A CURA DI GUIDO PIACENZA
 

Guido Piacenza

La custode di Boccanegra
splendida oasi mediterranea

“Tutto bene?”. “Non ti vedo”. “Adesso?”. “Adesso sì. Li hai piantati gli Eccremocarpus scaber che ti avevo mandato tre settimane fa?”. “No, non ancora”. “Che cosa aspetti? Piantali contro casa dove si possano arrampicare un po’, i piccoli fiori tubolari color arancio vanno visti da vicino, te li ricordi? Li seminavi al tuo vivaio Mini-Arboretum oltre 20 anni fa”. Questa è una tipica conversazione serale con mia moglie Ursula, abile curatrice del giardino di Boccanegra che si estende per alcune centinaia di metri lungo il mare tra la città di Ventimiglia e la frazione di Latte, verso la Francia. Poco oltre, salendo, ci sono I Giardini Hanbury. Boccanegra ha una lunga storia:
vi hanno abitato frati, marchesi, deputati e due noti personaggi botanici inglesi.

Lo definirei un giardino mediterraneo arido.

Sale ripido dal mare per 60 metri: dall’alto si possono scorgere la Corsica nelle favorevoli giornate invernali e, sotto costa, il luccichio delle salpe che si piegano nella Posidonia oceanica (che non è un alga ma una pianta, specificherebbe mia moglie, algologa). L’orario di Ursula è il seguente: sveglia alle 6,30, in cucina alle 7, un saluto al cane pastore Beauceron, caffè sul fuoco poi fuori ad accudire gli animali (vivaci galline e magnifici galli, cavie, pappagalli e un coniglio); lavoro in giardino dalle 8 alle 12 col giardiniere, indi nuotata in mare, anche d’inverno, ore 13 frugale pranzo: due foglie d’insalata, una fetta di formaggio e un frutto. La ripresa è alle 14 sino alle 18. Poi in città per commissioni, infine al computer. Boccanegra è un giardino molto botanico per le recenti introduzioni di essenze sudafricane e allo stesso tempo spettacolare per il paesaggio dove terra, mare e cielo esprimono l’essenza del Mediterraneo.
Tra gli ulivi e l’agrumeto c’è una serra, laboratorio di ricerca di Ursula che ama sperimentare nuove varietà, semi di piante originarie da varie parti del globo con clima mediterraneo (mite con stagione invernale piovosa). Oltre alla collezione delle gesneriacee e delle begonie vi sono autentiche rarità, grazie all’assidua ricerca e agli scambi con altri botanici. Il clima è ora più mite di un tempo. D’autunno qui si raccolgono e mangiano regolarmente buone banane e, due anni fa, un ottimo mango.

Tutti e due amiamo l’evolversi delle stagioni.

Sotto gli ulivi, nella stagione fresca, ci sono acanti e narcisi tazzetta, papyraceus e papyrus italicus e qualcos’altro, poi arriva l’estate con il gran caldo secco, il canto stridulo dei maschi delle cicale, un gabbiano reale che plana contro la brezza che vien dal mare, un’appena percettibile profumo di macchia. Ma questa poesia viene pian piano interrotta da due guizzanti e sibilanti moto d’acqua. L’area Mediterranea è troppo bella e attraente. E come tale è diventata preda, preda dei cementificatori. Mia moglie che vive nella splendida residenza di Boccanegra non è né padrona né proprietaria, lei ne è la custode, custode di una vasta zona scampata alla cementificazione che ama e cura con tenacia e passione.