Il termine nengajō 年賀状 è formato da nenga 年賀 “auguri di Buon anno” e 状 “lettera, corrispondenza, missiva”, e indica quelle cartoline che vengono inviate in  Giappone come augurio di Capodanno ai propri cari, parenti, amici, ma anche a colleghi di lavoro e a conoscenti. Esistono varie teorie riguardo la nascita di questa tradizione, ma quella più accreditata è quella che affonda le sue radici nel periodo Heian (794-1185).

La nascita di una tradizione importante

In quegli anni, si sviluppò la pratica nota come nenshimawari 年始回り, che prevedeva la visita di coloro dai quali si era ricevuto aiuto o supporto durante l’anno precedente. L’impossibilità di incontrare fisicamente tutte le persone a cui si voleva esprimere un augurio, specialmente quelli lontani, portò alla nascita delle nengajō. Nel corso del periodo Edo (1603-1868) apparvero i primi corrieri e, con essi, la pratica di inviare i propri saluti su carta stampata si estese anche alla gente comune. Fu però nel periodo Meiji (1868-1912), con la nascita del servizio postale nel 1871, che questa tradizione divenne parte integrante della cultura giapponese.
Solitamente su queste cartoline sono rappresentati i segni zodiacali oppure motivi, disegni o rappresentazioni che rimandano a elementi ritenuti portatori di buona sorte.

[Natsumi Tsuchida, Flicr CC BY-NC-ND 2.0]

I simboli nelle nengajō

Tra questi spicca la gru, un volatile che, secondo la tradizione, sarebbe destinato a vivere per mille anni, quindi viene spesso usato come metafora della longevità. Essa incarna anche l’amore coniugale, perché si crede che una coppia, una volta unita, resti insieme per tutta la vita sfidando le avversità della vita e l’ineluttabilità del tempo.

[Stuart Rankin, Flicr CC BY-NC 2.0]
Il pino, simbolo di resistenza imperitura, rinnovamento costante ed eterna giovinezza: le sue foglie si mantengono rigogliose anche negli inverni più rigidi conservando la loro tipica colorazione verde scuro. Per questo motivo, in Giappone, vengono chiamati anche tokiwagi 常盤木 “sempreverde” sottolineando la tenacia e la costanza nel mantenere la propria bellezza nonostante il mutare delle stagioni e le difficoltà imposte dal mondo naturale, come un’anima che cerca di conservare la propria purezza nelle tempeste dell’esistenza.

Il bambù è fin dal periodo Heian associato alla prosperità, perché le sue foglie continuano a germogliare e rinascere in un ciclo senza fine. Questa pianta compare anche nel famoso Taketori monogatari (Storia di un tagliatore di bambù), un racconto popolare che narra la storia di un anziano tagliatore di bambù che trova all’interno di una canna una bambina minuscola, a cui verrà dato il nome di Nayotake no Kaguya-hime (la principessa splendente del flessuoso bambù). L’uomo, d’accordo con la moglie, decide di adottare quella piccola creatura frutto di un miracolo della natura e, da quel momento in poi, ogni volta che l’uomo taglierà il bambù, vi troverà all’interno una pepita d’oro.

Il susino, inoltre, con i suoi fiori, tra i primi a sbocciare nel cuore dell’inverno, è associato alla forza vitale e alla virtù della perseveranza, ma anche all’eleganza e alla nobiltà d’animo. Si narra che fosse il fiore preferito di Sugawara no Michizane (845-903), poeta e intellettuale che nel periodo Heian venne esiliato dalla corte imperiale. Egli dedicò una poesia al susino che lasciava a Kyōto chiedendogli di mandargli il suo profumo. L’albero, fedele a chi gli aveva riservato ogni cura, lo raggiunse in volo nel luogo in cui si trovava.

[Stuart Rankin, Flicr CC BY-NC 2.0]
Anche il monte Fuji è un tema ricorrente sulle cartoline perché ha una pronuncia simile al corrispettivo giapponese per “immortalità” e, quindi, viene considerato come l’emblema della giovinezza perpetua e inalterabile, nonché della lunga vita.

La bellezza delle nengajō  nella contemporaneità

Sebbene con il progredire della tecnologia i giovani preferiscano scambiarsi gli auguri di buon anno attraverso i social media, la pratica di inviare cartoline resta un caposaldo delle tradizioni di fine anno. La bellezza di questa usanza non risiede solamente nella scelta del soggetto, nella qualità della carta o nello stile di calligrafia, ma rappresenta uno scrigno in cui sono custoditi sentimenti di stima, riconoscenza, amicizia e amore. La carta assorbe l’inchiostro delicatamente steso su di essa, insieme alla speranza che il nuovo anno sia migliore del precedente, ricco di gioie e di profondi rapporti umani. Le nengajō si trasformano in messaggio che, pur distante nello spazio, si fa vicino al cuore di chi lo riceve.

Maurizio Bertoli
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