Un’oasi vibrante di colore che ha rapito il cuore di Yves Saint Laurent, stilista parigino, simbolo di una moda raffinata, moderna e innovativa. I Giardini Majorelle, con migliaia di piante esotiche che abbracciano la villa in stile eclettico, si trovano a pochi chilometri dalla Medina di Marrakesh e prendono il nome da Jacques Majorelle. L’artista francese era talmente innamorato della cultura araba e delle piante esotiche che, negli anni 20, acquistò un palmeto per farne un luogo di pace e bellezza, arte e natura, dove vivere e lavorare. Majorelle affidò a Paul Sinoir, architetto conosciuto in gioventù a Parigi, la costruzione di una casa-studio,pensata come un omaggio al cubismo con evidenti influssi moreschi.
Il proprietario si riservò invece il progetto del giardino, che volle un’oasi verde con giochi di contrasti tra la luce accecante del Marocco e l’ombra fluttuante delle piante. Un quadro impressionista pennellato di vegetazione, vasche di ninfee e fontane decorate con piastrelle in terracotta, secondo la tradizione del giardino islamico. Nell’arco di quarant’anni arrivarono nel parco palme, cactus, olivi, banani, limoni, allori, palme da cocco, bambù, gelsomini, agavi: il risultato di una ricerca condotta da Jacques Majorelle in tutto il mondo.
Blu Majorelle
La ricerca sul colore presto coinvolse anche la villa, mentre la proprietà crebbe di dimensioni fino a raggiungere i novemila metri quadrati. Folgorato da una tonalità di blu fredda e intensa vista nei villaggi berberi e alla kasbah di Marrakesh, l’artista creò il Blu Majorelle, una tinta destinata a renderlo immortale. L’esplosione cromatica trovò così il suo compimento. I muri del giardino, le pareti della villa, le fontane si colorarono di un blu cobalto intenso ed espressivo. I pavimenti piastrellati della proprietà, accesi del rosso della terra ‘cruda’ marocchina, le anfore e le panche giallo limone che punteggiano il giardino completano il quadro. Un capolavoro che Majorelle decise di condividere aprendo la sua creazione al pubblico nel 1947. Di questo si compone la magia dei giardini Majorelle che generano un senso di meraviglia in qualsiasi flaneur.
A esserne rapito irrimediabilmente fu anche Yves Saint Laurent che nel 1966 li visitò insieme al compagno e socio Pierre Bergé. “Abbiamo familiarizzato rapidamente con questo giardino e ci andavamo tutti i giorni” scrisse Bergé nel libro “Yves Saint Laurent. Une passion marocaine”. Era aperto al pubblico, ma quasi vuoto. Eravamo sedotti da questa oasi dove colori alla Matisse si mescolavano con quelli della natura”.
Nuova vita per i Giardini
Morto Jacques Majorelle, per oltre un decennio il destino della proprietà sembrava destinato a un lento declino, fino al 1980 quando Saint Laurent e Bergé acquistarono i Giardini Majorelle. “Quando abbiamo saputo che il giardino sarebbe stato venduto e sostituito da un hotel, abbiamo fatto di tutto per impedirlo. E così alla fine siamo diventati proprietari del giardino e della villa”, ribattezzata Oasis. “E abbiamo ridato vita al giardino nel corso degli anni”. Ispirato dalla cultura e dalle sfumature marocchine della casa che diventò il suo buen retiro, Yves Saint Laurent ha spesso popolato le sue collezioni della tavolozza dei Giardini Majorelle e degli influssi berberi che qui ha respirato. Alla sua morte, avvenuta nel 2008, le ceneri sono state disperse nel roseto ed è stato eretto un memoriale per ricordarlo.
Oggi i Giardini Majorelle sono tra i più visitati e amati al mondo, comprendono un museo berbero, inaugurato nel 2011 in quello che fu l’atelier di Jacques Majorelle, oltre ad alcune esposizioni temporanee e un bistrot. A pochi passi sorge l’YSL Museum, progettato da Olivier Marty e Karl Fournier dello Studio KO.
In questo modo si racconta e si fa vivere il lavoro dello stilista francese e il suo eterno legame con i Giardini Majorelle e il Marocco.
Foto di: Nicolas Mathéus, Fondation Jardin Majorelle