Le silografie che hanno come soggetto gli animali derivano in larga misura dalla tradizione artistica cinese, i cui modelli vennero successivamente diffusi tramite la scuola Kanō. I temi ricorrenti spaziano dagli animali dello zodiaco o comunque legati alla simbologia, alla mitologia o ai racconti popolari, mutaforma, scene di caccia, ma altrettanto diffuse sono le rappresentazioni di animali domestici.

Risaie ad Asakusa e festival di Torinomachi di Hiroshige

La seguente stampa, “Risaie ad Asakusa e festival di Torinomachi” (浅草田甫酉の町詣 Asakusa tanbo Torinomachi mōde) venne realizzata nel 1857 dal celebre Hiroshige Utagawa, come parte della serie intitolata “Cento vedute famose di Edo” (名所江戸百景meisho Edo hyakkei). Il soggetto raffigura un gatto che guarda fuori da una finestra a grata, dalla quale si intravedono distese di risaie e una processione di persone dirette verso il santuario Ōtori di Asakusa. Il contrasto tra la griglia in primo piano e gli elementi dello sfondo che si articolano al di là di essa, tra cui case con i tetti in paglia e il Monte Fuji, perfettamente diviso a metà da una barra della finestra, è una tecnica studiata e ripetuta in più opere della serie per creare una sensazione di profondità.

Un’ambientazione importante in Giappone

La silografia è ambientata a novembre, in occasione del Torinoichi 酉の市, originariamente noto come Torinomachi 酉の町, una festa annuale celebrata nei santuari e nei templi di tutto il Giappone fin dal periodo Edo, nei giorni che il calendario lunare designa come “giorni del gallo”. Le persone si affollavano per acquistare oggetti portafortuna come rastrelli (熊手kumade) nella speranza di attirare verso di sé la benevolenza delle divinità, fortuna e prosperità. La vicinanza al santuario Ōtori e la presenza di oggetti riconducibili a una cortigiana, come il pettine (簪kanzashi) e l’asciugamano (手拭いtenugui), suggeriscono che la stanza si trovi in una casa da tè di Yoshiwara, famoso e vivace quartiere del piacere dove si concentrava la vita mondana nel corso del periodo Edo (1603-1868).

Il cielo, dalle tinte rosseggianti del tramonto, attraversato da oche che si apprestano a volare verso il loro nido, crea un’atmosfera di transizione verso il momento della giornata più frenetico per le cortigiane. Il gatto, attento a osservare i movimenti di quel mondo in fermento al di là della finestra, sembra esprimere un desiderio di evasione o nostalgia per una realtà distante. Nella stanza non si intravedono figure umane, ci sono solo tracce evidenti del loro passaggio.

Le teorie sulla silografia

Due sono le teorie a riguardo: la prima afferma che la donna si troverebbe da sola, o in compagnia, dietro il paravento appena accennato sulla sinistra; un’altra, invece, vede nel gatto la rappresentazione in chiave felina della cortigiana, sospesa tra il suo mondo all’interno del quartiere e il desiderio di qualcosa di diverso, che può solo contemplare attraverso le grate, quasi fossero le sbarre di una prigione. Un ultimo particolare da mettere in evidenza è la coda del gatto: nel periodo Edo la coda lunga evocava l’immagine di un serpente e il suo movimento ondulatorio provocava paura; inoltre, c’era il timore che essa potesse dividersi in due, generando quella terrificante creatura della mitologia giapponese nota come nekomata 猫又. A causa di queste credenze e superstizioni, la coda nei gatti iniziò a essere recisa, come quella del felino che compare in quest’opera.

Hiroshige Utagawa
Dettaglio del gatto ne “Risaie ad Asakusa e festival di Torinomachi” di Hiroshige Utagawa [Nous, public domain, Wikimedia Commons]
Seppur la silografia di Hiroshige offra uno spaccato di quella che era la quotidianità nel XIX secolo, è anche ricca di una serie di simbolismi e riflessioni sul destino. La solitudine della donna, di cui non abbiamo nemmeno modo di vederne le fattezze, si percepisce attraverso il gatto, completamente assorto nell’osservazione di quella realtà, così vicina, ma inafferrabile, che si dipana, delicatamente, oltre la finestra.

Maurizio Bertoli

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