Chiamata dai milanesi semplicemente la Galleria, la galleria Vittorio Emanuele II è una strada pedonale coperta costruita sul progetto di Giuseppe Mengoni e terminata nel 1878. Collega piazza del Duomo e piazza della Scala presentando numerosi negozi è sempre stata fin dalla sua inaugurazione il centro di ritrovo della borghesia milanese. È considerata il primo esempio di centro commerciale al mondo.
Chi è Giuseppe Mengoni
Giuseppe Mengoni è nato il 2 novembre 1829 a Fontanelice, cittadina vicino Bologna. Nel 1848 partì come volontario per partecipare alle battaglie presso Vicenza e Venezia nella rivolta contro gli austriaci.
Lavorò per lo scenografo Francesco Cocchi nel biennio 1849 e 1850 vincendo il premio Courland per la sua pittura delle rovine di un’antica cattedrale. Nel luglio del 1851 Mengoni si laureò in ingegnere con una tesi in ottica e iniziò a lavorare come assistente dell’ingegnere ferroviario Jean Louis Protche, studiando anche all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Dal 1859 Giuseppe Mengoni fu coinvolto nel rifacimento di Piazza Duomo di Milano, tra cui la Galleria Vittorio Emanuele II.
Non ha lavorato solo a Milano. Costruì il municipio di Castel Bolognese, il Palazzo Municipale di Malalbergo (andato distrutto nel 1945), il Palazzo della Cassa di Risparmio a Bologna e lavorò a numerosi altri progetti.
Giuseppe Mengoni morì il 30 dicembre 1877 cadendo dalle impalcature della Galleria Vittorio Emanuele. Alla sua memoria è dedicato un piccolo museo e archivio nella sua città natale.
La scelta del progetto
Nel 1839 Carlo Cattaneo promosse l’idea di creare una via per collegare la piazza del Duomo con la piazza della Scala in ambito dei rifacimenti della zona del Duomo. Quella zona era infatti ancora di retaggio medievale con vie strette e tortuose ma soprattutto inadatte a sostenere il crescente traffico cittadino. Questa via fu dedicata al re Vittorio Emanuele II che aiutò a velocizzare i permessi di esproprio degli edifici che occupavano l’attuale piazza.
Dal 1860 il Comune di Milano bandì una serie di concorsi per la realizzazione della via che sarebbe diventata la Galleria Vittorio Emanuele II e nel 1863 fu scelto Giuseppe Mengoni. Inizialmente l’architetto aveva proposto una galleria unica, la costruzione di un palazzo porticato e una loggia Reale collegata al Palazzo Reale davanti l’entrata della galleria. Successivamente fu trasformata in una galleria a croce e le altre parti del progetto non furono mai realizzate.
La costruzione
La posa della prima pietra avvenne il 7 marzo 1865 alla presenza del re Vittorio Emanuele II e di molte autorità italiane e straniere. Per il completamente dell’arco trionfale d’ingresso ci vollero solo tre anni ma i lavori del resto della galleria saranno molto più lenti e problematici. Giuseppe Mengoni non riuscì mai a vedere il termine della sua galleria Vittorio Emanuele II dato che morì a causa della caduta da una impalcatura l’anno prima del termine effettivo dei lavori.
Architettura
Gli archi di ingresso
Su piazza del Duomo è presente un grande arco d’ingresso progettato come struttura e dimensioni per ricordare un arco trionfale. È diviso verticalmente in tre parti, quella centrale in cui è presente un unico arco maggiore e le parti laterali sono divise orizzontalmente in due ordini. Quello inferiore composto da un piccolo arco sorretto da due colonne corinzio da cui passano le persone. Quello superiore vede la sostituzione dell’arco con bifore.
L’ingresso che dà su piazza della Scala riprende quello opposto anche se in modo meno ricco. L’arco maggiore è presente e cambiano le parti laterali che sono composti da archi a tutto sesto.
Bracci principali e laterali
Inizialmente Giuseppe Mengoni aveva previsto che la galleria Vittorio Emanuele II fosse unica ma il comune lo obbligò ad aggiungere un altro braccio. Abbiamo così le entrate principali in piazza del Duomo e in piazza della Scala che distano tra loro poco meno di 200 metri. Il braccio minore invece va da via Foscolo a via Pellico e misura 105 metri.
Internamente le facciate sono poste su tre piani più un mezzanino e sono vistosamente decorate nello stile rinascimentale lombardo.
Sull’interno degli ingressi laterali sono presenti quattro semilunette che raffigurano i continenti, esclusa l’Oceania non ancora scoperta. È presente l’Asia, l’Europa, l’America e l’Africa rispettivamente di Bartolomeo Giuliano, Angelo Pietrasanta, di Raffaele Casnedi e Eleuterio Pagliano.
Modifiche successive
Non erano nemmeno tre anni dal termine dei lavori che si resero indispensabili interventi di restauro. A causa della polvere e dell’umidità si stava accumulando molto sporco nelle superfici interne.
Nel 1886 vennero presentate alcune proposte di restauro e modifiche. C’era anche chi aveva proposto di ricoprire la facciata della galleria Vittorio Emanuele II e le sue decorazioni con marmo di Carrara, proposta scartata per la dispendiosità e per la lontananza al progetto originario di Giuseppe Mengoni. Il Comune decise di dipingere le pareti della galleria con delle vernici lavabili speciali.
L’intonaco venne così rinnovato nel 1895 usando stucco impastato con polvere di marmo e il tutto fu dipinto con vernice speciale che permetteva periodiche lavature. Le uniche decorazioni rimosse furono le statue che non potevano essere trattate con la medesima verniciatura.
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