Si era già parlato della ricchezza storica e paesaggistica della provincia di Viterbo in occasione dell’omaggio, su questa rivista, a Villa Lante a Bagnaia. Come a sottolineare ancora una volta il fascino di un lembo di terra incontaminato, oggi si vogliono ricordare i giardini di Castello Ruspoli di Vignanello, un altro comune nella provincia che vanta la più alta concentrazione mondiale di giardini storici: un vanto tutto italiano. E quella di Vignanello, forse, rappresenta la massima espressione del giardino all’italiana, l’esempio più sofisticato ed elegante e, per questo, più celebrato in tutto il mondo.
Il Castello Ruspoli si è formato, originariamente, intorno ad una rocca dell’anno 853, costruita dai frati benedettini, ai quali il Medioevo italiano, anzi, europeo deve molto. Il territorio, ovviamente, apparteneva allo Stato Pontificio. La prima feudataria del castello fu Beatrice Farnese nel 1531. Ma si deve ad un’altra donna il primo, significativo intervento di restauro. Si tratta di Ortensia Farnese, figlia di papa Paolo III Farnese, designata dallo stesso papa come discendente alla proprietà. L’intervento di restauro venne effettuato secondo gli schemi architettonici ghibellini, su disegno del Sangallo. Ma l’aspetto contemporaneo del Castello Ruspoli lo si deve alla terza donna che entra a far parte di questa storia: Ottavia Orsini, moglie di Marc’Antonio Marescotti. Ottavia, figlia del creatore dell’importante giardino di Bomarzo, dà il via ad una serie di interventi a partire dal 1610: è in questa data che nasce lo splendido giardino, quasi un omaggio alla passione viscerale del padre.
Dal 1704 il Castello prese il nome Ruspoli ed ancora oggi è residenza estiva dei discendenti della stessa famiglia.
L’area di maggior interesse di tutto il complesso – come dichiarato in apertura – è quella dedicata al giardino, il quale ospita uno dei più famosi parterre del Seicento; lo spazio rettangolare è definito da quattro viali, che lo attraversano in lunghezza ed in larghezza e che, a loro volta, vanno a definire ben dodici parterre di bosso allineati e geometricamente squadrati. Al centro vi è un’imponente vasca, contornata da quattro arcate di balaustre in peperino; potremmo definirle delle vere e proprie “sculture vegetali”, in origine realizzate con salvia e rosmarino, che maggiormente contribuiscono a fare del luogo un immenso disegno geometrico astratto.
I dodici parterre sono, oggi, contornati da siepi miste di alloro, lauroceraso, viburno tino e bosso. Da sottolineare il fatto che all’interno dei parterre centrali vi siano registrate con la verdura le iniziali di Ottavia Orsini e dei figli Sforza e Galeazzo (iniziali volute proprio da Ottavia Orsini all’epoca della sua proprietà).
Agli angoli, invece, di ogni parterre, in antichissimi vasi di terracotta, rubano la scena delle colorate piante di limone.
Uno degli elementi che contribuiscono a rendere questo luogo pieno di fascino è il fatto che il giardino si sia mantenuto intatto nel corso dei secoli e questo grazie alla famiglia Marescotti Ruspoli, che ha tramandato nel tempo le tecniche di coltivazione e di manutenzione.
Piero Di Cuollo
Via GrandiGiardini