Biolago e piopiscina sono ormai molto diffusi; la sensazione di nuotare in un lago naturale è molto diversa da quella che si prova in una piscina tradizionale a base di cloro. Consente, infatti, di soddisfare un’esigenza di naturalezza all’interno di una situazione ecosostenibile. Inoltre in questo periodo le persone sono quanto mai attente alla salute, all’ecologia e all’ambiente ed è una conseguenza ragionevole l’aumentato interesse verso soluzioni che consentano di rilassarsi en plein air in luoghi che regalino concretamente un’atmosfera che non siano artificiali.
Vera Luciani, dopo anni di studio e lavoro in Italia e Nord Europa, paesi all’avanguardia in queste tematiche, dal 2003 progetta e realizza con il suo team queste oasi naturali con una particolare attenzione alla ecosostenibilità secondo i principi della bioarchitettura, e allo studio delle piante più adatte alla fitodepurazione che abbiano anche un valore ornamentale. Si è anche specializzata nella progettazione dei giardini ed è membro di AIAPP (Associazione Italiana Architettura del Paesaggio). Villegiardini le ha chiesto di spiegare le differenze tra biolago e biopiscina e di raccontare la filosofia progettuale che ispira il suo lavoro.
Le biopiscine e i biolaghi balneabili creano un ecosistema acquatico che dona un arricchimento di biodiversità e si inserisce armonicamente in contesti paesaggistici in sintonia con la natura. Il loro fascino nasce dalla loro spontaneità, tipica degli ambienti vivi ed equilibrati.
L’uso di sole piante acquatiche per purificare l’acqua crea un habitat ricco di biodiversità, privo di sostanze chimiche, e contraddistingue il biolago: un bacino di acqua dolce, creato con con una zona più piccola per la fitodepurazione e una più grande dedicata alla balneazione, raccordate tramite un sistema di piccole cascate ossigenanti e un sistema tecnico appositamente studiato che coadiuva l’azione delle piante. L’azione disinfettante del sale e di un elettrolizzatore sono, invece, la caratteristica delle biopiscine, con un grado di salinità molto basso che consente di rendere l’acqua pura e limpida, progettate con lo stesso criterio dei biolaghi, ovvero con forme libere e senza cemento.
Le realizzazioni firmate Vera Luciani spesso dialogano con il paesaggio circostante e si inseriscono come parte integrante di esso. Come affronta questo tema?
Il biolago è un piccolo ecosistema e affinché sia in equilibrio occorre fare in modo che l’acqua e le piante raggiungano una perfetta armonia. Nasce come scelta sostenibile, orientata a ridefinire l’interazione con l’ambiente, luogo autentico di benessere in cui l’uomo e la natura possano incontrarsi. Ogni progetto è realizzato artigianalmente, per salvaguardare e valorizzare il paesaggio esistente: la scelta di forme e dimensioni è libera, non esistono schemi di costruzione prefissati e rigidi. Il biolago così, seppur costruito, risulta il più naturale possibile.
Quali sono le sue ispirazioni quando inizia un progetto?
Per me, nata e cresciuta a Venezia, pur senese di adozione, non c’è momento che non sia accompagnato dal pensiero dell’acqua, sempre protagonista nei miei progetti.
Attraverso la realizzazione dei biolaghi miro a conservarne la qualità vitale, il ritmo e la capacità di connettere e creare spazi che comunichino intimità, per permettere un’esperienza da vivere pienamente con il corpo e con i sensi. Il mio approccio progettuale riconosce la bellezza nella biodiversità e la complessità e promuove scelte di vita e gusti che sappiano orientarsi verso stili etici e consapevoli.
Sulla base di quali criteri sceglie i materiali da utilizzare? E quali utilizza più frequentemente?
Oggi si può disporre di una vasta gamma di tecniche, strumenti di progettazione e realizzativi, con diverse combinazioni di materiali, colori, forme, dimensioni e accessori, per garantire comfort e aspirare all’armonia del progetto. Salvo in caso di terreni particolarmente difficili, nella realizzazione dell’invaso evitiamo l’uso del cemento, con lo scavo rifinito manualmente e poi impermeabilizzato. Per camminamenti, cascatelle e giochi d’acqua prediligiamo elementi naturali quali pietre e legno, a volte recuperati sul posto. Ogni biolago è unico e la scelta dei rivestimenti insieme alla vegetazione che lo circonda regalano riflessi di colore con l’effetto di un fondale naturale.
Le piante nei suoi lavori hanno una funzione di fitodepurazione: come le sceglie e quali sono quelle che lei ritiene più utili a questo scopo?
Le piante acquatiche hanno un ruolo fondamentale nel mantenimento della salute e dell’equilibrio biologico del biolago. Inserite in un substrato nell’area appositamente dedicata, assorbono fosforo e potassio, liberano ossigeno, filtrano le sostanze sospese e depurano l’acqua, che giunge poi nell’area destinata alla balneazione attraverso un circuito chiuso di pompe, filtri e cascatelle.
Appartengono a specie diverse scelte in base alla loro funzione, al loro valore estetico e alle caratteristiche climatiche del luogo in cui saranno inserite, evitando che una sovrasti l’altra. Mi piace ricordare le palustri Thalia dealbata, Iris pseudacorus e Pontederia cordata, le sommerse come Elodea canadensis e le ombreggianti come la Nymphaea utilizzata non solo per la sua bellezza ma anche per le sue peculiarità: con le sue larghe foglie contribuisce a ombreggiare l’acqua evitandone il riscaldamento e prevenendo anche la proliferazione di alghe.
©Villegiardini. Riproduzione riservata
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