Fino al 25 Febbraio 2018 gli spazi dell’HangarBicocca ospiteranno una serie di opere di Lucio Fontana, maggiormente noto per i suoi famosi “buchi” e “tagli” delle tele. La mostra Ambienti/Environments raggruppa ambienti spaziali che vanno a formare un corpus di stanze, corridoi, labirinti percorribili, formati da materiali innovativi. Sono le opere meno conosciute, ma anche le più sperimentali.
Gli Ambienti Spaziali tornano a vivere
Stanze, corridoi, labirinti percorribili, tutti realizzati con materiali estremamente innovativi per la loro epoca. Eppure, nonostante la loro unicità, questi ambienti spaziali costruiti da Lucio Fontana a partire dalla fine degli ’40 fino al 1968 per istituzioni e musei (italiani e non) venivano sistematicamente smantellati alla fine dell’esposizione. Per questa ragione sono le opere meno conosciute dal pubblico, ma sono anche quelle con maggior fascino, che pongono il visitatore al centro dell’opera costringendolo a guardare con occhi stupefatti vernici fluorescenti, gomme, neon, luci di Wood o a giocare all’equilibrista con pavimenti instabili. In totale, la mostra raggruppa per la prima volta nove dei diciotto ambienti creati da Fontana.
Al Pirelli HangarBicocca il pubblico avrà la possibilità di vederle per la prima volta, in un allestimento inedito curato da Vicente Todolì insieme alla restauratrice Barbara Ferriani e alla storica dell’arte Marina Pugliese, con la collaborazione con della Fondazione Lucio Fontana. Un lavoro che ha comportato più di due anni di ricerca tra gli archivi per arrivare alla precisa ricostruzione delle opere.
Per stupire e giocare con il visitatore
Oltre che allo stupore davanti a questi Ambienti Spaziali, che si snodano in un percorso al buio, dove solo la struttura architettonica è illuminata, il visitatore avrà anche modo di giocare con essi: in alcuni ci si potrà sdraiare per sperimentare un pavimento ondulato dalla moquette rossa, in un altro i piedi affonderanno nella gomma. Tra le opere effimere di Fontana esposte c’è anche la ricostruzione della Struttura al neon, un arabesco fluorescente di circa cento metri realizzato per la nona Triennale di Milano (1951), e Fonti di energia, un’opera monumentale costituta da sette livelli di tubi di luce colorata, progettata dall’artista a Torino nel 1961 in occasione del centenario dell’Unità d’Italia.
Per Lucio Fontana occorreva andare oltre la tela
Tutti gli ambienti sono l’esito più innovativo delle teorie sullo spazio prodotto da Lucio Fontana. Da quando era ancora in Argentina alle prese con il Manifesto Blanco fino all’arrivo a Milano e alle collaborazioni con Carlo Cardazzo. Dalle esperienze dell’artista nasce il Manifesto dello Spazialismo, che avrebbe rivoluzionato la storia dell’arte: superare la bidimensionalità della tela cambiando il ruolo dello spettatore, chiamato a vivere lo spazio.
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