La Fondazione Ferrero di Alba presenta Indistinti Confini, un calendario di conversazioni aperte al pubblico moderate da Cristiana Perrella. Gli incontri verteranno su arte, architettura e musica, come occasioni di approfondimento della poetica del grande artista italiano conosciuto in tutto il mondo, che si confronterà con personalità internazionali della scena culturale contemporanea. L’esposizione Giuseppe Penone. Impronte di luce proseguirà fino a domenica 16 febbraio 2025, offrendo al pubblico la possibilità di scoprire il film Memoria dei fluidi, con la regia di Giampaolo Penco.
A dare avvio alla serie, venerdì 10 gennaio 2025 alle ore 18.30, l’incontro Il bosco sacro di La Tourette con Giuseppe Penone e Frère Marc Chauveau. Padre domenicano e storico dell’arte, recentemente coinvolto in diversi comitati artistici dedicati alla ristrutturazione degli arredi interni a Notre-Dame di Parigi, Frère Marc Chauveau ha vissuto per vent’anni nel convento di Santa Maria de La Tourette nella regione di Lione in Francia, edificio progettato da Le Corbusier a partire dalla metà degli anni Cinquanta. Dal 2009 Chauveau cura mostre d’arte contemporanea, invitando gli artisti, tra cui anche Giuseppe Penone nel 2022, a stabilire un dialogo tra le proprie opere e l’architettura di Le Corbusier. La lezione di Le Corbusier e in particolare il suo Modulor sono infatti alla base della serie Impronte di luce.
L’impronta “ecologica”
Si prosegue martedì 28 gennaio 2025, sempre alle 18.00, con L’impronta “ecologica” che vede la partecipazione degli architetti Hala Wardé e Stefano Boeri. Wardé è la fondatrice di HW architecture, studio di architettura che ha collaborato negli anni con diversi artisti contemporanei. In occasione della progettazione del Louvre Abu Dhabi, Wardé ha invitato Giuseppe Penone a realizzare l’installazione site-specific Germination (2017). Stefano Boeri, architetto, urbanista, teorico dell’architettura e Presidente di Triennale Milano, ha dato vita allo studio Stefano Boeri Architetti la cui pratica progettuale, come accade nell’opera di Giuseppe Penone, integra la natura vivente, imponendosi come un punto di riferimento per l’architettura sostenibile e lo svi- luppo urbano strategico, sia in Italia che a livello internazionale.
La programmazione si conclude giovedì 13 febbraio con un doppio appuntamento che saluta la mostra Impronte di luce. Alle 18.30, Giuseppe Penone dialoga con Carolyn Christov Bakargiev, nell’ambito dell’incontro Trecento milioni di anni. Curatrice italo-americana di fama internazionale, in precedenza direttrice del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, si è recentemente occupata della curatela della grande mostra dedicata all’Arte Povera presso la Bourse de Commerce – Pinault Collection di Parigi, che racconta lo storico movimento teorizzato da Germano Celant, di cui Giuseppe Penone è ancora oggi uno dei più celebri esponenti. A seguire, dalle 19.30, il palco dell’auditorium della Fondazione Ferrero ospita un concerto esclusivo del compositore e pianista italiano apprezzato in tutto il mondo Ludovico Einaudi.
LA MOSTRA
La Fondazione Ferrero di Alba presenta sino a domenica 16 febbraio 2025, la mostra Giuseppe Penone. Im- pronte di luce, ampia antologica dedicata al lavoro di uno dei più grandi protagonisti dell’arte contemporanea internazionale, pensata appositamente per gli spazi della Fondazione e a cura di Jonas Storsve in collaborazione con l’artista. L’esposizione riunisce oltre cento opere, alcune delle quali presentate in Italia per la prima volta in un racconto visivo che attraversa la ricca produzione di Giuseppe Penone (Garessio, 1947), dagli anni Sessanta fino alle più recenti sperimentazioni, individuando come filo rosso della narrazione l’elemento ricorrente dell’impronta. Spiega l’artista: «L’impronta rivela la sezione aurea che ho nelle mani. Ad occhi chiusi il punto di contatto della mia pelle non ha confini. La mano che si appoggia alla superficie crea l’ombra che diventa luce quando si ritrae e appare il colore».
Il tema dell’impronta, che innerva la carriera di Giuseppe Penone fin dai primi lavori, diviene metafora del legame indissolubile tra uomo e natura e strumento del profondo dialogo tra l’artista e l’ambiente che lo circonda, interpretato attraverso una vasta selezione di tecniche e materiali. Dal disegno alla fotografia, dall’intaglio alla scultura e alla pittura, il motivo dell’impronta diviene nella visione dell’artista sinonimo di contatto tra superfici differenti e trova una propria manifestazione ideale nella natura, intesa come ecosistema globale di cui ogni elemento è parte integrante, dall’essere umano alle foglie, dagli alberi alla terra. L’esposizione si articola in nove sale che ripercorrono la ricerca artistica di Giuseppe Penone a partire dalla fine degli anni Sessanta, in un itinerario caratterizzato dall’eco dell’impronta.
Il percorso espositivo
Il percorso espositivo si apre con una prima sala che richiama l’idea della crescita naturale, rappresentata in opere come Alpi Marittime – Continuerà a crescere tranne che in quel punto (1968-1978) e Albero libro (2019). Si prosegue con uno spazio dedicato a opere fotografiche tra cui Svolgere la propria pelle – 10 giugno 1970 (1970) e la serie Coincidenza di immagini (1971), in cui il braccio destro dell’artista è stampato a grandezza naturale. Sopra la fotografia Penone ha incollato una lunga striscia di carta ritagliata con l’impronta di ciascun dito della mano e di una parte del braccio rilevati con l’inchiostro: la sovrapposizione perfetta ne afferma la coincidenza. Non mancano le sperimentazioni nel campo del disegno, restituite in mostra con lavori come Sento il respiro della foresta (1968).
La terza sala accoglie la serie di sculture Avvolgere la terra – il colore nelle mani (2022), che l’artista realizza prendendo tra le due mani un pezzo di argilla, azione primordiale della scultura, e ricava il calco negativo della mano. Con il colore l’artista rileva l’impronta del gesto. Segue un affondo dedicato a installazioni come Spine d’acacia – occhio (2014), in cui l’artista utilizza spine d’acacia su tela per restituire impressioni visive che richiamano parti del corpo umano come gli occhi e le labbra.
L’idea di un contatto diretto tra essere umano e natura
L’idea di un contatto diretto tra essere umano e natura prosegue nei lavori presentati nella quinta sala, tra i quali figurano opere a matita e inchiostro come In punta di spine la sensibilità della pelle (2001) e acquerelli su carta come Pelle di foglie. Sguardo all’orizzonte da terra (2004). La sesta e settima sala accolgono una selezione di sculture monumentali, tra cui spiccano Pensieri di foglie (2014) e Soffio (1978), che restituiscono l’attenzione di Giuseppe Penone nell’utilizzo di materiali diversi spaziando dal bronzo alle pietre di fiume, dal marmo bianco di Carrara alla terracotta.
L’ottava e la nona sala sono riservate alla serie Impronte di luce (2022), per la prima volta presentata in Italia. Le opere, realizzate con olio su tela, rievocano nelle dimensioni e nei colori il Modulor dell’architetto francese Le Corbusier e raffigurano forme evocative del corpo umano, catturate a partire da ingrandimenti delle mani dell’artista. Il percorso di mostra trova la propria conclusione nel giardino della Fondazione Ferrero, dove il visitatore incontra le opere in bronzo Equivalenze (2016) e i Gesti vegetali (1983). Completa il progetto espositivo il catalogo illustrato edito da Skira, che riunisce le immagini di tutte le opere in mostra e vi affianca i saggi a firma dell’artista e del curatore, assieme ai contributi di Jean-Christophe Bailly, Olivier Cinqualbre, Carlo Ossola e Francesco Guzzetti, responsabile del coordinamento scientifico della mostra.
Giuseppe Penone
Nato a Garessio nel 1947, Giuseppe Penone vive e lavora a Torino. Dove tiene le sue prime mostre tra il 1968 e il 1969, rivelandosi tra i protagonisti dell’Arte Povera. Nella sua arte, il processo di attuazione è parte integrante dell’opera e sono le azioni compiute dall’artista in rapporto dialettico con quelle naturali. Che danno forma alla materia. L’albero, “idea prima e più semplice di vitalità, di cultura, di scultura”, è un elemento centrale nel suo lavoro. Penone ha rappresentato l’Italia alla 52° Biennale di Venezia del 2007 e ha tenuto mostre personali in importanti istituzioni italiane ed estere, tra cui Stedelijk Museum (1980). National Gallery of Canada di Ottawa (1983). Castello di Rivoli (1991). Toyota Municipal Museum of Art (1997). Centre Georges Pompidou (2004, 2022). Château de Versailles (2013). MART di Rove- reto (2016), Rijksmuseum (2016). Galleria degli Uffizi (2021). Philadelphia Museum of Art (2022), Galleria Borghese (2023).
Jonas Storsve
Jonas Storsve è nato a Copenaghen nel 1956. Ha studiato storia dell’arte a Parigi, presso l’Ecole du Louvre e l’università La Sorbonne. Ha ricoperto la carica di curatore presso diverse istituzioni museali francesi. Quali il Musées de la Ville de Strasbourg (1988-91) e il Musée des BeauxArts de Nantes (1991-95). Dal 1996 al 2006, è stato curatore presso il Cabinet d’art graphique del Musée National d’art moderne, Centre Georges Pompidou di Parigi.
Nello stesso museo, è diventato curatore capo del dipartimento di arte grafica, dal 2009 al 2023. Ha curato numerose mostre e pubblicazioni su artisti moderni e contemporanei. Nel 1991 ha organizzato, insieme a Michèle Lavallée, la prima grande antologica dedicata al lavoro su carta di Giuseppe Penone (Giuseppe Penone. L’espace de la main, Strasburgo, Ancienne Douane, 26 ottobre 1991 – 19 gennaio 1992). Più di recente, è stato il curatore, in collaborazione con Laetitia Pesenti, della mostra Giuseppe Penone. Dessins (19 ottobre 2022-6 marzo 2023) presso il Musée national d’art moderne, Centre Georges Pompidou. Con la quale è stata celebrata la donazione dell’artista al museo francese di più di trecento opere su carta. Realizzate nel corso di tutta la sua attività. fondazioneferrero.it
Ti potrebbero interessare anche: