Definire Ginkgo biloba una leggenda vivente, non è affatto eccessivo. Oltre infatti a essere una pianta fossile, considerata la sua presenza accertata già nel Paleozoico, alcuni esemplari sono persino sopravvissuti al bombardamento atomico di Hiroshima.
Sei alberi di Ginkgo biloba hanno infatti resistito all’esposizione alle radiazioni nucleari. Vivono ancor oggi, contraddistinti da una targa, nell’antico giardino Shukkei-en, a pochi passi dal punto di impatto della bomba.
Il giardino storico aveva subito enormi danni ma i Ginkgo sono riusciti a emettere nuove gemme e a rigenerarsi. Non sono i soli alberi a essere sopravvissuti. Altri generi hanno superato il gravissimo attacco e in Giappone vengono chiamati Hibakujumoku, cioè albero (o bosco) esposto a radiazioni nucleari.
È davvero impressionante. Pensare che malgrado il mostruoso calore sprigionato dalla bomba, siano a riusciti a sopravvivere, non può non condurre a riflettere che sembrano lì a testimoniare non solo l’orrore della guerra, specie quella atomica, ma soprattutto la loro resilienza nonché quella dell’umanità.
Un DNA che racconta il viaggio di Ginkgo fra le ere
Fra le sue particolarità c’è anche quella del suo DNA. È 3,5 volte più lungo di quello dell’uomo e contiene più di 40.000 geni. Questo fa capire quante mutazioni ha subito nel corso dei milioni di anni dalla sua presenza sul pianeta e quanto è strutturata la sua genetica.
Sono alberi davvero resistenti e molto longevi. Alcuni individui ultracentenari esistono anche in Italia, come ad esempio quello nell’Orto Botanico di Padova. Documenti storici attestano che è stato piantato intorno al 1750 (primo in assoluto a essere introdotto in Italia) ed è divenuto Patrimonio dell’Umanità stabilito dall’UNESCO.
40 scudi: leggenda o verità?
In altre culture è definito ‘albero dei 40 scudi’. Il motivo pare sia attribuibile al fatto che, quando una spedizione botanica ha scoperto che G. biloba aveva attraversato altre ere geologiche, in Europa le comunità scientifiche del tempo che operavano nei vari orti botanici delle maggiori capitali, hanno fatto a gara per contendersene un esemplare, tanto da mettersi in competizione fra loro per ottenerlo. Solo l’Orto Botanico di Parigi era riuscito a raggiungere l’obiettivo, pagandolo appunto 40 scudi che per l’epoca pare fosse una cifra enorme.
Una caducifolia spesso scambiata per una conifera. Che invece non è
L’altra peculiarità è che G. biloba appartiene alle Gymnospermae, cioè al clado di cui fanno parte, in genere, le conifere, invece che alle latifoglie con cui condivide molte caratteristiche salienti, fra cui la forma delle foglie e i luoghi d’elezione dove vivono. Il termine latifoglie è originato dalla necessità di distinguerle – appunto mediante la forma della lamina fogliare larga – dalle conifere e da tutte le piante le cui foglie sono aghiformi. Quindi, a rigor di logica, Ginkgo biloba dovrebbe appartenere appunto alle latifoglie ma, essendo un genere che in natura si riproduce tramite un seme che non è contenuto e protetto in un ovario, come avviene nelle conifere, è una gimnosperma. Non sono molto i generi vegetali, al di fuori delle conifere, ad appartenere a questo clado e, per certi versi, anche questo aspetto fa di Ginkgo biloba una leggenda vivente.
La curiosità sui suoi semi
L’impollinazione di Ginkgo biloba avviene sul suolo dove i falsi frutti (sono infatti ovuli carnosi privi di embrione) vengono fecondati dal polline trasportato dal vento (impollinazione anemofila o anemogama).I semi che si formano, sono contenuti dentro una struttura legnosa, e germinano fuori terra. Sono però anche commestibili, tanto che, dopo essere stati torrefatti, si utilizzano nella cucina orientale. Vengono venduti col nome di “White Nuts”. In Giappone si usa aggiungerli a molti piatti o come contorno e il loro sapore ricorda quello della nocciola.
Le proprietà farmacologiche
G. biloba è noto e utilizzatissimo da secoli in medicina e farmacologia. I suoi importanti principi attivi oggi sono scientificamente accertati e trovano applicazione in molte patologie o come integratori dai reali benefici effetti su diverse importanti problematiche.
Un albero che ha sempre suscitato riflessioni filosofiche e spirituali
Ginkgo biloba è stato coltivato per millenni dai monaci cinesi per le sue proprietà ma in particolare per un aspetto spirituale: è stato sempre considerato un albero sacro, tanto da essere spesso presente nei pressi dei templi. Lo stesso vale per il Giappone dove è persino simbolo della città di Tokio. Sin dall’antichità si riteneva che proteggesse da energie negative e spiriti malvagi partendo dall’assunto che rappresentasse non solo l’immutabilità delle cose ma anche che, gli opposti sono coincidenti, come ad esempio il bene e il male.
Un grande carattere e tanta bellezza fanno di Ginkgo biloba una leggenda vivente
La sua bellezza, così insolita e particolare, ha ispirato diversi poeti e scrittori nel mondo. Goethe, nel 1815, dopo averlo ammirato nel parco del Castello di Heidelberg, rimase così affascinato da esso, da dedicargli un’ode e anch’egli si era sentito in qualche modo ispirato dalla dualità rappresentata dall’albero:
«La foglia di quest’albero, dall’oriente affidato al mio giardino, segreto senso fa assaporare così come al sapiente piace fare.
È una sola cosa viva, che in se stessa si è divisa? O son due, che scelto hanno, si conoscan come una?
In risposta a tal domanda, trovai forse il giusto senso. Non avverti nei miei canti ch’io son uno e doppio insieme?»
È un albero che suscita un profondo senso di elegante bellezza, quasi come fosse ammantato da una sorta di nobiltà. Le sue foglie sono state e sono ritratte in ogni modo e ambito possibili. Nel design i richiami sono continui da tempo. Le foglie e la colorazione autunnale, sono soggetti così seducenti da essere declinati in ogni modo, come in questa collezione di Venini, ad esempio.
A St. Louis, nel Missouri, la biblioteca centrale che è a capo di tutte le biblioteche della Washington University gli ha dedicato un intero percorso dentro al campus, la Ginkgo Walk e una sala di lettura, la Ginkgo Reading Room, che vi si affaccia.
Ginkgo biloba, dunque, è un albero di innumerevoli particolarità, dalla grande storia e di profonda spiritualità, oltre che di infinita dolce bellezza. Una volta l’anno, anche dorata.
Laura Valente
©Villegiardini. Riproduzione riservata
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