Continua a ottenere un grande successo di pubblico l’esposizione temporanea “Il Novecento di Catarsini. Dalla macchia alla macchina”, che propone una trentina di opere, fra dipinti e disegni di Alfredo Catarsini, promossa dalla Fondazione Alfredo Catarsini 1899 ETS e allestita fino al prossimo 23 gennaio al secondo piano di Palazzo Lavison, in Piazza della Signoria a Firenze, negli spazi che ospitano gli uffici regionali dei consulenti finanziari e wealth manager di Azimut. Anzi,da una settimana la mostra si è arricchita di nuovo dipinto di Catarsini – Mare agitato, del 1969 – che era stato in mostra sempre a Firenze (Palazzo Strozzi) nel 1981e poi, dopo un altro paio di esposizioni, dal 1989 se ne erano perse le tracce.
Arricchita dal catalogo comprendente tutte le opere in mostra e i testi di Elena Martinelli, Rodolfo Bona, Elena Pontiggia, Cristina Acidini, Sandro Gorra e Claudia Menichini, la mostra è ancora visitabile solo su appuntamento nell’ambito di una visita guidata condotta da un rappresentante della Fondazione Catarsini. L’ultimo degli appuntamenti di approfondimento è la conferenza prevista per martedì 21 gennaio alle ore 18, che seguirà la visita guidata fissata per le ore 16. Alla conferenza dal titolo “Catarsini, il Novecento e il Catarsismo” interverranno Stefano Casciu (Direttore regionale dei Musei nazionali della Toscana), Rodolfo Bona (storico dell’arte) e Sandro Gorra (creativo nel mondo dell’advertising e scultore).
Secondo Casciu
Secondo Casciu, infatti «La Fondazione Catarsini rappresenta nel panorama toscano una eccellenza per le sue attività rivolte alla valorizzazione dell’arte del Novecento attraverso l’opera del pittore viareggino nelle sue varie declinazioni stilistiche, ma anche per la sensibilità nei confronti dell’accessibilità all’arte per persone disabili, in particolare ciechi e ipovedenti. La mostra fiorentina, presso Azimut, e le attività collaterali per la sua promozione, in particolare rivolte ai non vedenti, hanno rappresentato una vetrina importante. Come Direttore regionale dei musei nazionali della Toscana del Ministero della Cultura – conclude – ho sin dall’inizio appoggiato in maniera convinta la Fondazione Catarsini, offrendo per quanto possibile il supporto di competenze ed esperienze maturate nel campo della accessibilità al patrimonio culturale per persone con disabilità visiva».
Parla Bona
Da parte sua Bona ripercorrerà «le ragioni della mostra antologica, le peculiarità e il significato della vicenda artistica di Catarsini a partire dalla nascita del suo amore per la pittura, avvenuto nell’ambiente viareggino, sotto il segno di Viani e dei pittori della Darsena. Una vocazione, la sua, che si è sviluppata attraverso un inesausto spirito di ricerca e di confronto con le principali esperienze e con alcuni tra i protagonisti della pittura italiana del Novecento, da Fattori a Marinetti e Carrà, dal Futurismo alla Metafisica e al Surrealismo, fino ad arrivare al Fronte Nuovo delle Arti e alle rotture formali e alla temperatura espressiva in cui si è incubato il realismo esistenziale italiano degli anni Cinquanta.
Una ricerca che ha portato alla sua invenzione del Riflessismo prima e del Simbolismo meccanico poi. Due originali modalità espressive attraverso le quali Catarsini ha registrato i grandi cambiamenti del secolo breve, riflettendo sul problematico rapporto tra natura, uomo e macchina fattosi sempre più pressante nel secondo dopoguerra e oggi di grande attualità. Un artista, Catarsini, per il quale la pittura è sempre proiezione interiore della realtà, espressione potente di un modo assolutamente originale di sentire la propria terra, di penetrarla nella carne e nello spirito e di trasfigurarla nel colore».
“Catarsismo”
Nel suo intervento, Gorra invece illustrerà quello che lui stesso ha definito “Catarsismo”: «La potenza della pittura di Catarsini – afferma il creativo milanese – è proprio l’andare diretto al cuore della pennellata, dell’essenza, della coscienza. E ciò accadeva sia che dipingesse una marina, sia che tracciasse disegni meccanici e perfino quando scriveva testi; io lo affermo da creativo, non certo da critico d’arte, e ciò che noto è questa sua estrema pulizia dei dettagli, dei particolari, per andare a considerare i contenuti profondi, lasciandoli appositamente quasi non finiti, affinché ognuno li interpreti a modo suo, facendo arrivare al cuore delle persone che guardano i suoi dipinti, o che leggono le sue parole, la capacità di ritrovarsi nello spirito vero, nell’anima della rappresentazione dell’immagine.
A parer mio ciò rende Catarsini un neorealista molto istintivo; non scordiamoci, infatti, che lui era un combattente, passionale, pronto a opporsi a chi non era d’accordo con lui. Ed è divertente rilevare il legame tra il suo cognome, Catarsini, e una sorta di catarsi, cioè di pulizia delle piccole cose, perché lui vuole andare nell’anima del momento. Questo per me è il Catarsismo».
Catarsini, 70 anni di parabola artistica
Dopo gli studi all’Istituto d’arte di Lucca, a soli 15 anni Catarsini compì un viaggio a Parigi dove conobbe Amedeo Modigliani; poi nell’agosto del 1918 incontrò Filippo Tommaso Marinetti, fondatore del movimento futurista, e un anno più tardi strinse amicizia con Lorenzo Viani che sarebbe durata per tutta la vita. La prima mostra cui parteciparono i dipinti di Catarsini è datata 1927, a Bologna, ma solo due anni dopo, nella sua Viareggio, l’Artista tenne la sua prima personale a Palazzo Paolina Bonaparte, laddove oggi sono ospitati il suo archivio documentale e la fedele ricostruzione del suo studio d’artista.
Questi momenti hanno costituito l’avvio della lunga carriera durante la quale Alfredo Catarsini ha svolto il ruolo di intellettuale e di artista attento ai mutamenti, sempre aggiornato e interprete del suo tempo. L’uomo e l’universo femminile, il lavoro, i sentimenti, i luoghi dove è nato e vissuto, i paesaggi, la contemporaneità sono stati i suoi motivi di ispirazione, declinati in modo differente in 70 anni di attività. fondazionecatarsini.com