Una casa come me
Camaleontico ed eccentrico, Curzio Malaparte è stato tante cose: scrittore, giornalista, poeta, regista cinematografico, persino agente segreto. Durante una visita all’isola, rimane folgorato dalla bellezza di Capri e acquista il terreno su Punta Masullo per dodicimila lire. Riesce ad ottenere la licenza edilizia grazie all’amicizia influente con Galeazzo Ciano, all’epoca Ministro degli Esteri, avviando i lavori di costruzione nel 1938.
Ciò che chiede all’architetto Adalberto Libera, esponente di spicco del razionalismo, è “una casa come me, dura, strana, schietta’’. Una richiesta forse troppo esigente che porta a diverse incomprensioni tra i due, tanto da rendere controversa l’effettiva paternità del progetto.
Casa Malaparte di Adalberto Libera:
una scala verso l’infinito
Il risultato è quello desiderato, sintesi perfetta di una personalità complessa. Villa Malaparte è malinconica e nostalgica, una nave in mezzo al mare, solitaria come uno scrittore che si ritira in un luogo impervio e difficilmente raggiungibile, come la cima di Punta Masullo. Sono tante le interpretazioni e i significati attribuiti all’opera che sembra tendere all’infinito, enigmatica nella sua connotazione quasi sacra. Un senso di vertigine che regala una vista iconica e sempre nuova, muovendosi tra i diversi punti della casa.
La struttura iconica
Dal mare una scala in stile precolombiano conduce fino a casa Malaparte di Libera, ma la scala non finisce, anzi, costituisce l’edificio stesso. La forma a parallelepipedo è, infatti, ricoperta da un’enorme scalinata di mattoni che conduce fino al tetto-terrazza. Una stanza a cielo aperto, priva di pareti, con un unico elemento decorativo: un ricciolo bianco con la duplice funzione di celare la canna fumaria e proteggere gli ospiti da sguardi indiscreti. Una struttura unica ma essenziale, che sembra emergere dalla roccia, in dialogo con tutti gli elementi.
Una finestra sul mare
La semplicità è perseguita anche negli spazi interni, distribuiti su più livelli. Il primo piano è occupato da un ampio salone, dallo stile minimale, con quattro finestre squadrate, aperte ognuna su un panorama diverso. Nel salone anche un camino monumentale, il cui fondo non è in pietra bensì aperto con vista inaspettata sui Faraglioni. Un esempio perfetto della fusione tra tutti gli elementi e del dialogo tra la casa e la natura suggestiva. Una connessione ripresa in tutti gli spazi, come lo studio di Malaparte, in cui la finestra è una splendida cornice sul mare aperto. Seguono poi la camera da letto, un appartamento per gli ospiti chiamato L’ospizio e la camera della Favorita.
Villa Malapartedi Adalberto Libera: interni semplici ma ricercati
Gli interni sono semplici ma definiti da elementi ricercati, studiati dallo stesso Malaparte. Tra i pochi elementi decorativi si ritrovano le maioliche realizzate dal pittore e scrittore Alberto Savinio. Le maioliche raffigurano come motivo ricorrente una lira, tema ripreso da uno schizzo di Goethe nel manoscritto del saggio Viaggio in Italia. Elemento chiave sono le finestre, definite da vere e proprie cornici, come fossero dei quadri e la vista un dipinto.
La Villa di Curzio Malaparte a Capri tra cinema e moda
Il fascino surreale di Villa Malaparte ben presto conquista il cinema e la moda. Viene immortalata da Karl Lagerfeld per il libro Casa Malaparte, edito da Steidl e scelta come location per le campagne di Louis Vuitton, Saint Laurent ed Ermenegildo Zegna. La casa appare nel film Il disprezzo di Jean-Luc Godard, tratto dall’omonimo romanzo di Alberto Moravia, con protagonisti Brigitte Bardot e Michel Piccoli. Nel 1981 la ritroviamo nel film La pelle di Liliana Cavani, tratto dal romanzo semi-autobiografico dello stesso Malaparte, interpretato da Marcello Mastroianni.
L’Eredità di Curzio Malaparte
Anche l’eredità della villa segue un copione eccentrico, in linea con la personalità del proprietario. Alla sua morte, Curzio Malaparte, dona la casa alla Repubblica Popolare Cinese, al fine di renderla un luogo di ospitalità e studio per gli artisti cinesi a Capri. Il testamento viene, però, impugnato dagli eredi che riescono ad ottenere la proprietà dell’iconica villa, la cui storia ricorda un film della Nouvelle Vague.
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