Gustafson Guthrie Nichol, affermato studio di landscape architecture, con base a Seattle ma attivo internazionalmente, ha progettato un giardino insolito usando esclusivamente piante autoctone, a tutela della biodiversità e in ricordo del paesaggio originale della città di Seattle.
Come ribadito da tutte le Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, la lotta ai cambiamenti climatici passa anche attraverso il mantenimento della biodiversità, il capitale naturale della Terra. Per conservare le meraviglie naturali è necessaria qualche modifica alle abitudini di vita, compreso il modo di fare giardini. Si può iniziare per esempio a usare piante autoctone, le specie indigene di una particolare regione geografica (ognuno può scegliere quella di riferimento), che nel corso di periodi molto lunghi si sono co-evolute con altri membri del loro ecosistema formando una comunità di relazioni interdipendenti: sono la base ecologica da cui dipende la vita. Svolgono un ruolo chiave nella catena alimentare: nutrono gli insetti che a loro volta nutrono gli uccelli e i mammiferi; gli insetti, tuttavia, sono specializzati e spesso si nutrono di un singolo tipo di pianta, autoctona. Distruggendo l’ambiente si rischia di fare scomparire gli insetti e quindi tutte le forme di vita superiori. Non di minore importanza è la considerazione che queste piante si sono adattate alle condizioni di crescita locali e non richiedono fertilizzanti, pesticidi e irrigazione.
Negli Stati Uniti c’è una maggiore sensibilità verso l’urgenza di rigenerare gli ecosistemi. Già all’inizio del secolo scorso i libri di giardinaggio incoraggiavano l’uso di piante native, dal valore estetico non inferiore a quello delle esotiche in senso lato, in ambito privato e pubblico e un design ecologico fondato su di esse, ma a oggi nessuno passo decisivo è stato compiuto ed è trascorso un secolo.
Un segnale forte, quasi estremo, in questa direzione è stato preso da un grande studio di landscape architecture statunitense, Gustafson Guthrie Nichol, che a Seattle ha usato esclusivamente piante autoctone per il giardino di una dimora di ispirazione modernista in un quartiere storico e di tendenza.
Il giardino è stato disegnato da Gustafson Guthrie Nichol per dare forma agli spazi intorno alla casa appena costruita e si sviluppa su due livelli: quello principale dell’abitazione, più di rappresentanza e un sunken garden appositamente creato con dei muri di contenimento progressivi che si allontanano dal centro mentre salgono in altezza. Questo accorgimento ha donato una sensazione di ampiezza maggiore e nelle interruzioni ha lasciato terreno per le piante, disposte con una progressione ascendente: le più alte e imponenti (Myrica californica, Cornus stolonifera, Oplopanax horridus) si trovano al livello superiore, forniscono una copertura leggera e assicurano la privacy dalla strada, più in basso, invece, si trovano le piante destinate a crescere e a rivestire i muri, quali Rubus spectabilis e R. parviflorus, Heracleum maximum mixate a coprisuolo. A livello del terreno trovano posto felci, Carex obnupta, Petasites frigidus, Tiarella cordifolia, Linnaea borealis e altre per ricreare l’idea di un prato spontaneo e fiorito.
Il livello superiore contempla un kitchen flower garden con piante scelte per la bellezza dei fiori, tra cui spiccano Cornus nuttallii, le iris, Dodecatheon pulchellum e la delicata Vancouveria hexandra e una grande area sostitutiva del tappeto erboso con felci e graminacee intervallate da qualche erbacea da fiore e da Camassia leichtlinii. Ogni zona del giardino ha un carattere leggermente diverso, per portare varietà ma anche per la diversa esposizione.
Ancora più spinta verso l’ecologia è la scelta di Gustafson Guthrie Nichol di disporre accanto all’ingresso vecchi ceppi usurati dal tempo di Thuja plicata, recuperati da un altro terreno dei committenti. Sono il simbolo delle foreste originarie che ricoprivano l’area su cui è stata costruita la città nel 1860, ne raccontano la storia e contemporaneamente sono sculture non convenzionali. Altri ceppi meno imponenti sono stati smontati e riassemblati, inserendo al loro interno humus degradato nel quale sono state messe a dimora piante di Vaccinium parvifolium, accelerando un processo naturale che si sarebbe svolto in molto più tempo.
Lo studio Gustafson Guthrie Nichol si è anche occupato del landscape del Burke Museum of Natural History dello stato di Washington, inserendo nel progetto una grande terrazza dove sono state messe a dimora 70.000 piante propagate da seme riproducendo un meadow originario della costa nord-ovest del Pacifico. Questi progetti dimostrano come le piante autoctone possano a buon diritto tornare a essere mainstream, sottolineando i forti legami tra ecologia ed estetica, natura e design. Shannon Nichols, di Gustafson Guthrie Nichol ama definire il loro impegno verso la diffusione dell’uso delle piante native e il recupero degli ecosistemi “guarire un sito e rinaturalizzarlo”. ggnltd.com
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