George Nelson (29 maggio 1908 – 5 marzo 1986) è stato un industrial designer, grafico, architetto e autore statunitense, considerato, insieme a Charles Eames, uno dei massimi esponenti del modernismo americano. È stato definito “il creatore di cose belle e pratiche”. Si laureò in architettura presso la Yale University. La borsa di studio vinta a Roma gli permise di viaggiare in tutta Europa e incontrare e intervistare architetti del calibro di Le Corbusier e Gio Ponti. Ritornato in America, suoi articoli vennero pubblicati nella rivista Architectural Forum di cui fu editore. Colpito da un suo articolo del 1944 sul design di arredi e l’edilizia residenziale, D.J. DePree, direttore dell’azienda di arredamento Herman Miller, propose a George Nelson di diventarne il design director. Nelson lavorò per la Herman Miller per vent’anni, fino sino al 1972 con la sua George Nelson & Associates. Nel corso della sua carriera aa anche progettato e curato mostre, scritto diversi libri e articoli su design e architettura. I suoi progetti sono caratterizzati da funzionalismo, minimalismo e semplicità, e dall’uso di nuovi materiali e tecnologie.
George Nelson, studi e carriera
Curioso sapere che George Nelson divenne il grande designer che tutti conosciamo grazie a un temporale. Nato nel 1908 ad Hartford (Stati Uniti) si appassionò all’architettura grazie a un episodio pressoché curioso avvenuto nel 1924 mentre percorreva le strade di New Haven, nel Connecticut: pioveva a dirotto e il giovane Nelson cercò riparo nell’edificio più vicino, la Yale School of Architecture. È qui che arrivò il colpo di fulmine mentre osservava, incantato, i lavori degli studenti esposti nella hall. Quello stesso anno, a soli sedici anni, iniziò a frequentare l’università per laurearsi in architettura nel 1928 e in belle arti tre anni dopo, nel 1931. Grazie alla vincita di una borsa di studio, partì per Roma dove frequentò l’Accademia Americana dal 1932 al 1934. In Europa, il giovane Nelson, ebbe modo di conoscere direttamente le grandi opere architettoniche e i grandi esponenti del modernismo. Promise a se stesso che l’Europa l’avrebbe girata tutta per poter intervistare i grandi architetti moderni, con il sogno di poter pubblicare i suoi articoli negli Stati Uniti. Quella che poteva sembrare un’impresa quasi utopica, si rivelò, invece, un’esperienza di scambio e conoscenza (Nelson presentò all’avanguardia europea la comunità del design americana e introdusse alla comunità americana i grandi nomi di Walter Gropius, Ludwig Mies van der Rohe, Le Corbusier e Gio Ponti).
Non solo, questo viaggio nel vecchio continente gli permise, una volta rientrato in patria, di cogliere interessanti occasioni di carriera che lui definì “fortunate” ma che, invece, altro non furono che le meritate conseguenze della sua genialità. Nel 1935 entra a far parte della rivista Architectural Forum nella quale vi rimarrà fino al 1944, anno in cui D.J. Pree, il direttore della Herman Miller, colpito dai suoi articoli e dalle sue idee, lo volle come design director della famosa azienda di arredamento. Con la Herman Miller fu una collaborazione proficua e felice, Nelson vi lavorò fino al 1972 con la sua società, la George Nelson & Associates fondata qualche anno più tardi, nel 1947 e di cui facevano parte designer come Isamu Noguchie, Charles e Ray Eames, Alexander Girarda, Harry Bertoia. La storica casa di mobili tradizionali, diventò, sotto la direzione di Nelson, pioniera del design moderno. In Europa fu Vitra, azienda tedesca, a fornire i prodotti classici della Herman Miller, firmando nel 1957 il suo primo accordo di licenza col produttore americano.
Lo stile e le creazioni iconiche di George Nelson
George Nelson stabilì uno standard innovativo di design indirizzato a tutte le attività della società, introdusse la pratica della gestione dell’immagine aziendale, aprendo la strada ai programmi di grafica. Sua fu anche l’idea di sviluppare un’immagine coordinata aziendale chiara, a partire dagli arredi alla comunicazione, fino a arrivare all’allestimento.
Come architetto, Nelson, realizzò diverse residenze private, le più famose sono la Sherman Fairchild House (1914) e l’Experimental House nella quale è ben visibile il suo interesse per i prefabbricati e i pavimenti flessibili.
Per la Herman Miller, George Nelson disegnò la Basic Cabinet Series prodotta dal 1946 al 1958 oltre all’Herman Miller’s Office (prima scrivania a L al mondo); il Nelson Workspaces (1970), un originale sistema per l’ufficio composto da una serie di sistemi modulari a combinazione libera. Tra i suoi progetti più noti, inoltre, vi è il famosissimo Divano Marshmallow e l’angolare Coconut Chair del 1955, la colorata collezione di orologi di cui fa parte il Ball Clock (1948-1960); e le lampade Bubble progettate nel 1952.
Filosofia e fortuna
George Nelson è stato definito un metadesigner: il suo interesse era rivolto maggiormente non tanto ai prodotti finali, quanto ai loro processi di progettazione e al loro rapporto con il mondo circostante.
“Nessun design può esistere isolatamente. È sempre correlato, a volte in modi molto complessi, a un’intera costellazione di situazioni e atteggiamenti che influenzano. Ciò che chiamiamo un buon design è quello che raggiunge l’integrità, ovvero l’unità o l’integrità, in una relazione equilibrata con il suo ambiente”. Era questa la sua filosofia del designer.
Fu anche un precursore della riduzione dell’inquinamento, tra le sue idee vi era anche quella di un centro commerciale pedonale privo di automobili, una visione, per l’epoca, davvero insolita e all’avanguardia.
Era fortemente convinto che il dovere del designer fosse quello di costruire un mondo migliore, era la sua responsabilità verso la società.
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