Mi piacerebbe partire dalla risposta datami da Google alla domanda: “C’è differenza tra curare e prendersi cura?” Già, perché una delle cose che si dovrebbe fare in giardinaggio è quella di capire e dare una chiara identità all’approccio che abbiamo nei confronti del nostro Giardino. Questo è quanto mi è stato risposto: il ‘prendersi cura’ è diverso dal ‘curare’.
Due approcci che generano risultati diversi
Curare si lega ad una concezione di intervento clinico in cui prevale il lato biologico. Il prendersi cura fa riferimento ad una concezione olistica della persona, fatta di bisogni organici, psicologici, relazionali ed emotivi. Aggiungerei che in giardinaggio, tramandato dall’agricoltura produttiva e “spinta” dalla grande industria di concimi e fitofarmaci, il principio “cura” ci è stato propinato e inculcato con l’idea che si debba “curare” un soggetto costantemente malato.
Di conseguenza percepiamo che vadano combattuti i sintomi delle malattie (veri o presunti tali) e un sacco di attori “dannosi” che inesorabilmente e instancabilmente minano la salute del nostro Giardino. Una paura indotta, un po’ come la paura dell’uomo nero dentro l’armadio che un tempo ci propinavano da piccoli.
Ecco che quindi siamo indotti a correre inesorabilmente ai ripari, riempiendo le nostre case di concimi chimici e veleni che ci regalano l’illusoria ed effimera sensazione di avere il controllo su tutto, che sfocia nel senso di onnipotenza debellando e sterminando ciò che può essere dannoso per il Giardino e pertanto cattivo e che ci dà fastidio.
L’importanza della consapevolezza
Sarebbe opportuno invece cominciare ad abbandonare questa concezione ‘di cura’ ormai inopportuna e molte volte inefficace ma soprattutto velenosa per l’ambiente, per il nostro Giardino e per noi stessi. Dobbiamo invece avvicinarci e illuminare il nostro percorso di veri curatori dei nostri Giardini, ‘prendendoci cura’ del nostro patrimonio verde comprendendo il perché ci siano così tante patologie e di conseguenza capire i nostri errori.
Curare solo il sintomo non serve alle piante e ci avvelena
Non più curare solo il sintomo, ma lavorare sulle cause che portano le nostre piante ad essere più soggette ed esposte alle malattie e del perché non siano in gradi di affrontarle da sole.
Eppure la NATURA per milioni di anni, da quando la vita ha cominciato a colonizzare la Terra, si è autogestita ed evoluta nell’affrontare e regolare i rapporti interspecifici dati da quel prezioso movimento vitale che è la biodiversità, senza l’aiuto dell’uomo.
Dove abbiamo sbagliato come Giardinieri? Perché i nostri Giardini non sono in grado di affrontare le avversità che lo colpiscono?
La risposta è che fondamentalmente non ci siamo presi veramente cura del nostro Giardino. Sono diversi i segreti per avere Giardini sani…e non sono quelli raccontati dalle favolose proprietà dei concimi e degli insetticidi chimici così tanto decantate dai ‘cantori dell’industria chimica’.
Cinque semplici segreti per avere un giardino sano e per la cura del Giardino
Il primo
Avere piante sane. Sembrerà un’ovvietà ma di fatto non lo è perchè non agiamo le giuste scelte colturali. E non solo. Per avere piante sane dobbiamo partire dal prenderci cura del suolo e di tutta la vita che lo abita (come descritto in un mio precedente articolo del 3 novembre 2024). Nelle metodiche indicate, infatti, le piante avranno più risorse intrinseche per affrontare il mondo esterno. Escludendo, inoltre, gli interventi impropri del ‘manutentore’ sprovveduto e incapace, per il quale, il più delle volte, le piante si vedono costrette a soccombere, sfinite da forbici arroganti, mutilazioni inutili e tante altre presunte pratiche giardinieristiche spacciate per tali.
Il secondo
Rivedere i nostri preconcetti nei confronti degli abitanti del Giardino. Smettendola di dividerla in buoni e cattivi, utili ed inutili, simpatici ed antipatici.
Tutti gli esseri viventi che abitano il Giardino, contribuiscono a quella grande giostra di relazioni interspecifiche, di azioni e reazioni, di prede e predatori, di istinti di sopravvivenza, chiamata biodiversità. Questa lavora all’unisono alla ricerca di un equilibrio e più attori ci saranno su questo palco e più il disequilibrio sarà evidente.
Il terzo
Meditare ed acquisire la pazienza, un tesoro che il Giardiniere saggio dovrebbe ricercare e fare suo, insieme ad un altro pregio chiamato umiltà. La fretta ci porta alla ricerca sfrenata di scorciatoie e di questa frenesia si è nutrita l’industria chimica.
Il quarto
Il penultimo segreto è quello della conoscenza e della comprensione delle regole che governano il Giardino, della conoscenza delle innovazioni e delle tecniche giardinieristiche, anche quelle passate che molto hanno da insegnarci soprattutto nel rispetto e nel prendersi cura della terra. Per sogni troppo egoistici abbiamo quasi ripudiato in cambio del cosiddetto progresso, della conoscenza di ciò che è dannoso e velenoso per noi e per il nostro Giardino e per tanto evitarlo.
Quinto e ultimo ma non ultimo per prenderci cura del Giardino
Il quinto, ma non ultimo per importanza, è quello del fare propria la filosofia del ‘vivere et vivere‘ ossia del ‘vivi e lascia vivere’ e il Giardino acquisirà più fascino e maggiore salute.
Andrea Iperico
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