Il 2020 è stato un anno ricco di soddisfazioni per Emilio Ambasz, architetto e designer nato in Argentina ma cittadino del mondo. Dopo avere ottenuto un prestigioso riconoscimento internazionale come il Compasso d’Oro ADI 2020 alla carriera, l’architetto ha raggiunto un altro importante obiettivo. È stato infatti annunciato che Dipartimento di Architettura e Design del MoMA, Museum of Modern Art di New York, sarà la sede di un istituto di ricerca intitolato ad Ambasz. Un centro studi che si occuperà di una nuova idea di architettura orientata, sull’esempio del Maestro della green architecture, all’integrazione della natura con l’ambiente artificiale. L’annuncio coincide inoltre con il 25° anniversario dell’inaugurazione del Centro Akros di Fukuoka, un edificio con giardini terrazzati che ospitano 50.000 piante di 120 diverse varietà. Un capolavoro che rappresenta uno dei primi esempi di integrazione tra verde e architettura. “Ogni costruzione”, afferma Ambasz, “costituisce un’intrusione nel regno vegetale, ed è una sfida alla natura. Dobbiamo quindi progettare edifici così intrinsecamente legati al paesaggio circostante che è impossibile che si disimpegnino l’uno dall’altro”.
Emilio Ambasz e il MoMA uniti per la promozione
della green architecture
L’Emilio Ambasz Institute for the Joint Study of the Built and the Natural Environment ha come scopo principale quello di rendere visibile ed accessibile ai visitatori del Museo, soprattutto attraverso strumenti digitali, il tema della relazione tra architettura ed ecologia, per sottolineare l’urgenza di un riequilibrio. Questo verrà realizzato attraverso lo studio e il sostegno di approcci creativi al progetto di edifici, città, paesaggi e oggetti, creati nell’ottica di un futuro ecologico e di riequilibrio tra artificiale e naturale. “Il concetto occidentale delle creazioni dell’Uomo come entità distinte e separate – in contrapposizione con la Natura – ha esaurito il suo capitale etico e intellettuale” spiega Ambasz. “È necessario concepire un’architettura che si ponga come espressione di un patto di riconciliazione tra natura e mondo costruito. Se non vogliamo perpetuare le condizioni presenti, dobbiamo creare modelli alternativi di futuro, in cui le nostre azioni abbiano come scopo una vita migliore. Credo che ogni progetto che non cerchi di proporre nuovi o migliori modi di esistere sia immorale. Questo compito forse fa vacillare l’immaginazione e paralizza la speranza, ma non ci possiamo sottrarre dal suo perseguimento.”
Un tema cruciale per il futuro dell’architettura
Il progetto è stato finanziato grazie a una donazione dalla fondazione dell’architetto (LEAF). “Siamo immensamente grati a Emilio Ambasz per la sua generosità,” ha dichiarato Glenn D. Lowry, Direttore del The Museum of Modern Art. “Emilio è stato un precursore nel campo dell’architettura verde e da anni è in prima linea sulle questioni legate ad architettura ed ecologia. Sono certo che l’Ambasz Institute contribuirà a promuovere l’importante lavoro che Emilio e il Museum of Modern Art hanno portato avanti in questo campo e sono impaziente di affrontare questi temi così cruciali.” L’Istituto rappresenta la realizzazione di un sogno e di idea visionaria, che ha origine nel progetto “The Universitas Project: Institutions for a Post-Technological Society,”. Si trattava della proposta di un nuovo tipo di università, con didattica dedicata agli argomenti che verranno sviluppati dall’Ambasz Institute. Un progetto nato quindi oltre 50 anni fa, in netto anticipo sui tempi, come spesso è accaduto al “Messia dell’architettura verde” come lo ha definito l’artista e architetto James Wines nel suo libro sul design ambientale.
Emilio Ambasz e il MoMA:
una lunga storia di progetti e idee innovative
Emilio Ambasz continua quindi la sua collaborazione con il MoMA, l’istituzione museale americana nella quale ha lavorato dal 1969 al 1976 come Curator of Design per per il Department of Architecture and Design. Ambasz arrivò al Museum of Modern Art subito dopo il termine dei suoi brillanti studi universitari a Princeton. A soli 25 anni, progettò Italy: The New Domestic Landscape (1972), la mostra che fece conoscere agli americani e a un pubblico internazionale i più interessanti designer italiani del periodo, presentati in un allestimento innovativo e sorprendente. Nel corso degli anni curò molte altre esposizioni, tra cui A Classic Car, Cisitalia G1 1946, nel 1973; The Architecture of Luis Barragan nel 1974; The Taxi Project: Realistic Solutions for Today nel 1976.
Dal 1978 Ambasz è membro dell’International Council del MoMA e dal 2006 al 2006 è stato nel Board of Directors del MoMA PS1. Tramite l’International Council ha sostenuto molte importanti iniziative, tra cui la più recente è l’International Council Endowment for Exhibitions and Publications. Ambasz ha dato il suo sostegno anche a singoli programmi, come la mostra del 2015 Latin America in Construction: Architecture 1955–1980.
Inoltre il museo conserva nelle sue collezioni 20 opere di Ambasz e nel corso degli anni gli ha dedicato due mostre:
- Emilio Ambasz/Steven Holl: Architecture (1989)
- In-Depth: The House of Spiritual Retreat by Emilio Ambasz (2005-2006)
I suoi progetti fatto parte di molti altri allestimenti, tra cui
- The Changing of the Avant-Garde: Visionary Architectural Drawings from the Howard Gilman Collection (2002-2003)
- 9 + 1 Ways of Being Political: 50 Years of Political Stances in Architecture and Urban Design (2012-2013)
Nei prossimi anni, il Museum of Modern Art organizzerà un’importante mostra che oltre a presentare il tema della green architecture attraverso i lavori di diversi progettisti racconterà il modo in cui Emilio Ambasz ha influenzato questo tema con la sua lunga, innovativa e brillante ricerca.