Giovanni Astengo è stato uno dei più importanti urbanisti del secondo dopo guerra occupandosi del piano regolatore del Piemonte, di Torino e di molte altre città italiane.
La formazione
Giovanni Astengo è nato a Torino il 13 aprile 1915 ed è morto a San Giovanni in Persiceto, vicino Bologna, il 26 luglio 1990.
Nasce in una famiglia di industriali e dopo aver studiato al Liceo Classico si laurea al Politecnico di Torino nel 1938 sotto la guida di Giovanni Muzio. Dopo aver fatto il servizio militare, ha iniziato a insegnare nel politecnico in cui si era laureato.
Le preoccupazioni per la ricostruzione del paese
Dopo la Seconda guerra mondiale è stato molto attivo riguardo la ricostruzione del paese essendo convinto della necessità di avere dei piani di ricostruzione mirati che andavano dalla scala nazionale fino a quella locale. Così facendo l’intero territorio nazionale si sarebbe sviluppato in modo articolato ma ordinato.
Fonda insieme ad altri architetti come Mario Bianco, Nello Renacco e Aldo Rizzotti la ARBB, un sodalizio che si impegnava nell’analizzare il territorio. Tra il 1944 e il 1946 Giovanni Astengo e il resto dell’ARBB si sono occupati del piano regolatore dell’area intorno a Torino e del Piemonte.
Fin dall’inizio il torinese ha aderito agli ideali della cultura urbanistica tipica del nord Europa ed anglosassone diventando il maggior sostenitore e divulgatore in Italia. Riguardo questo argomento ha pubblicato due saggi nel 1949 sulla rivista “Urbanistica” dal titolo “Attualità dell’urbanistica” e “La lezione urbanistica di Amsterdam”.
Piani Regolatori
I suoi primi piani regolatori generali sono stati quello di Assisi che nel 1958 ha ricevuto il prestigioso premio Olivetti e quello di Gubbio. Questi daranno le basi per la nascita della ANCSA, l’Associazione nazionale centri storici ed artistici.
Giovanni Astengo reputava indispensabile il momento dell’analisi per le pianificazioni urbanistiche. Era, infatti, necessario conoscere il contesto sia dal punto di vista fisico ma anche sociale ed economico in modo tale da decidere consapevolmente le azioni da intraprendere. La visione dell’urbanista torinese si può riassumere con una definizione che diede all’Enciclopedia Universale dell’Arte nel 1966, considerava l’urbanistica una scienza che studia la totalità dei fenomeni urbani sotto tutti i punti di vista avendo come fine ultimo la pianificazione del loro sviluppo storico. Questa definizione sarà la base della legge regionale del Piemonte n. 56 del 1977.
Durante gli anni 70 oltre l’impegno didattico idea numerosi piani regolatori in città in tutta Italia come Pavia, Albenga e Monreale. In questo periodo lavora anche all’estero come, per esempio, a Mogadiscio nel 1971 per studiare i problemi urbanistici della città ed a Ankara. Negli anni 80 lavorò poi per città toscane come Pisa e Pistoia.
Piano regionale del Piemonte
La distruzione post Seconda guerra mondiale dava l’opportunità di ricostruire le città in modo regolare e non più caotico come era successo fino a quel momento. Le zone dovevano essere ricostruite con notevoli miglioramenti così da non alimentare il sovraffollamento e la insalubrità. Giovanni Astengo ed i suoi colleghi non volevano per la ricostruzione di Torino fare errori come era stato fatto in passato già dal 1944 si occuparono di quello che sarebbe diventato il Piano Regionale Piemontese.
Questo piano aveva come scopo quello di trasformare in modo graduale la situazione attuale fino ad arrivare ad avere condizioni di vita migliori per la popolazione. Così facendo le abitazioni sarebbero diventate più vivibili prevedendo un numero di vani congruo con quello degli occupanti, garantendo una migliore illuminazione e la possibilità di aver accesso a spazi verdi. I nuovi quartiere avrebbero raggruppato le abitazioni secondo il principio organico esposto da Jean Lebreton ne “La Cité Naturelle”.
Per quanto riguarda le zone industriali prevedevano zone destinate esclusivamente all’uso industriale in luoghi tali che queste ricevano le materie prime in modo facile e che sia altrettanto facile la distribuzione dei prodotti. Doveva essere tenuto di conto del ciclo produttivo generale agevolando così la viabilità.
Era necessario anche formare una rete di strade adeguata al traffico allacciandola in modo razionale con le grandi linee di traffico già esistenti. In città le strade avrebbero visto la classificazione rigorosa in arterie a traffico veloce che garantivano l’attraversamento semplice dell’intera città, successivamente per delimitare i quartieri ci sarebbero state le vie cittadine a traffico lento e successivamente le strade residenziali interne ai quartieri.
INU
Nel 1948 entra a far parte dell’INU, l’Istituto Nazionale di Urbanistica e l’anno dopo diventa caporedattore della rivista dell’istituto “Urbanistica”. Rimarrà uno dei membri più autorevoli dell’INU fino alla sua morte ricoprendo molte cariche diventando anche vicepresidente e presidente onorario nel 1986. Indispensabile il suo contributo per il collegamento tra l’istituto e le istituzioni e per l’elaborazione del 1960 del Codice dell’Urbanistica. Questo venne redatto insieme a Giuseppe Samonà con l’idea che andasse a sostituire la legge allora presente risalente al 1942.
Professore a Venezia
Lo stesso Samonà lo chiamò a Venezia come professore di Urbanistica all’Università IUAV. Lui stesso fondò il primo corso di laurea in Urbanistica in Italia formando le nuove figure professionali specializzandole nell’analisi e nella gestione dell’ambiente e del territorio urbano.
Giovanni Astengo politico
Astengo dal 1964 al 1975 fu consigliere comunale di Torino e nel biennio 1966 e 1967 Assessore alla Pianificazione urbanistica. Dal 1975 è stato consigliere regionale della Regione Piemonte fino al 1985 e Assessore alla Pianificazione e Gestione urbanistica fino al 1980.
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