La pratica di legare i cani alla catena o di confinarli in piccoli recinti, è purtroppo diffusa, soprattutto tra i cani da caccia. Queste condizioni di detenzione causano gravi problematiche fisiche e psicologiche e mettono a rischio il benessere dell’animale.

I cani alla catena vivono isolati
I cani alla catena vivono isolati Foto [Mirnes]/stock.adobe.com

Le conseguenze del confinamento in piccoli recinti

Il fenomeno della costrizione, non riguarda solo i cani che hanno un carattere particolare o i meticci. Coinvolge il cane indipendentemente da razza e indole e il più delle volte è agito con la convinzione di proteggere. Chi tiene il proprio cane in un recinto angusto o alla catena, salvo i casi di indifferenza e disprezzo della salute animale che fortunatamente non sono la maggioranza, in genere pensa che sia la soluzione per far sì che non finisca sotto le ruote di un’auto o perchè non scappi e si perda. In realtà non è affatto un bene per l’animale.

Sul piano fisico, i cani chiusi in recinti dagli spazi limitati soffrono di una riduzione dei movimenti, condizione che porta a problemi muscolari, articolari e in alcune circostanze, all’obesità. A livello comportamentale, l’assenza di stimoli esterni aumenta la frustrazione, che spesso finisce col manifestarsi in comportamenti distruttivi o stereotipati. L‘isolamento sociale impedisce al cane di relazionarsi correttamente con altri animali e persone, favorendo atteggiamenti aggressivi o di sottomissione. Inoltre in caso di pericoli imminenti, non sono in grado di scappare e tentare di salvarsi. Nei periodi in cui si verificano forti piogge e continui allagamenti di case di campagna e città, molti animali rinchiusi in gabbie o recinti muoiono ogni volta per l’impossibilità di fuga data proprio dalla mancata libertà di movimento, com’è successo anche recentemente.

La situazione dei cani legati alla catena, inoltre, è comunque l’aspetto più preoccupante poiché, oltre ai danni fisici come lesioni al collo e infezioni cutanee, infligge un grave stress causato dalla detenzione che porta a problemi psicologici gravi, tra cui aggressività, autolesionismo, letargia e depressione.

Le conseguenze di vivere tutta la vita con una catena al collo

Un cane costretto a vivere alla catena subisce gravi conseguenze, la mancanza di libertà di movimento provoca rigidità muscolare e atrofia nel tempo, compromettendo gravemente la salute dell’animale. L’esposizione prolungata agli agenti atmosferici, come il sole cocente, la pioggia, il freddo intenso e la neve, aumenta il rischio di colpi di calore, ipotermia e malattie respiratorie. Inoltre, l’isolamento sociale porta a depressione, ansia e comportamenti ossessivo-compulsivi, come mordersi la coda o scavare freneticamente.

L'isolamento sociale
L’isolamento sociale porta a comportamenti aggressivi o a comportamenti ossessivo-compulsivi Foto [Vera]/stock.adobe.com

La catena stessa rappresenta una minaccia fisica, poiché può attorcigliarsi o impigliarsi, soffocando l’animale o causandogli ferite al collo, infezioni e piaghe da sfregamento. L’assenza di stimoli mentali e attività fisica genera noia e stress, spesso sfociando in comportamenti distruttivi o aggressivi. Un altro grave problema è la malnutrizione e la disidratazione, poiché i cani alla catena spesso si ritrovano a finire l’acqua e a non averne accesso, oltre che il cibo esposto agli agenti esterni può finire prima o diventare immangiabile. Infine, essendo immobilizzati, sono vulnerabili agli attacchi di altri animali, a malintenzionati o a situazioni limite come può essere il maltempo in questo periodo. In cui le forti piogge stanno facendo allegare città intere e anche le campagne si ritrovano sommerse dallo straripamento dei fiumi e, in tutti questi casi, i cani alla catena non hanno possibilità di fuga o difesa.

Oltre ai pericoli imminenti, ci sono anche i pericoli di malattie e infezioni, che in contesti come quello in cui vivono, non avendo molto spazio in cui muoversi, sono anche costretti a vivere nello stesso ambiente in cui evacuano, vivendo tra i loro escrementi e incorrendo in malattie potenzialmente mortali.

La malnutrizione e la disidratazione sono solo alcune delle problematiche
La malnutrizione e la disidratazione sono solo alcune delle problematiche Foto [alignedd]/stock.adobe.com

L’isolamento in gabbia: rischi e conseguenze

Oltre all’uso della catena, un altro grave problema per il benessere dei cani è il confinamento in gabbie o recinti troppo piccoli. Sebbene la Legge 281/1991 tuteli gli animali da compagnia e stabilisca che non debbano essere privati della libertà di movimento per soddisfare i propri bisogni etologici, in molte strutture e case private, è ancora pratica comune tenere i cani in gabbie anguste. Questa detenzione prolungata in spazi limitati provoca gravi problemi psicologici, come ansia e frustrazione, e danni fisici, tra cui lesioni muscolari e articolari.

La Corte di Cassazione, in diversi casi, ha confermato che il maltrattamento degli animali, tra cui il confinamento in gabbie troppo piccole, è un reato, sottolineando l’importanza di rispettare la legge per garantire il benessere degli animali.

Vivere in gabbia comporta stress e altre patologie psicofisiche
Vivere in gabbia comporta stress e altre patologie psicofisiche Foto [isavira]/stock.adobe.com

La normativa in Italia sul confinamento dei cani

In Italia, la regolamentazione riguardo l’uso della catena e la detenzione in recinti piccoli o gabbie varia notevolmente da regione a regione.

In Campania, Marche, PugliaLombardiaVeneto, Abruzzo, EmiliaRomagnaUmbria e nella provincia di Trento è vietato l’utilizzo della catena. La Toscana ha da poco approvato un divieto immediato per l’uso della catena. Nel Lazio, legare un cane alla catena è vietato, con eccezione solo per motivi medici urgenti, documentati da un veterinario. In altre regioni come Liguria, Sicilia e Basilicata, non esistono regolamentazioni specifiche contro l’uso della catena, creando un quadro normativo meno uniforme.

non c'è attualmente una legge nazionale
Purtroppo non c’è attualmente una legge nazionale che vieti l’uso della catena e delle gabbie per la detenzione di animali Foto [Nadezda Ledyaeva]/stock.adobe.com

Molte associazioni animaliste, infatti, si stanno battendo per una legge a livello nazionale che vieti una volta per tutte questa pratica, che purtroppo è ancora molto diffusa, da tutto il territorio Italiano, senza eccezioni o particolarismi.

Nei casi in cui il divieto non venga rispettato, in base alla regione, ci saranno sanzioni amministrative pecuniarie, di maggiore o minore rilievo.

Denunciare è importante
Denunciare è importante Foto [Vera]/stock.adobe.com

Come agire in caso di maltrattamento

Se si è testimoni di un caso di maltrattamento o di un cane legato alla catena, è fondamentale agire prontamente. È consigliabile documentare la situazione con foto o video come prova. Segnalare l’accaduto alle autorità competenti, come la polizia locale o i servizi veterinari, è essenziale per avviare un intervento. Anche le associazioni animaliste come ENPA, LAV e OIPA o quelle del proprio comune, possono fornire supporto per la tutela dell’animale. È importante evitare confronti diretti con il proprietario, poiché potrebbero risultare pericolosi o controproducenti.

Anche nelle regioni senza normative specifiche contro l’uso della catena o la reclusione in gabbie o piccoli recinti, è sempre consigliabile segnalare casi di sofferenza o abuso, per garantire l’intervento delle autorità e il benessere dell’animale.

diritto ad una vita sana
Ogni animale, ha diritto ad una vita equilibrata, sana e al sicuro Foto [Климов Максим]/stock.adobe.com

L’importanza di tutelare gli animali: parlare e denunciare

Ogni cane, gatto o altro animale merita di vivere in un ambiente che rispetti le sue esigenze naturali, fisiche e psicologiche. Denunciare situazioni di maltrattamento o di condizioni di detenzione inadeguate non è solo un atto di giustizia per gli animali, ma è anche un passo fondamentale per sensibilizzare la comunità verso la protezione del mondo animale.

 Denunciare fa la differenza
Ogni animale ha delle esigenze etologiche che vanno rispettate. Denunciare fa la differenza Foto [sommai]/stock.adobe.com

Spesso, chi maltratta gli animali lo fa con la convinzione di poter agire indisturbato, ma l’intervento di chi ha il coraggio di parlare e di denunciare può fare la differenza, portando a un cambiamento reale nella vita dell’animale. Il semplice atto di alzare la voce e segnalare queste situazioni può impedire che un cane, un gatto o qualsiasi altro essere vivente soffra inutilmente. Ogni denuncia è un’opportunità per educare le persone sul valore della dignità animale e per costruire una cultura del rispetto che protegga ogni creatura vivente.

Anche se si è abituati a vedere e/o a tenere un cane alla catena o chiuso e confinato in un recinto, privo di interazioni, non significa che sia giusto e salutare per l’animale.

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Un futuro per il benessere animale

Nonostante le differenze normative a livello regionale, la crescente consapevolezza sull’importanza del benessere animale sta spingendo sempre più verso pratiche rispettose delle esigenze etologiche dei cani. In molte regioni italiane, l’adozione di leggi più severe e il divieto dell’uso della catena o di recinti angusti rappresentano un passo importante nella tutela della salute fisica e psicologica degli animali.

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