Edgar Degas è per tutti il pittore delle ballerine. Nacque a Parigi nel 1834 dove morì nel 1917. Figlio di una famiglia facoltosa, abbandonò presto gli studi di giurisprudenza per seguire, appoggiato anche dal padre, studi sui grandi pittori del passato: Segue le lezioni del laboratorio di Lous Lamotte e al Louvre studia e si appassiona del Rinascimento italiano, che lo influenza profondamente. Conosce e frequenta personalmente Ingres, che considera il suo vero Maestro e che lo porta ad approfondire sempre di più il disegno. La profonda e duratura amicizia con Édouard Manet avvicina Degas al Cafè Guerbois frequentato dagli artisti che saranno i padri dell’Impressionismo.
I suoi poliedrici interessi si sintetizzano nella rappresentazione del balletto: la danza è per Edgar Degas all’inizio solamente il “pretesto per dipingere delle strutture in movimento”. Il successo immediato di questi dipinti gli permetteranno di affrontare le difficoltà economiche dopo la morte del ricco padre nel 1874. “Prove di balletto in scena” (1873-74), “Lezioni di danza” (1871-74), “Due ballerine” (1879), e altri dipinti non rappresentano solo il movimento, ma danno l’immagine di un mondo fatto non solo di figlie dell’aristocrazia ma anche di ragazze che provengono dai quartieri più poveri e che sono in cerca di un riscatto. Degas ritrae oltre l’aspetto più scintillante la vita vera, il dietro le quinte fatto di povertà, squallore, stanchezza e fatica. Non a caso una delle sue modelle preferite fu Marie Geneviève van Goethem, personaggio tragico che, dopo la morte del padre, sarà spinta dalla madre alcolista a prostituirsi.
Gli altri protagonisti che rendono celebre Edgar Degas, oltre alle ballerine, sono i caffè di Parigi, anch’essi luoghi lontani dalla ricca mondanità della Belle Époque: operai, prostitute, artisti bohémien diventano i nuovi eroi; un mondo spesso vittima dei propri eccessi e dell’assenzio, un liquore estremamente tossico (sarà reso illegale nel 1915) che per il suo basso costo era molto usato dalle classi più povere. Il pittore così ritrae in “L’assenzio” (1876) una prostituta che cerca di dimenticare la propria misera condizione bevendo dell’assenzio.
Se Edgar Degas è senz’altro da considerare come uno tra i massimi esponenti dell’impressionismo, è innegabile come i suoi “disegni” siano caratterizzati sempre da un preciso realismo, uno sguardo di certo non rivolto alla natura con i suoi spazi verdi, quanto alla vita di città, grande e unica quinta delle sue opere: non c’è spazio per la pittura bucolica e pastorale tutto avviene nel contesto urbano, nei quartieri, nelle piazze o nelle vie.
In questa vita di successi artistici importanti, specialmente dopo la morte dell’amico Manet, la sua sarà una vita di solitudine resa più crudele dalla progressiva perdita della vista che lo allontanerà dalla pittura anche se troverà in qualche modo uno sbocco nella scultura attraverso la quale potrà in qualche modo a esprimersi con le mani: la scultura, arte da lui già praticata (“La piccola ballerina” 1881), diventa quindi la sua ultima possibilità. Realizzata in cera colata, metallo e capelli umani, fu esposta in occasione della sesta Exposition des Indépendants nello stesso anno: il successo anche di quest’opera fu immediato. Ne furono realizzate altre copie in bronzo, ma l’artista decise di non esporre altre per il resto della sua vità.
Edgar Degas morì cieco e solo nel 1917, in piena prima guerra mondiale e le cronache ci raccontano che tra i pochi che seguirono il suo funerale ci fu Claude Monet, uno degli ultimi impressionisti.
Dello stesso autore
- Laura de Santillana, oltre le colonne d’Ercole
- Luca Pignatelli, il tempo del sublime
- Ai Wei Wei racconta la sua Turandot
- Joan Mirò, “il più surrealista di tutti”
Vi potrebbero interessare anche: