La Galleria Brun Fine Art, con il patrocinio dell’archivio Arturo Vermi, presenta, negli spazi di Via Gesù 17, la mostra DOUBLES Arturo Vermi + NM3, a cura di Alberto Mazzacchera e Alida Priori, con la collaborazione di Unløck decoding art: un dialogo tra le opere di Arturo Vermi (Bergamo, 1928 – Paderno d’Adda, 1988) e il design minimalista di NM3. Dal 5 aprile 2025 al 16 aprile 2025.
“Così tornai a Milano, dove il fermento della ricerca mi sembrava più vivo e attivo.”
Artuto Vermi
Le opere di Vermi
Le opere di Arturo Vermi entrano qui in relazione con il design pragmatico e formale di NM3 esplorando nuovi orizzonti visivi e spaziali.
Per Arturo Vermi il rientro in Italia, dopo l’esperienza parigina, coincide, nei primi anni Sessanta, con la feconda esperienza del Gruppo del Cenobio. Gli artisti di tale Gruppo condividevano la vibrante affermazione dell’amico e sodale Piero Manzoni che “vi è solo per l’artista il problema di conquistare la più integrale libertà”.
Risulta evidente, in questo percorso espositivo, come Vermi abbia assorbito in profondità la lezione di Lucio Fontana con una riflessione sul concetto di spazio che lo conduce ad un’interpretazione autonoma e originale. Con la serie denominata Diari, l’artista aggredisce gli elementi entro i quali il pittore si trova tradizionalmente ingabbiato e costretto ad operare, cancellando la superficie e lo spazio non solo fisico.
Un percorso dentro l’arte di Arturo Vermi
Al termine di tale iniziale, rabbioso percorso prende corpo l’esigenza insopprimibile del silenzio. In lui si è fatta strada la consapevolezza che “lo spazio è tale in quanto noi siamo un punto in esso”. Poi, di quadro in quadro, “per rendere ancora più visibile questo vuoto fatto di spazio-tempo incurvai la superficie cosicché queste figure che appaiono su di essa siano come isole nel deserto del tempo”. Così in Vermi il segno matura quale interprete dello spazio in cui proiettarsi, e che, attraverso una severa purificazione, può assurgere al rango di immagine concettuale.
L’artista ricorre spesso alla foglia d’oro e a quella d’argento quali potenti richiami alla luce astrale (o alla grafite per il buio interstellare), e alle superfici incurvate che vogliono riprendere il tema della curvatura dell’universo. Superfici e materiali che nell’accordarsi al suo registro di visionarietà cosmica gli consentono di raggiungere determinate gradazioni di soffusa luminosità, di coinvolgenti effetti luminosi che dispiegano il loro attraente rimando a qualcosa d’altro. Il dialogo, che la mostra intende mettere in evidenza, è accentuato dal fatto che Vermi immagina talune sue sculture disposte come installazioni nei moderni habitat, come squarci luminosi capaci di aprire varchi nello spazio degli infiniti universi, di captare, come potenti antenne, frammenti di cosmo in cui proiettarsi.

La poetica, il design e la visione
Questa poetica “visionaria” trova taluni punti di contatto con l’approccio stilistico di NM3, brand milanese di design fondato da Nicolò Ornaghi, Francesco Zorzi e Delfino Sisto Legnani, che, come Vermi, rappresenta una grammatica visiva spogliata da ogni eccesso, dove rigore e semplicità sono principi fondanti.
Come in alcune opere di Vermi il design creato da NM3 fa delle superfici riflettenti e del materiale utilizzato (il metallo), gli elementi chiave per creare una continuità tra volumi e spazio architettonico, fondendo la tradizione modernista con una visione concreta e sostenibile.
L’approccio dei tre designer si riflette in ogni elemento della loro proposta, dove la funzionalità si unisce all’estetica in modo armonioso, creando arredi che si adattano e ‘invadono’ lo spazio con una forza scultorea.
In un perfetto equilibrio tra passato e futuro, le creazioni di NM3, con la loro eleganza, modularità e versatilità, incarnano il concetto di “solo cose belle” tanto caro a Vermi.
Un dialogo che, attraverso l’uso dei materiali e la ricerca formale, celebra l’essenza della funzionalità come espressione artistica e la bellezza intrinseca delle strutture.
