Nel segno di un periodo storico segnato dalla Rivoluzione Messicana, un evento che solcò profondamente la cultura e l’identità del paese, vi è una figura che si distinse per la sua originalità e forza espressiva.
Frida Kahlo, una pittrice che ispirò un’estetica così unica da divenire di dominio mondiale e il cui stile, uso del colore e del rimando a un mondo tradizionale, eppure innovativo, segnarono profondamente la Storia dell’Arte e la sua percezione.

Autoritratto con collana di spine e colibrì, Frida Kahlo, 1940 [Frida Kahlo – Lloyd, Brigitte Gastel, Public Domain, Wikimedia Commons]

Cenni sulla vita di Frida Kahlo

Frida Kahlo, nata nel 1907 a Coyoacan, un quartiere di Città del Messico, riuscì a creare un immaginario comune legato alla sua arte, al suo modo unico di rappresentare il mondo e di utilizzare il suo stesso corpo per veicolare in modo efficace dei messaggi forti, spesso, quasi disturbanti.
Questa pittrice passò tutta la sua vita segnata dal dolore fisico e psicologico, facendolo trasparire così vividamente da plasmare l’occhio di chi si imbatteva nei suoi lavori e rendendolo uno dei pilastri portanti della sua estetica.

La famiglia dell’artista segnò il suo modo di pensare e di produrre arte, tanto da portarla a rievocare delle tematiche care alla cultura messicana, ma con un gusto innovativo dato dalla multiculturalità che era presente nella vita di Frida.
Padre tedesco e madre messicana, visse a Città del Messico nel periodo della Rivoluzione Messicana, movimento di cui fece attivamente parte e di cui si interessò fin dall’adolescenza.
L’infanzia dell’artista venne segnata dalla poliomielite e dalle conseguenze che questa malattia ebbe in seguito, lasciandole una gamba danneggiata, ma non impedendole di proseguire i suoi studi. Nel 1922, a 15 anni, si iscrisse alla Escuela Nacional Preparatoria, dove iniziò a frequentare l’ambiente rivoluzionario e poco dopo, a soli due anni di distanza, rimase coinvolta in un grave incidente stradale.

Frida Kahlo fotografata da suo padre nel 1926 [Guillermo Kahlo, Public domain, Wikimedia Commons]

Una nuova nascita

Frida Kahlo artista, nacque però nel letto della sua convalescenza, iniziando a dipingere autoritratti servendosi di uno specchio posizionato sopra il suo letto e passando così il tempo in cui non le era concesso muoversi.
Queste prime opere riflettono il desiderio di fuggire dal dolore fisico, dall’immobilità e dalle costrizioni che le impedivano di essere come tutte le altre diciottenni.
Non a caso, oltre che divenire esponente della pittura folkloristica messicana, divenne anche un simbolo del movimento femminista.

Le donne, coloro che in quel periodo e quelli successivi stavano combattendo per ottenere diritti e riconoscimento, trovarono uno specchio formidabile nella rappresentazione della costrizione, della gabbia e del dolore che Frida Kahlo riusciva a trasmettere nelle sue opere.
Tre anni dopo l’incidente incontrò Diego Riviera, esponente del Muralismo Messicano e fra i due nacque un’intensa passione tanto che si sposarono, tuttavia dando vita a un rapporto tormentato che culminò nel divorzio del 1939. Questa unione venne segnata da ideali comuni, dal bisogno di liberare e lottare, ma anche da infedeltà, momenti bui e dissapori frequenti.

Frida Kahlo, Frieda and Diego Rivera, 1931 [Rob Corder, CC BY-NC 2.0, Flickr]

Il Muralismo Messicano con Frida Kahlo

Frida raccoglie lo spirito del Muralismo Messicano di cui il marito faceva parte, un movimento che era nato per i diritti dei più poveri e che puntava a mostrare in piena luce il bisogno di rivendicazione sociale e di indipendenza identitaria, usando i muri delle città come manifesti.

In quel periodo la pittrice introdusse molti più elementi folkloristici nel suo immaginario e si dedicò all’esplorazione complessa di sé stessa e del mondo, come si può osservare nell’opera Le due Frida del 1939.
Questo autoritratto mostra la frattura interiore che la donna stava sperimentando, sia a livello fisico che a livello sentimentale e fanno presagire quello che sarà il periodo successivo, ma mostrano anche un aspetto più identitario e legato alle sue origini europee e messicane.
Dopo la rottura con Diego Riviera, la pittrice iniziò a esplorare la sua libertà e la sua indipendenza, mostrando il lato psicologico di quello che poteva essere un periodo di liberazione, ma anche di solitudine, frustrazione e di disagio interiore.

Le due Frida, Frida Kahlo, 1939 [Museo de Arte Moderno, Città del Messico]
Le due Frida, Frida Kahlo, 1939 [ CC0, Museo de Arte Moderno, Città del Messico]

Il Surrealismo e le ribellioni attraverso il corpo

Nel 1944 dipinse La colonna rotta, che ben illustra quello che poteva essere il mondo interiore dell’artista in quel periodo. Così Frida Kahlo, spinta forse dal bisogno di evadere per un breve periodo dal suo mondo, andò in Europa e conobbe il surrealismo, traendone un grande spunto e un’occasione di crescita personale, incorporando queste nuove visioni nella sua incessante produzione artistica.
Non si identificò mai completamente come surrealista e, anche se ne condivideva molti degli aspetti, rimase sempre ancorata alla sua identità messicana e al suo immaginario unico e radicato.

Proprio per questo amore che mostrava verso la sua patria, nel 1940 divenne ancora più attiva politicamente, fino a schierarsi apertamente con il movimento comunista, fregiandosi definitivamente del ruolo di donna simbolo della rivoluzione. Frida Kahlo rappresentava una figura che era di tutte. Una donna oppressa dalla società, dal colonialismo e che in qualche modo trasformava il suo corpo in quello della sua patria, distrutta e saccheggiata, piegata e sofferente.

Autoritratto al confine tra Messico e Stati Uniti, Frida Kahlo,1932
Autoritratto al confine tra Messico e Stati Uniti, Frida Kahlo,1932 – Collection of Maria and Manuel Reyero, New York [CC BY-NC-SA 4.0]

L’amore e l’attivismo

Oltre all’attivismo e alle lotte, ad un certo punto la pittrice riallacciò i rapporti con Diego Riviera, con cui restò fino alla fine dei suoi giorni.

Frida Kahlo morì a soli 47 anni, scivolando sul pendio del dolore fisico e delle conseguenze disastrose dell’incidente che aveva subito in gioventù. I suoi ultimi anni furono costellati da opere che rivelavano quanto la donna volesse comunicare la propria condizione e quanto, nonostante fosse consapevole dei suoi limiti, non si fosse mai fatta bloccare nell’alzarsi in piedi e gridare ciò in cui credeva.

Opere come Il suo nome è Frida del 1944, esprimono infatti appieno il concetto di indipendenza e trattano in modo radicale il tema del corpo, della convenzione sociale e della femminilità.
Non solo riuscì a rappresentare l’esperienza della Frida donna, ma si oppose strenuamente alla rappresentazione della perfezione, rivendicando il diritto di essere autentica e in contrasto con l’ideale di subordinazione e passività che ci si aspettava lei dovesse incarnare.

Frida Kahlo
Ritratto della pittrice messicana Frida Kahlo, 1932 [Guillermo Kahlo, Public domain, Wikimedia Commons]

Un’artista e una donna che le rappresentava tutte

Rese visibile l’invisibile e si fece portavoce di verità scomode, capovolgendo anche il concetto di protesta e scomodità che il movimento femminista intendeva perseguire e che lei stessa portò avanti anche a discapito della sua felicità personale.
Frida Kahlo visse tutte queste vicende sul suo corpo, usandolo come strumento politico per veicolare il messaggio della disobbedienza, dell’identità rivendicata e della propria capacità di autodeterminarsi.

Opera dalla nuova serie “Idole” del 2020: “Frida resta per sempre”, Sabina Bockemühl [Kabinaka, CC BY-SA 4.0, Wikimedia Commons]
Laura Cantarelli
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