Parte oggi, a Milano, la mostra dedicata a Mario Deluigi (1901-1978), l’artista che tra il 1951 ed il 1952 firmò dapprima il Manifesto dell’arte spaziale e, dopo, il Manifesto del movimento spaziale per la televisione.
Ospiterà le sue tele, – in un periodo di tempo concentrato tra l’inizio degli anni Cinquanta e la fine degli anni Sessanta – la Galleria Studio Gariboldi, fino al 24 febbraio 2017.
Il pittore trevigiano è stato, infatti, uno dei maestri dello Spazialismo italiano, avendo innovato la ricerca, in questo senso, tramite la soluzione tecnica del grattage, la cui prima apparizione è nelle opere Motivi sui vuoti, esposti alla Biennale di Venezia, nel 1954. L’intervento dell’artista consiste nel segnare la superficie pittorica attraverso i più disparati mezzi: lamette, taglierini, bisturi, e dorsi dei pennelli o delle spatole. In questo modo, l’incisione va a scalfire uno strato di colore, di pittura stesa in precedenza e lascia così che la luce vada a creare dei giochi, dei motivi spontanei. Il colore ne guadagna in luminosità ed, in un certo senso, rivela la sua anima luminosa.
Questi gesti incisi nella tela, tramite i quali si vanno a creare forme, spazi e sfumature di colore, attraverso – paradossalmente – il sottrarre parti di materia, risultano essere in un certo senso pionieristici per tutto il movimento spazialista della seconda metà del ‘900 in Italia, che troverà il suo apice nel gesto “risolutivo” del taglio di Fontana.
Piero Di Cuollo
Via Studio Gariboldi