A Noto, Daniele Rossi ha firmato il progetto di Casa Fichi, una reinterpretazione della tradizione locale ispirata dalle opere di grandi maestri dell’architettura e inserita in perfetto equilibrio nel meraviglioso paesaggio, tipicamente mediterraneo. Interni ed esterni sono il risultato di un modo di interpretare il rapporto con il paesaggio che rispetta la tradizione del luogo. La rilettura di materiali, forme e colori è stata ispirata dalla frequentazione di maestri e artigiani locali.
“Fai tutto quello che desideri”. Con queste parole, l’architetto Daniele Rossi ha avuto carta bianca dai suoi committenti milanesi per realizzare il progetto Casa Fichi nella zona collinare di Noto in Sicilia. Il risultato è una masseria contemporanea che coniuga estetica della tradizione e funzionalità moderne in una residenza che è stata costruita nel 2021 ma sembra essere lì da sempre.
“Fonti inconsce di ispirazione progettuale” spiega “sono stati i molteplici esempi di architettura tipica che ho amato durante i miei viaggi. Quelle consce sono invece le opere di alcuni autori come Erik Gunnar Asplund, Luis Barragán, Gordon Matta-Clark e Álvaro Siza che hanno fatto la storia dell’architettura reinterpretando in chiave contemporanea la tradizione residenziale dei propri paesi”. Senza dimenticare la lezione fondamentale di Le Corbusier esposta nel concetto di abitazione come machine à habiter: principale riferimento ideale preso a modello in questa impresa progettuale. Dal concetto generale alla sua applicazione nello specifico, “A caratterizzare l’edificio è infatti la forma a elle, una scelta che muta la classica geometria delle masserie tradizionali ma che è funzionale per comporre il numero di ambienti richiesti dalla committenza”.
Lo spazio, circa 130 metri quadrati, è suddiviso tra un soggiorno e una cucina che convivono in semi-continuità, tre camere dotate di altrettanti bagni contigui a ciascuna di esse, un corridoio di accesso ai vani e un ripostiglio. Di contemporaneo nel progetto non c’è però solo la pianta ma anche il numero di aperture verso l’esterno, maggiore rispetto alle tipiche masserie. A differenza dei trend dominanti, la maggior parte della luce non entra da grandi serramenti ad altezza parete che mettono in continuità interno ed esterno, ma da più tradizionali e ridotte porte finestre ricavate nei muri degli ambienti a giorno. La luce in Sicilia è infatti al tempo stesso ‘amica’ e ‘nemica’ e non può irrompere in un interno senza che in qualche modo sia mitigata e riequilibrata. Daniele Rossi lo ha fatto con persiane su disegno che rappresentano un tratto distintivo dei suoi progetti. “Sono realizzate con dei tubolari in acciaio, di diametro differente, accostati l’uno all’altro, in modo da ricordare le canne o il bamboo. Il colore è molto simile a quello della facciata per non creare discontinuità cromatica.
L’obiettivo è quello di ottenere una penombra che permetta da dentro di vedere fuori ma non il contrario per non violare l’intimità di chi è all’interno dell’abitazione”. Il dialogo tra modernità e storia abbraccia tutti i dettagli del progetto. “Per dare un effetto rustico nell’ambiente principale ho creato un mantello di copertura composto di travi in castagno piallate a mano e canne intrecciate”.
La zona living e l’area cucina sono separate da un muro a mezza altezza e di estensione ancora più ridotta, inserito nel mezzo della ideale linea divisoria tra i due ambienti affinché il soffitto sia esteticamente godibile nella sua interezza. Ad animare i due spazi, lampade di design e modernariato che dialogano con ceramiche tipiche, antiche teste siciliane, una grafica di Mimmo Paladino, fotografie contemporanee e dipinti di Sergio Fiorentino, il pittore della luce netina. Un camino all’interno del soggiorno restituisce l’atmosfera delle case di campagna. Negli antichi palazzi siciliani erano ricoperti internamente di piastrelle di maiolica. “Non era possibile ricollegarsi a quell’elemento architettonico storico perché il camino è di dimensioni ridotte. Ma ho voluto far sentire la tradizione incorniciandolo di piastrelle dello stesso materiale, prodotte e colorate a mano. Sono state realizzate su mio disegno, montate in laboratorio e poi smontate e rimontate nella casa. Ho scelto il colore verde per far irrompere nell’abitazione le cromie della natura che circonda la masseria”. Anche la cucina è stata progettata dall’architetto: il piano è in pietra lavica fiammato, le ante sono di castagno, lo stesso materiale ligneo del soffitto, l’interno è un intreccio di midollino. Gli stessi elementi che compongono l’armadio posizionato nell’unico corridoio che consente l’accesso alle camere, in cui a prendersi la scena sono dei robusti letti in ferro battuto come, di nuovo, vuole la tradizione siciliana.
La maggior parte del resto degli elementi d’arredo sono invece di recupero e provengono in gran parte dalla personale disponibilità dei proprietari. Una scelta fatta con la precisa volontà di creare negli ambienti un’atmosfera di intimo possesso degli spazi come solo i mobili di una casa lungamente abitata possono dare. Un effetto di vissuto e di storicizzato ricercato in tutto il progetto, sin dall’inizio del suo concepimento, e infine raggiunto con successo come testimoniano i visitatori: “Tanto che spesso confidano ai proprietari” sottolinea l’architetto “di avere l’impressione di essere all’interno di una residenza d’epoca restaurata piuttosto che in un’abitazione nuova appena costruita”.
Anche all’esterno tutto contribuisce a dare una sensazione di storicizzato. A partire dai muri, intonaci con colori naturali realizzati nel tipico stile delle masserie di una volta. “Per realizzare il tetto ho usato apposta i coppi siciliani e inserito le gronde tradizionali, in parte a vista e in parte nascoste. I pavimenti sono dettati dalla semplicità. Quello in interni è un cemento lisciato che in qualche modo ricorda la terra battuta delle case di campagna, povere e disadorne. In esterni è dello stesso materiale ma colorato con la sabbia gialla nel lato rivolto a sud dove è stata realizzata anche una piscina, mentre nel lato rivolto a nord è composto di basole di recupero in pietra, quindi tutte irregolari e dai disegni più vari”. Una soluzione che lo fa entrare in continuità con il territorio circostante, un terreno di ulivi secolari chiazzato di rocce e macchie di vegetazione spontanea, da cui si può scorgere in lontananza il mare all’orizzonte. “Il cortile creato tra la casa e il fianco della collina è definito da solidi muretti a secco, che lo hanno fatto così diventare un fresco rifugio dal sole infuocato per metà della giornata. Il suo disegno crea un corridoio di aria che rende la temperatura mite e fresca in estate e tiepida in inverno”. Il giardino che lo impreziosisce è stato realizzato dall’architetto paesaggista Antonio Perazzi con il supporto dei vivaisti locali. A ispirarlo le piante e i fiori autoctoni, in un’alternanza di sfumature di verdi e di colori vivaci, in cui pomelie e gelsomini si confondono fino a raggiungere i confini della proprietà ed entrare in osmosi con la potente e affascinante natura siciliana.
Daniele Rossi Architetto
Nato nel 1969 a Milano, Daniele Rossi si è laureato in progettazione architettonica presso lo IUAV di Venezia. Dal 1994 al 1996 ha vissuto e lavorato a Lisbona e Berlino, prima di tornare a Milano, dove tra il 1997 e il 2005 ha collaborato con l’architetto Michele De Lucchi curando per lo studio aMDL commissioni pubbliche e private. Un’attività che al contempo ha iniziato a comprendere molteplici realizzazioni per l’edilizia residenziale privata a Milano e nel resto d’ Italia. In Sicilia ha realizzato tra gli altri il progetto di riqualifcazione ambientale delle Centrali elettriche Enel, in particolare Priolo Gargallo e Termini Imerese. Lavorando in Sicilia, è rimasto affascinato dalla luce dell’isola, e nel 2008 ha deciso di trasferirsi nella Val di Noto, dove ha avviato un’attività professionale autonoma. Da quel momento ha iniziato a lavorare prevalentemente con una clientela internazionale, realizzando in alcune occasioni anche gli arredi delle abitazioni. Da alcuni anni, conduce uno studio a Noto Antica, nato da un’interesse scaturito da lunghe passeggiate nella natura e solitarie osservazioni delle tracce della città ancora visibili, e mosso dal desiderio di far riafforare le radici di una storia le cui memorie sono da lungo tempo dimenticate.
Ha inoltre ideato e curato una raccolta di lavori e pensieri di Giovanni Anceschi, con riflessioni sugli aspetti teorici e operativi della progettazione, nella convinzione che elaborare una immagine in risposta a un bisogno sia un aspetto che accomuna tutte le discipline del progetto. danielerossi.net