Immerso nel dolce paesaggio collinare della Val di Chiana e della Val d’Orcia, in Toscana, a un passo da Montepulciano e a una manciata di chilometri da altri borghi per i quali la provincia di Siena è internazionalmente nota, il parco di Villa Trecci sorge su una piccola altura circondato da vigneti e da boschi. La variegata geografia della zona è parte del suo fascino e il paesaggio ha pochi eguali.
È un atto d’amore puro, forse il più bel regalo che chi ama i giardini vorrebbe ricevere: Adelmo Barlesi, designer di fama, lo ha progettato e fatto realizzare per la moglie, Cinzia Sorlini, storica dell’arte, che da sempre desiderava un giardino, e a lei lo ha dedicato. Nonostante il luogo in cui si trova, dove abbondano casali con giardini di impronta classica o parchi storici, quello di Villa Trecci è un giardino fuori dal comune, quasi anticonformista, all’avanguardia nel progetto agronomico e nella sua realizzazione, una moderna Arcadia in continua evoluzione. È un parco ornamentale ma più che il design, comunque rilevante, è l’ecologia la sua forza trainante.
In questo giardino sono riunite oltre quattrocento specie mediterranee, per un totale di decine di migliaia di piante, che provengono anche da altre aree del mondo dove si sperimentano condizioni climatiche analoghe, con lunghi periodi di siccità estiva, altri di precipitazioni e altri di freddo estremo. Queste piante utilizzano strategie simili contro il sole, la siccità e il freddo. La comprensione della loro ecologia, di come interagiscono con l’ambiente, con le altre piante e con gli altri esseri viventi è fondamentale per trarre beneficio dalle dinamiche naturali della vegetazione, che in questo modo può prosperare e dare il meglio di sé, come avviene a Villa Trecci.
Piante mediterranee per eccellenza, gli olivi centenari dell’antica cultivar ‘Olivastra Seggianese’, maestosi e contorti dal tempo e dalle intemperie, con le loro chiome imponenti costituiscono l’ossatura principale del giardino, che si estende su una superficie di tre ettari in leggera pendenza. La tenuta è suddivisa in più aree tematiche che la raccontano su scala cinematografica e comprende alcune architetture decorative, quali la Limonaia e il Roseto, che con i loro volumi interrompono le linee prospettiche e invitano alla sosta chi visita il parco. La Limonaia, posta quasi al centro di una grande aiuola lunga circa centoventi metri, è un’eco delle strutture tipiche delle ville toscane per riparare all’interno gli agrumi coltivati in vaso, che durante la bella stagione sono, invece, disposti attorno a una vasca rettangolare nel piazzale antistante. L’acqua e le fontane, oltre a ornare l’area, muovono l’aria e la rinfrescano e il gorgoglio dell’acqua introduce un piacevole effetto sonoro rilassante.
La grande aiuola che lambisce la Limonaia è un trionfo di rosa decisi e tonalità di lilla, illuminati da bianco e giallo, con il verde glauco dei fogliami dalle tessiture diverse a fare da filo conduttore. La compongono principalmente Centranthus ruber ‘Coccineus’ e C. r. ‘Albus’, Gaura lindheimeri ‘Siskiyou Pink’, G. l. ‘Belleza’ e G. l. ‘The Bride’, Nepeta x faassenii, N. mussinii, Salvia abrotanoides, Phlomis fruticosa, Teucrium fruticans ‘Azureum’, Brachyglottis greyi, Jacobaea maritima e Helichrysum italicum, disposti in grandi macchie di colore che sfumano l’una dentro l’altra come delle pennellate su una tela, con le piante grigie a formare volumi dalla tessitura più fitta. Di fronte a questa grande aiuola si trova una bordura curvilinea di erbacee e graminacee, lunga centosessanta metri e profonda dai dodici ai diciotto e che ospita oltre 30.000 piante, un’onda che caratterizza la parte centrale del parco progettata per garantire la biodiversità e una lunga stagione di interesse, dalla primavera all’autunno, con un alternarsi di colori, altezze, texture e profumi. In questa scala, le piante devono avere un forte impatto come i vari Miscanthus sinensis, Calamagrostis x acutiflora ‘Karl Foerster’, Panicum virgatum ‘Heavy Metal’ che fanno da sfondo a uno schema colorato soprattutto con Salvia nemorosa ‘Caradonna’, Verbena bonariensis, Salvia yangii, Asclepias syriaca e Phlomis fruticosa con l’aggiunta di Aster tataricus ‘Jindai’ a fine estate. Le graminacee assumono un’intensità luminosa nell’ora magica che precede il tramonto prima che il sole lasci il giardino, in particolare Stipa gigantea che con le sue spighette dorate sembra quali brillare alta e snella sopra le altre piante. In primavera, per contro, questa lunga aiuola ha un aspetto delicatissimo datole dalla fioritura delle bulbose come narcisi, muscari e varie specie e cultivar di Allium, che crescono tra i giovani cespi verde chiaro delle graminacee. È una tavolozza di colori tenui che prende ritmo man mano che la stagione avanza, i livelli di luce si alzano e le piante crescono. Un saggio di piante contemporanee, audaci, in grandi macchie perché si possano leggere bene anche da lontano.
Il Roseto, che si raggiunge al termine della lunga aiuola, ha un forte impatto, sia architettonico sia floreale. È racchiuso da un’architettura scenografica in mattoni rossi che assorbono e irradiano il calore del sole e proteggono dai venti e nella parte centrale una fontana fa da colonna sonora. Le rose qui raccolte sono tutte di composta eleganza, principalmente frutto del lavoro di ibridatori italiani e sono un sinonimo di fascino, un romantico intreccio di piante con fiori dai colori pastello che passano dal rosa al pesca al bianco con qualche tocco più scuro per contrasto. R. ‘Accademia’, R. ‘Scent of a Woman’ e R. ‘Burgundy Iceberg’, infatti, spuntano qua e là tra R. ‘Dolce Luna’, R. ‘Antico Amore’, R. ‘Stile 800’, R. ‘Sans Souci’, R. ‘Niso Fumagalli’ o R. ‘Mariangela Melato’, mentre nella parte esterna si indugia con qualche rosa dal portamento più morbido come R. ‘Sea Foam’ o R. ‘Knirps’.
Il Roseto è l’unica zona a godere di un’impianto di irrigazione, a differenza del resto del giardino, che, come detto, si appoggia sulle dinamiche delle piante mediterranee. Nel parco esistono due cisterne interrate, che affiorano alla guisa di specchi d’acqua rettangolari, per la raccolta delle acque meteoriche tramite drenaggi e tubazioni sotterranee, e sono un sopporto per mantenere le fontane e il lago. Quest’ultimo si trova a poca distanza dal Roseto e dalla Biblioteca dalle quali è separato mediante una zona coltivata a piante a foglia grigia o glauca dalle fioriture prevalentemente blu, viola, lilla e disposte a onda, quali Nepeta x faassenii, Lavandula angustifolia, Caryopteris x clandonensis ‘Grand Bleu’, Salvia abrotanoides o Teucrium fruticans.
In estate, nelle belle giornate di sole, nel lago si ammirano circa venti cultivar di ninfea (Nymphaea) dai fiori nei toni del rosa, pesca, giallo e bianco e di dimensioni e forme differenti: dalla graziosa N. ‘Madame Wilfron Gonnere’ a coppa rosa tenue che sfuma al bianco alla più decisa e a forma di stella N. ‘Perry’s Magnificent’ rosa intenso, oppure alla spettacolare N. ‘Mangkala Ubol’ color pesca che sfuma al rosa e dai grandi fiori doppi che emergono dall’acqua o ancora alla candida N. ‘Ernst Epple Senior’ dai fiori stradoppi. Tenute a bada perché non si approprino di tutto lo spazio del lago, si ammirano anche le Nelumbo nucifera (fior di loto) dai fiori a coppa bianchi o rosa delicato e molto profumati.
Ai bordi del lago prospera una vegetazione rustica tipica degli ambienti umidi che alterna a piante sempreverdi o semisempreverdi quali Equisetum fluviatile, E. hyemale, Juncus effusus piante dai fiori sorprendenti quali Thalia dealbata, Pontederia cordata e varietà di Iris laevigata e I. pseudacorus. Accanto alle rive, invece, si ritrovano le piante mediterranee a fioritura estiva, che sono il filo conduttore del giardino ma con l’aggiunta di Pseudodictamnus mediterraneus e P. acetabulosus, Cistus creticus, Escallonia rubra var. macrantha, Vitex agnus-castus ‘Latifolia’, Malva arborea, Iris germanica con fiori dal lilla, I. g. ’Bedtime Story’, al pesca, I. g. ’Peach Jam’ insolita di colore da rosa ad albicocca pallido con striature irregolari viola, al bianco e Lespedeza thunbergii, un gioiello di fine estate dai lunghi rami arcuati rivestiti di piccoli fiori rosa intenso che si tuffano nelle acque del lago alla pari di Salvia rosmarinus ‘Prostrata’ e di Verbena pulchella.
Una piccola casa in mattoni si affaccia sul lago da una piccola altura: è la Biblioteca di Adelmo Barlesi. Accanto ad essa si trovano la cisterna principale e un giardino che, oltre alle perenni, accoglie una maggiore varietà di arbusti per creare volume, quali viburni, lillà e Cornus. Qui in primavera romantiche peonie arbustive nei toni del rosa e del porpora e bianche catturano lo sguardo, che, invece, poco più tardi è attratto da Rosa ‘Castore’ e R. ‘Polluce’, due rose paesaggistiche di grande sviluppo che si ricoprono di grandi grappoli di fiori semidoppi rosa chiaro e rosa scuro e che, come i Dioscuri, danno il meglio di sé quando in coppia, e in ampie masse.
Al centro del giardino, in una zona lasciata libera dagli olivi, si trova un boschetto con alberi e arbusti a foglia caduca con un sottobosco di erbacee e bulbose. È una zona particolarmente fresca dove è piacevole passeggiare attratti dalla fioriture, dai profumi e in autunno dal colore cangiante delle foglie. Se in primavera ci sono Crataegus monogyna, Cercis siliquastrum, Prunus cerasifera ‘Nigra’, Malus ‘Evereste’, Pyrus calleryana ‘Chanticleer’, Philadelphus coronarius, Laburnum anagyroides a fare alzare gli occhi verso l’alto o Euphorbia characias ssp. wulfenii insieme a narcisi, tulipani ed ellebori verso il basso, in estate sono i tigli a riempire l’aria con il loro profumo di miele; in autunno, invece, soprattutto Liquidambar styraciflua, Fraxinus angustifolia ‘Raywood’ e Morus nigra con qualche acero regalano colorazioni intense delle foglie. Il giardino delle piante a foglia grigia, poco distante, è un abaco di specie tipicamente mediterranee: la sottile peluria presente sulle foglie riflette la luce e abbassa la temperatura superficiale della pianta, prevenendo la perdita d’acqua e rendendo la pianta estremamente tollerante alla siccità. Sotto un profilo estetico, inoltre, il grigio argento ha una sottigliezza di sfumature e contrasti che mette in risalto i fiori, senza stancare l’occhio. Oltre a piante già distribuite nella altre aree del parco, questa zona accoglie varie specie e cultivar di Artemisia, Euphorbia, Achillea e Cistus, Atriplex halimus, Eremophila nivea, Sarcopoterium spinosum e qualche rosa, R.’Iceberg’, R. ‘Old Blush’, R. x odorata ‘Mutabilis e R. chinensis ‘Sanguinea’ in un gioco di alternanze di volumi, quote, colori e profumi.
Tutto il parco è circoscritto da una siepe mista di arbusti mediterranei liberi di crescere in un disordine controllato che dilata lo spazio e mantiene un senso di coesione ma evita l’effetto barriera. È il regno dei Ceanothus e Pittosporum in specie e varietà, Arbutus unedo, Feijoa sellowiana, Elaeagnus x ebbingei e E. angustifolia, Osmanthus fragrans e O. heterophyllus, Citrus trifoliata, Ficus carica, Laurus nobilis e altre specie che sono presenti altrove: la piantagione a macchie ripetute è un altro filo conduttore che lega il tutto e dà un ritmo, nel continuo rincorrersi delle piante.
Il parco di Villa Trecci ha un aspetto maturo ed è questo un altro dei punti di forza del progetto: realizzato in soli due anni, dal 2015 al 2017, ha aperto al pubblico solo nel 2018.
Il Parco di Villa Trecci fa parte del Network Grandi Giardini Italiani.
Potrebbero interessare anche: