Egon Schiele (1890-1918) è una delle figure più iconiche dell’Espressionismo austriaco. La sua arte si distingue per il tratto spigoloso, l’uso drammatico del colore e la rappresentazione intensa della figura umana. Pur essendo stato allievo di Gustav Klimt, da cui ha tratto ispirazione per la sensualità delle sue figure e l’uso decorativo delle linee, Schiele sviluppò presto un linguaggio artistico autonomo, caratterizzato da un’estetica più cruda e psicologicamente intensa.

Egon Schiele [Villy Fink Isaksen, CC0, via Wikimedia Commons]

Uno stile inconfondibile

Il tratto di Schiele è asciutto e nervoso, composto da linee spezzate e angolari che delineano corpi scheletrici e allungati. A differenza di Klimt, che avvolgeva le sue figure in ornamenti dorati e motivi floreali, Schiele le spoglia di ogni idealizzazione, mettendone a nudo la fragilità, il desiderio e la sofferenza.

Spesso utilizzava tonalità terrose, verdi oliva, arancioni bruciati, marroni e ocra, creando una gamma cromatica spoglia ma vibrante, che sottolineava la fragilità fisica e interiore dei suoi soggetti. Il colore nella sua opera non è mai steso in modo uniforme: è spesso discontinuo, applicato con macchie o velature leggere che lasciano trasparire il bianco della carta, aumentando il senso di incompiutezza e precarietà. Questo effetto è evidente soprattutto nei suoi disegni e acquerelli, dove il bianco dello sfondo diventa parte integrante della composizione, suggerendo un senso di sospensione e vuoto attorno alle figure.

[Schiele, Ritratto della moglie dell’artista, PDM 1.0]
L’uso di contrasti cromatici è un’altra caratteristica distintiva del suo stile. Spesso, i corpi dei suoi soggetti presentano una combinazione di carnagione pallida con improvvisi accenti di rosso acceso sulle mani, sulle labbra o sulle guance. Questi tocchi di colore non solo danno vitalità al volto e alle espressioni, ma creano un forte contrasto con il resto della composizione, accentuando il senso di tensione e dramma.

Il legame con l’Espressionismo

Schiele è considerato un esponente dell’Espressionismo, un movimento che esaltava l’interiorità e le emozioni attraverso la deformazione delle forme e l’uso drammatico del colore. Schiele subì l’influenza di Vincent van Gogh, che usava il colore in modo emotivo e simbolico piuttosto che realistico. I tratti spezzati e l’uso di colori contrastanti in modo non naturale, presenti nei dipinti di Van Gogh, si ritrovano nelle opere di Schiele, sebbene con un approccio più asciutto e lineare. Anche il norvegese Edvard Munch, con le sue figure tormentate e le cromie vibranti, influenzò la sua ricerca cromatica.

Egon Schiele, Mezzaluna di case II (Città insulare), 1915, olio su tela. Leopold Museum, Vienna [Frans Vandewalle, CC BY-NC 2.0, Flickr]

Opere e temi ricorrenti

Uno dei temi principali della sua produzione è la figura umana, spesso ritratta in pose innaturali e contorte. Schiele esplora la sensualità, la solitudine e l’identità con una crudezza che, all’epoca, gli costò accuse di oscenità e perfino una breve detenzione nel 1912. In molti dei suoi autoritratti si raffigura con il corpo magro, le mani grandi e sproporzionate e spesso con il fisico in posizioni innaturali. Questo è uno dei tratti distintivi di Schiele, ciò che lo rende riconoscibile. I suoi corpi, i suoi soggetti sono innaturali nella forma più naturale e priva di ogni superfluo. Nei ritratti, Schiele non si limita a rappresentare il suo aspetto fisico, ma scava nell’interiorità, restituendo allo spettatore un’immagine quasi spettrale del proprio essere e di quello degli altri soggetti.

Donna seduta con ginocchio piegato

Tra le sue opere più celebri troviamo Donna seduta con ginocchio piegato (1917), un dipinto che esemplifica la sua capacità di catturare l’intimità e la vulnerabilità del corpo umano. La donna raffigurata è ritratta in una posa chiusa e introspettiva, con il ginocchio sollevato verso il petto con uno sguardo enigmatico, quasi distante. Il colore è utilizzato per creare una sensazione di calore e morbidezza nel corpo della figura, ma anche per trasmettere inquietudine. Il contrasto tra il colore spento della pelle e il rosso acceso sulle labbra e sulle ginocchia enfatizza il senso di isolamento della donna, rendendola una presenza viva ma al contempo distaccata dal mondo che la circonda.

Donna seduta con ginocchio piegato, Schiele, 1917 [Mike Steele , CC BY 2.0, Flickr]

Autoritratto con alchechengi

Un altro soggetto centrale della sua produzione sono i suoi numerosi autoritratti. Schiele si rappresenta spesso con il volto scavato, le mani sproporzionatamente grandi e il corpo magro ed emaciato. Opere come Autoritratto con alchechengi (1912) mostrano il suo stile aggressivo e introspettivo: la sua espressione è intensa, gli occhi bruciano di inquietudine e il contorno del corpo è marcato da linee angolose e irregolari. Il volto di Schiele emerge con una luce intensa, accentuato da sfumature di giallo ocra e rosso bruciato, mentre lo sfondo è lasciato vuoto, creando un effetto di sospensione. Le mani, spesso esageratamente grandi e contorte, sono segnate da linee scure e colori contrastanti, suggerendo un senso di tensione interiore.

Autoritratto con alchechengi, Schiele, 1912 [Frans Vandewalle,CC BY-NC 2.0, Flickr]

Un’influenza duratura

Nonostante la sua vita breve – morì infatti a soli 28 anni di influenza spagnola  – Egon Schiele lasciò un’impronta indelebile nella storia dell’arte. Il suo approccio radicale al corpo umano e all’espressione emotiva influenzò molti artisti successivi, dal movimento espressionista tedesco alla corrente neo-espressionista degli anni ’80.

Schiele rimane un artista controverso e affascinante, capace di catturare, con pochi tratti spezzati e colori intensi, la vulnerabilità e la potenza dell’essere umano.

 

©Villegiardini. Riproduzione riservata