L’Hibiscus è ormai un variopinto landmark paesaggistico del meridione. È forse tra le piante più caratterizzanti del Sud Italia, soprattutto grazie alla presenza come fascia spartitraffico sulla Salerno-Reggio Calabria. Quello delle autostrade è Hibiscus syriacus, e non il più raffinato fratello, H. x rosa-sinensis.
Sono solo due delle numerosissime specie di ibisco presenti in Italia per scopi ornamentali, ma è come se avessero riempito tutto il mercato.
“Un ombrello rovesciato dal vento, un palo da cui spuntano pennacchi di fronde”
Il syriacus e il rosa-sinensis si comportano paesaggisticamente come due facce di una stessa medaglia. “Due piante, una bella e una brutta” così le descrive Ippolito Pizzetti nella celebre “garzantina”, aggiungendo immediatamente che il syriacus non è affatto brutto. Viene reso stucchevole e fastidioso dalla piantagione massiva sulle autostrade e dalla potatura, che lo trasforma in “Un ombrello rovesciato dal vento, un palo da cui spuntano pennacchi di fronde”. L’icasticità di Ippolito Pizzetti è insuperabile e piuttosto abrasiva.
Hibiscus syriacus
Hibiscus syriacus non è tanto una creatura da giardino quanto da strade, autostrade, aiole comunali in cui non si sa se sia stato piantato o ci arrivato per caso. La varietà doppia a fiore blu si autodissemina molto facilmente. Si trova un po’ ovunque, anche in zone non coltivate, dove il tagliasiepe comunale non arriva.
È invece più difficile da incontrare in zone meno urbanizzate o in aperta campagna. Ciò sta a segnalare che la sua diffusione è strettamente legata alla presenza dell’essere umano, ai giardini e all’insieme delle attività e della fauna legata alle piante ornamentali. Decenni addietro, al Sud, era molto diffusa come pianta da gelateria o installazione estiva, come lidi e chioschetti. Poi è stata sostituita poiché considerata antiquata.
Diffusione
Data la sua ampia disponibilità nei vivai, è frequentemente usato nei piccoli giardini comunali o sui lungomari. Lo si trova frammisto a palme, pittosfori, qualche albero a foglia grande e larga, come Catalpa o Pawlonia, alberi tropicali acclimatati, come Jacaranda e Radermachera, piante da frutto acquisite come “autoctone” (anche se poi non lo sono affatto), come gli agrumi, il nespolo dalle foglie coriacee, e gli immancabili fichi d’India.
Si crea in questo modo una sorta di climax da vivaio subtropicale, nel quale le piante vengono annaffiate poco e solo in estate, compiendo una naturale selezione successiva a quella di partenza, data dal dover resistere alla lunga permanenza in vivaio, a irrigazioni altalenanti, presenza di parassiti, a spostamenti e strapazzi vari.
Hibiscus x rosa-sinensis
Hibiscus rosa-sinensis è invece il “fratello bello”, quello da giardino, che non si propaga per autodisseminazione e non viene regalato, se non controvoglia, e mai come piantina in vaso, ma come talea.
Se non viene annaffiato per lunghi periodi muore, quindi non è una pianta da zone ruderali o délaissé. Inoltre è soggetto a ragnetto rosso, afidi e formiche e tutta la compagine di insettini che colpiscono gli oleandri, con cui condivide spesso lo spazio in giardino – e per la specie syriacus- anche quello sulle autostrade.
Principe indiscusso dei giardini del sud
H. rosa-sinensis è la fioritura estiva tipica del Sud. Assieme a Bougainvillea e ai gerani parigini (Pelargonium peltatum) è la pianta che maggiormente definisce un clima caldo e mediterraneo, ma non ancora subtropicale. Una triade che è diventata caratterizzante anche della Penisola Iberica, tanto da essere obbligatoria per il turismo.
La presa di possesso nell’immaginario turistico dell’idea di “mediterraneità” ha determinato una feroce invasione degli Hibiscus in ogni possibile destinazione, dal giardino privato al pubblico, alle fiere e le mostre, diminuendo sensibilmente la possibilità di insediamento di altre piante ornamentali, specie dal 1980 al 2010.
Altre specie diffuse nei giardini
Del genere Hibiscus – appartenente alla famiglia delle Malvaceae – successivamente sono state introdotte sia specie più interessanti, a fiori piccoli, come Hibiscus trionum, Hibiscus coccineus, Hibiscus sabdariffa, o di zona palustre, come lo splendido Hibiscus moschetous. Si sono diffuse specie più interessanti, Hibiscus schizopetalus, ad esempio, e sono state introdotte piante nanizzate per la coltivazione in vaso. Nessuna di queste, al Sud, ha minimamente intaccato la posizione apicale della specie rosa-sinensis, il re indiscusso dei giardini estivi.
Altre specie diffuse in natura
La caratterizzazione del paesaggio meridionale data dall’ibisco non sarebbe completa senza parlare di Hibiscus arnottianus e Hibiscus mutabilis. Il secondo è molto diffuso anche al Nord, poiché relativamente rustico. Al Sud soffre se non ha acqua e in generale preferisce zone collinari. Si trova spessissimo come albero di ragguardevoli dimensioni o grande arbusto ai margini degli incolti. È comunque un piccolo albero che impegna a livello di potatura, perciò non è diffusissimo ai margini delle strade o nelle zone di transito, da cui viene immediatamente rimosso.
Hibiscus arnottianus è una presenza fissa, ma meno distribuita. A fine estate e per tutto l’autunno si ricopre di fiori bianchi candidi, con lo stilo rosso molto evidente. È frequente in zone antropizzate, lo si vede spessissimo lungo i binari della ferrovia dove ci sono piccoli giardini stipati di piante e, occasionalmente, nei giardini tradizionalmente intesi, con una diffusione minore di quello che meriterebbe. È una pianta di esigenze prossime allo zero, sia per quanto riguarda l’acqua che la concimazione. Richiede invece di essere sostenuta con qualche palo quando il fogliame molto grande e luminoso diventa pesante per le ramificazioni e tende a far coricare la pianta da un lato. Una delle sue bellezze è proprio l’inclinazione del tronco dovuta all’età.
Lida Zitara
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