Il brutalismo è uno stile architettonico che ha lasciato un segno indelebile nella storia dell’architettura moderna. Nato nel secondo dopoguerra, questo movimento si distingue per l’uso del cemento a vista, le forme geometriche massicce e un’estetica che enfatizza la funzionalità e la struttura. Sebbene spesso associato a edifici austeri e monumentali, il brutalismo sta vivendo una riscoperta nel design contemporaneo, con una crescente attenzione nei media, nelle piattaforme di design e architettura e nei social network.

Origini e storia del brutalismo

Il brutalismo è uno stile architettonico emerso negli anni 50 del Novecento, nel Regno Unito, tra i progetti di ricostruzione del dopoguerra. Gli edifici brutalisti sono caratterizzati da costruzioni minimaliste che mettono in evidenza i materiali grezzi e gli elementi strutturali piuttosto che il design decorativo. Questo stile fa ampio uso di cemento grezzo non verniciato, mattoni a vista, forme geometriche angolari e una palette prevalentemente monocromatica. Altri materiali comuni includono acciaio, legno e vetro.

Discendente dal movimento modernista, il brutalismo è considerato una reazione contro il nostalgismo architettonico degli anni 40. Il termine ‘new brutalism‘ deriva dalla frase svedese nybrutalism, coniata dall’architetto svedese Hans Asplund per descrivere la Villa Göth a Uppsala, progettata nel 1950 da Bengt Edman e Lennart Holm. Questa casa moderna in mattoni, presentava travi a vista, esposti sia all’interno sia all’esterno, e superfici in cemento a vista, caratteristiche fondamentali dello stile Brutalista.

Villa Göth a Uppsala [Sebastian F, Public domain, Wikimedia Commons]
Il termine fu successivamente adottato da un gruppo di architetti inglesi, tra cui Michael Ventris, Oliver Cox e Graeme Shankland, e si diffuse rapidamente tra gli architetti britannici. La prima pubblicazione del termine ‘new brutalism‘ risale al 1953, quando Alison Smithson lo utilizzò per descrivere il piano di una casa a Soho, apparso sulla rivista Architectural Design. La Hunstanton School, completata nel 1954 a Norfolk, e la Sugden House a Watford (1955) rappresentano alcuni dei primi esempi di brutalismo nel Regno Unito.

Il contributo di Reyner Banham

Il termine ottenne maggiore riconoscimento quando lo storico dell’architettura britannico, Reyner Banham, lo utilizzò nel suo saggio The New Brutalism del 1955, dove associò lo stile sia a un’etica progettuale sia a un’estetica distintiva. Banham identificò le opere di Le Corbusier, come l’Unité d’Habitation a Marsiglia (1952), il Complesso Capitolino di Chandigarh (1951-1961) e la chiesa di Notre Dame du Haut a Ronchamp (1955), come esempi fondamentali del béton brut (cemento grezzo), che avrebbero ispirato il movimento brutalista.

La chiesa di Notre Dame du Haut a Ronchamp – Foto [eyewave]/stock.adobe.com
Nel suo libro del 1966The New Brutalism: Ethic or Aesthetic?, Banham approfondì ulteriormente la definizione del movimento e il ruolo pionieristico degli Smithsons, affermando che il brutalismo non era solo una questione estetica, ma anche un’idea etica che enfatizzava l’essenzialità e onestà strutturale mediante l’uso di materiali grezzi e autentici.

Istituto Salk per gli studi biologici – [Foto – Hessam Vakili – Pexels]

Architetti e opere iconiche del brutalismo

Regno Unito

Tra gli architetti britannici più noti per lo stile brutalista vi sono Ernő Goldfinger, Alison e Peter Smithson, Sir Basil Spence, il dipartimento degli architetti del London County Council/Greater London Council, Owen Luder, John Bancroft e, in parte, Sir Denys Lasdun, Sir Leslie Martin, Sir James Stirling e James Gowan.

Alcuni esempi celebri di brutalismo a Londra includono il Barbican Centre (Chamberlin, Powell e Bon) e il National Theatre (Denys Lasdun).

Barbican Centre – Foto [Silvan]/stock.adobe.com

Stati Uniti

Negli Stati Uniti, importanti esponenti del brutalismo furono Paul Rudolph e Ralph Rapson, mentre Evans Woollen III introdusse il movimento a Indianapolis. Walter Netsch realizzò numerosi edifici accademici brutalisti. Marcel Breuer, invece, sviluppò un approccio più ‘soft’, incorporando curve nelle sue strutture. La metropolitana di Washington D.C. presenta numerose stazioni in stile brutalista.

Una fermata della Metropolitana di Washington D.C. – Foto [Tommy Schultz]/stock.adobe.com

Australia

In Australia, l’architettura brutalista si manifesta in edifici come la Queensland Art Gallery (Robin Gibson), la Fisher Library presso l’Università di Sydney (Ken Woolley), il WTC Wharf di Melbourne e le opere governative di John Andrews.

WTC Wharf di Melbourne [Bernard Spragg. NZ from Christchurch, New Zealand, CC0, Wikimedia Commons]

Canada

In Canada, il brutalismo è presente in strutture come il Grand Théâtre de Québec, l’Édifice Marie-Guyart, l’Habitat 67, la Maison de Radio-Canada, e diversi edifici a Toronto, tra cui il Robarts Library e l’Ontario Science Centre. L’architetto Arthur Erickson ha progettato numerosi edifici brutalisti, tra cui il Museum of Anthropology e il Vancouver Law Courts.

Habitat 67 – Foto [Zack Frank]/stock.adobe.com

Serbia

In Serbia, Božidar Janković ha sviluppato lo stile nel contesto della cosiddetta ‘Belgrade School of residence’, con esempi come la Genex Tower (1977) a Belgrado, un grattacielo di 36 piani in stile brutalista con elementi di strutturalismo e costruttivismo.

Genex Tower a Belgrado – Foto [GiorgioMorara]/stock.adobe.com

Vietnam

In Vietnam, il brutalismo è stato ampiamente adottato negli edifici pubblici durante il periodo del bao cấp (subsidizing era), influenzato dagli architetti sovietici come Garol Isakovich, autore del Vietnam-Soviet Friendship Palace of Culture and Labour (1985). Il Palazzo dell’Indipendenza (1966) di Ngô Viết Thụ è un altro esempio importante, sebbene il suo stile sia dibattuto tra brutalismo e modernismo.

Palazzo dell’Indipendenza di Ngô Viết Thụ – Foto [Paul]/stock.adobe.com
Il brutalismo continua a influenzare l’architettura e il design, dimostrando che il suo impatto va oltre le mode del passato. Con un crescente interesse per le sue forme geometriche e il suo carattere deciso, lo stile brutalista rimane una delle espressioni più potenti dell’architettura moderna. Il suo ruolo nella riqualificazione urbana e la sua presenza nei media digitali stanno contribuendo a mantenere viva la sua eredità per le nuove generazioni.

 

Margherita Scalvini

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