I bulbi sono gli araldi della primavera. Nessun fiore racconta il risveglio della natura come loro. Sono unici nel loro annunciare che l’inverno è finito. Non solo nei giardini, anche sui balconi, nei terrazzi, ovunque! I bulbi appassionano, infatti. Sono poliedrici, versatili, adattabili: si possono coltivare dappertutto. Non solo. A differenza di quanto si creda, i bulbi sono piante per tutte le stagioni. A ciascuna i suoi, anche l’autunno e l’inverno vantano fioriture che provengono dai bulbi. Sono anche semplici nella loro complessità, perché spesso la passione per il giardino inizia proprio dallo sperimentare la crescita e la fioritura dei bulbi, data la loro facilità di coltivazione. Per non parlare del successo praticamente garantito e della soddisfazione di vederli nascere e fiorire.

Bulbi invernali
Fioritura di bulbi invernali: Crocus ed Eranthis hyemalis – [ph.Ernie/stock.adobe.com]

Coltivare bulbi, una sorta di iniziazione alla passione per il giardinaggio

Impossibile non venire attratti dalle fioriture dei bulbi. La gamma dei colori e la forma dei fiori così diversificata da genere a genere e da specie a specie, la loro presenza in ogni stagione e non di rado i loro profumi, li rendono davvero attrattivi. Inoltre, molti si avvicinano al giardinaggio proprio iniziando dal coltivare i bulbi. È un approccio che incoraggia perché seguendo le semplici regole descritte un po’ ovunque, sono più i successi dei fallimenti. Trovarsi dinnanzi al primo accenno di vita dopo aver atteso mesi di vederli spuntare, soprattutto se si è alle prime armi, restituisce una sensazione davvero positiva. Inoltre, spesso si prova quasi uno stupore infantile nello scoprire di essere in grado di coltivarli. Senza contare che, quando ci si trova davanti alla fioritura, è il massimo della contentezza specie per un neofita.

Bulbose primaverili
Bulbose di media primavera: tulipani e Hosta – [ph.Asetta/stock.adobe.com]

Bulbi: le origini

La storia che riguarda i bulbi è davvero complessa e tanto affascinante. Senza addentrarsi a quanto sia stato centrale il loro ruolo nella storia antica (basterebbe pensare che la mitologia greco-romana, ad esempio, associò due personaggi come Narciso e Giacinto, proprio a due bulbose), sarà sufficiente dire che tracce di queste piante si trovano già nella civiltà Minoica (Cretese) più di quattromila anni fa. Basterà anche dire che gli egizi li raffiguravano su tombe di faraoni e sui loro troni. Nondimeno si trovano citati nella Bibbia. Chi però fu determinante alla loro diffusione nell’area del Mediterraneo, si chiamava Dioscoride. Costui era un medico e un naturalista e nel 50 d.C., pubblicò un trattato dal nome De Materia Medica dove, fra quelle di altre piante, descriveva le virtù terapeutiche di molti bulbi. È stato così che le popolazioni di quell’area iniziarono a coltivarle e mano a mano ne scoprirono il valore decorativo.

Bulbi primaverili in miscuglio
Bulbi primaverili nel verde pubblico: giacinti, Crocus e Puschkinia libanotica

Bulbi: una febbre dilagava in Europa

Da lì in avanti fu un crescendo. Vennero ricercati in tutto il mondo, fu creato un commercio esorbitante di bulbi.  Nel XVII secolo, per giunta, tutto ciò diede origine alla prima bolla speculativa della storia con la febbre per i tulipani che aveva invaso tutta Europa ma, in special modo, l’Olanda. Da allora ad oggi, la passione per i bulbi non ha mai avuto cedimenti. La ragione non è difficile da capirsi.

Tulipani
Un tripudio di tulipani – [ph.Daria/stock.adobe.com]

Si fa presto a dire bulbi…

In realtà la parola bulbi non sarebbe corretta. Bulbo, infatti definisce l’organo di una varietà di piante ma, nel linguaggio comune, praticamente da sempre nel sentir pronunciare la parola bulbi, si accende subito la lampadina e, anche i meno ferrati in materia, capiscono di cosa si parla. Corretto sarebbe almeno definire bulbose tutte le piante che devono la loro vita vegetativa nonché la loro continuità, proprio a questo organo ipogeo che funge soprattutto da riserva e da riproduttore della pianta. Scientificamente parlando, invero, il bulbo altro non è che uno degli organi che, stando sotto terra, garantisce a ciascuna pianta, vita totalmente autonoma e che di fatto porta in sè la pianta completa.

Fioriture al Keukenhof
I bulbi, scenografie spettacolari al Keukenhof – [ph.Corri Seizinger/stock.adobe.com]

Conoscerli un po’ per coltivarli

I bulbi sono di facile coltivazione ma è essenziale conoscerli per comprendere meglio e senza fatica perchè e come agire. Ogni pianta presente sulla Terra ha sviluppato strategie riproduttive. Il modo più diffuso è quello della riproduzione sessuale, quindi per mezzo dei semi. C’è però un’altra parte di piante che si riproduce per via vegetativa (agamica). Da un individuo esistente, in pratica, si formano delle copie che hanno caratteri identici (cloni) per mezzo di parti del ‘corpo’ della pianta originaria stessa. Parti che possono essere foglie, radici, fusti o, appunto, bulbilli.

Una storia evolutiva geniale

Le piante universalmente conosciute come bulbi, nel corso dell’evoluzione si sono specializzate facendo del fusto un organo sotterraneo in cui immagazzinare sostanze nutritive sufficienti sia per garantire la vita della pianta sia per potersi riprodurre. Tutto ciò perché, questo tipo di piante, originariamente ha dovuto adattarsi a condizioni di vita davvero difficili. Questo ha reso loro necessario dotarsi di quella riserva che potesse consentire la loro sopravvivenza nelle fasi climatiche più critiche e la continuità di genere e specie. Non solo. Proprio a causa delle difficoltà climatico-ambientali che dovevano affrontare, necessitavano anche di poter andare in dormienza, avendo però sufficiente nutrimento per superare la fase climatica più difficile per loro.

Un sistema autosufficiente

A fronte di quanto appena affermato, è logico dedurre che i bulbi siano corredati di un sistema ben sviluppato che li rende autosufficienti. In pratica, attraverso la fotosintesi clorofilliana cui sono deputate le foglie, ogni bulbo si garantirà la scorta di sostanze necessarie a vegetare, fiorire, ricostituire le scorte, andare in dormienza per mesi e ricominciare tutto il ciclo vegetativo. Un sistema pressoché perfetto.

Crocosmia
La fioritura di Crocosmia, una bulbosa estiva – [ph.7monarda/stock.adobe.com]

Non solo bulbi

Bulbi: volendo partire da questo termine anche se improprio, è comunque necessario operare dei distinguo. Infatti, pur avendo le stesse funzioni, fra essi le differenze morfologiche sono molte e fanno una differenza anche sulle metodiche di coltivazione. I cosiddetti bulbi si differenziano in: bulbi propriamente detti, cormi, tuberi, radici tuberose e rizomi.

Allium
Una bellissima e scenografica fioritura di Allium – [ph.Ulf Thürmann/stock.adobe.com]

Bulbo vero e proprio

È formato da un fusto schiacciato alla base tanto da risultare appiattito (disco), da cui nascono le radici e al cui apice nascono le foglie e infine il fiore. È rivestito da strati di foglie sottili e secche, della consistenza della carta, chiamate tunica. Dal disco, tra le foglie, nascono gemme laterali che danno vita ai nuovi bulbi. Sono bulbi a tunica i giacinti e i narcisi.

Cormo

Ha forma differente rispetto al bulbo, è provvisto di gemme nella parte superiore da cui spuntano le nuove foglie. Dopo qualche settimana dalla loro apparizione, si sviluppa un nuovo cormo su quello vecchio. Subito dopo avviene la fioritura e in capo a due-quattro settimane dalla fine della fioritura, dopo l’avvizzimento delle foglie, il vecchio cormo muore e dà vita a quello nuovo. Crochi e gladioli sono cormi.

Tubero

Di forma schiacciata, con un rigonfiamento centrale (centro del fusto) che è sede della riserva delle sostanze nutritive, appare carnoso e coperto di foglie a scaglie. dalla sua superficie spuntano molte radici e nuove gemme (chiamate occhi) che genereranno i nuovi germogli della pianta. Alstroemeria, begonia e ciclamino sono tuberi.

Radici tuberose

Sono una sorta di radici estremamente rigonfie che si sviluppano a corona, dove si accumulano le sostanze nutritive. Le funzioni sono le stesse di qualsiasi altra radice e pertanto non producono gemme. È il vecchio fusto che ha questa funzione, perciò, in presenza di una sua porzione la pianta vegeta anno per anno. Da questa sorta di radice si dipartono radichette di assorbimento di sostanze nutritive e acqua. La funzione vera e propria delle radici tuberose è invece unicamente quella di stoccaggio di sostanze energetiche. A fine ciclo, la radice tuberosa primaria si svuota e scompare. Nel corso della stagione, altre nuove radici tuberose si formano in sostituzione. Le dalie e le peonie erbacee hanno radici tuberose.

Rizoma

Anch’esso è un fusto modificato che ha funzioni di immagazzinamento di sostanze nutritive che cede via via alla pianta. La sua caratteristica è quella di avere getti e radici che nascono dall’apice e da gemme avventizie. L’aspetto del rizoma è solitamente quello di un rigonfiamento segmentato poiché è costituito dai resti delle foglie basali. Un’altra particolarità è che, a differenza di tutti gli altri cosiddetti bulbi che sono statici, i rizomi si autopropagano. Restano abbastanza in superficie ma, allungandosi segmento dopo segmento, finiscono col diffondersi. Vanno per questa ragione ricoperti più o meno solo per due terzi o per metà della loro dimensione. Morfologicamente possono essere molto diversi fra loro in base al genere della pianta. Rizomatose sono le Iris, i mughetti, lo zenzero e moltissime altre.