Gli impressionisti e il Giappone è un libro alquanto interessante perchè analizza il legame e le influenze fra l’arte giapponese e quella occidentale, una sorta di filo rosso che continua ancora oggi a essere intessuto con scambi e influenze di grande impatto artistico.

Gli occidentali raggiunsero India e Cina già in epoca antica e medievale. La scoperta del Giappone subì invece un forte ritardo rispetto ad altre aree asiatiche. La sua lontananza geografica e quindi anche la sua posizione, lo isolarono per lungo tempo. L’accesso al Giappone rimase infatti limitato fino al XVI secolo e, un’effettiva apertura, avvenne solo nel XIX secolo.

Nonostante l’isolamento, un continuo, seppur limitato, flusso di preziose merci giapponesi (ceramiche, tessuti, opere d’arte) raggiunse l’Europa.

Nella seconda metà dell’Ottocento, l’arte giapponese ebbe un impatto straordinario sugli impressionisti.  In particolare Monet e Manet e successivamente Whistler, Gauguin, Van Gogh, Toulouse Lautrec i più sedotti dalla poesia dell’arte giapponese. Vennero affascinati dalla semplicità ed essenzialità dell’arte nipponica. Questa sorta di stile della sottrazione, caratterizzato da una raffinata economia di mezzi espressivi, influenzò profondamente non solo artisti, ma anche architetti, designer e altre figure creative, dal XX secolo fino ad oggi, con esempi lampanti come i manga.

Il libro ‘Gli impressionisti e il Giappone”, esplora questa lunga storia di reciproco fascino, dal primo contatto all’esplosione dell’impressionismo (tema principale del volume), passando per le avanguardie del Novecento, il Bauhaus e giungendo fino all’influenza contemporanea dei manga.

 


Gli impressionisti e il Giappone. Arte tra Oriente e Occidente. Storia di un’infatuazione. 
Autore: Francesco Morena
Editore: Giunti Editore
Pagg. 240

 

Laura Valente
©Villegiardini. Riproduzione riservata

 

Ti potrebbero interessare anche: