Arte Orientale Edoardo Chiossone Genova

Le Trentasei vedute del Monte Fuji

Un’attenzione particolare viene poi posta alla serie Trentasei vedute del Monte Fuji, composta da quarantasei xilografie, tra cui è possibile ammirare Giornata limpida con il vento del sud, nota anche come Fuji rosso. L’artista realizzò anche una serie di quindici manuali di disegno, i Manga, i quali offrivano ai lettori esempi che spaziano dal motivo di fiori e uccelli, noto come kachōga, a paesaggi, scene di vita quotidiana, fino ad arrivare a modelli decorativi destinati agli artigiani, come in Illustrazione di mille mestieri. Accanto a queste opere più tecniche, non mancano titoli di genere erotico, o shunga, come Pivieri sulle onde, un album composto da dodici stampe policrome, che ritrae coppie in atti amorosi, con un’attenzione particolare ai dettagli corporei, ai genitali ben visibili e alle proporzioni volutamente irreali.

Hokusai
KATSUSHIKA HOKUSAI:
La proprietà Umezawa nella provincia di Sagami dalla serie Trentasei vedute del monte Fuji (1830-1832 ca).
Silografia policroma.
Proveniente da Museo d’Arte Orientale Edoardo Chiossone Genova.
© Museo d’Arte Orientale Edoardo Chiossone Genova

Il cuore della mostra

Il cuore della mostra è rappresentato tuttavia dai surimono (“cose stampate”), preziosi biglietti, per lo più augurali, in cui gli eleganti versi si intrecciano con illustrazioni dove l’oro, l’argento, la polvere di mica e la lacca conferiscono una luminosità onirica. Infine, uno spazio viene dedicato alla contemporaneità: l’eco di Hokusai risuona attraverso i secoli, continuando a ispirare l’immaginazione di artisti come Yoshimoto Nara (1959), che per la sua serie Ukiyo-e sceglie le Trentasei vedute del monte Fuji per offrirne una rielaborazione personale e singolare: su quei paesaggi iconici, Nara sovrappone il suo tratto distintivo con l’inserimento di bambine furiose e cagnolini.

Così facendo, l’artista rivela, attraverso l’ironia e il contrasto, una critica acuta ai mali contemporanei: un grido contro il nucleare e un appello a riflettere sulla fragilità e le dissonanze di una società che, spesso, non sa più riconoscere la sua stessa armonia. Un’opera che si erge a simbolo di una sensibilità sociale e ambientale che sfida l’indifferenza, invitando alla riflessione e alla cura del nostro fragile mondo.

palazzoblu.it

A cura di Maurizio Bertoli
©Villegiardini. Riproduzione riservata

 

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