L’Arts and Crafts è stato un movimento artistico e culturale, della seconda metà del XIX secolo, che mirava alla valorizzazione dell’artigianato che stava cadendo quasi in disuso a causa dell’avvento della produzione industriale, considerata di dubbio gusto. I massimi esponenti del movimento Arts and Crafts sono stati William Morris e i suoi seguaci Walter Crane e Charles Robert Ashbee, che passando per l’Art and Crafts traghettarono l’arte dal gusto neogotico e preraffaellita all’Art Nouveau, dando un nuovo significato al design e all’artigianato.
William Morris ed i suoi associati
Dal 1860 il malcontento serpeggiava tra appassionati ed artisti. Per molti lo stile, l’artigianato e il gusto pubblico erano in declino a causa della rivoluzione industriale e delle sue opere banali prodotte in massa.
Tra questi c’era il poeta e designer inglese William Morris, che, nel 1861, fondò una società di decoratori d’interni e artigiani che si dedicava a recuperare lo spirito e la qualità dell’artigianato medievale. Prese il nome di “Morris, Marshall, Faulkner, and Company” diventando nel 1875 soltanto “Morris and Company”.
Morris e i suoi associati (tra cui l’architetto Philip Webb e i pittori Ford Madox Brown e Edward Burne-Jones) producevano in modo artigianale oggetti in metallo, gioielli, carta da parati, tessuti, mobili e libri. La società era gestita come una collaborazione di artisti, con i pittori che fornivano i disegni per gli abili artigiani che li producevano. Ancora oggi molti dei loro schizzi sono copiati da designer e produttori di mobili.
Durante il decennio del 1880 gli sforzi di Morris avevano allargato il fascino del movimento Arts and Crafts a una nuova generazione. Nel 1882 l’architetto e designer inglese Arthur Heygate Mackmurdo aiutò a organizzare la “Century Guild” per gli artigiani, uno dei numerosi gruppi di questo tipo creati in questo periodo. Questi uomini fecero rivivere l’arte della stampa a mano e sostennero l’idea che non c’era alcuna differenza significativa tra le belle arti e le arti applicate.
I principi dell’ Arts and Crafts
La critica verso la meccanizzazione
L’atteggiamento degli artisti della Art and Crafts si è modificato abbastanza nel corso del tempo.
In principio era William Morris insieme a John Ruskin che iniziarono a criticare aspramente la società industriale, l’uso dei macchinari, la divisione del lavoro, il capitalismo e la perdita dei metodi artigianali tradizionali. Insisterono che l’artista avrebbe dovuto essere un artigiano-designer che lavora a mano sostenendo una società di artigiani liberi, come credevano fosse durante il Medioevo. L’arte medievale era il modello per gran parte del design dell’Art and Crafts e la vita, la letteratura e l’edilizia medievali furono idealizzate dal movimento.
I sostenitori di Morris, però, avevano anche opinioni diverse sui macchinari e sul sistema di fabbrica. Ad esempio, Charles Robert Ashbee, figura centrale del movimento, era convinto che la retta via fosse il padroneggiare le macchine riconoscendo che la civiltà moderna si basava proprio su esse.
Separazione tra design ed esecuzione
Altro punto su cui molti artisti del movimento Arts and Crafts si sono scontrati riguarda la divisione tra artigiano e designer.
Non tutti, infatti, svolgevano personalmente tutte le fasi della realizzazione dei beni e, sebbene il fondatore William Morris fosse famoso per aver sperimentato personalmente tessitura, tintoria, stampa, calligrafia e ricamo, non considerava problematica la separazione tra designer ed esecutore nella sua fabbrica.
Walter Crane, uno stretto collaboratore di Morris, al contrario, sosteneva che la progettazione e la realizzazione dovevano provenire dalla stessa mano.
Altri, come Lewis Foreman Day, pensavano che la separazione tra design ed artigiano non fosse solo inevitabile nel mondo moderno, ma anche che solo quel tipo di specializzazione consentisse il meglio nel design e il meglio nella realizzazione.
Le critiche
La principale controversia sollevata dal movimento fu la sua praticabilità nel mondo moderno. I progressisti sostenevano che il movimento era anacronistico e che non poteva riportare indietro i tempi passati. Il movimento Arts and Crafts non poteva essere preso come pratico nella nuova società urbana e industrializzata.
Alla fine del XIX secolo molti criticavano questo movimento e le opere considerandole accessibili per poche persone. Molti dei critici però si resero conto anche che l’Arts and Crafts poteva essere considerata come una protesta grafica contro la produzione in massa dettata dalle mode e controllata da venditori e pubblicitari.
Arts and Crafts in architettura
Sicuramente furono William Morris e Philip Speakman Webb ad attuare ideali del movimento Arts and Crafts all’architettura.
La Red House di Morris può essere considerata il primo edificio indipendente di questo stile. Non seguì la moda del tempo progettando la casa senza quasi nessun ornamento applicato. Quei pochi presenti servivano a scopi costruttivi come gli archi sopra le finestre. Scelse una semplice facciata in mattoni, un tetto di tegole rosse e infissi bianchi. La planimetria è a forma di L e segue un’organizzazione spaziale funzionale che separa le varie zone. Gli alloggi della servitù erano più grandi che nella maggior parte degli edifici dell’epoca dimostrando una certa sensibilità verso le classi meno abbienti. Le finestre sono state posizionate per adattarsi alla forma e alla funzione delle stanze piuttosto che per seguire una simmetria esterna
Quando l’edificio fu costruito lo stesso Morris iniziò a decorare gli interni scegliendo di progettare e creare quasi tutto. I pochi pezzi di arredamento già pronti acquistati sono di enorme pregio. Burne-Jones e Webb realizzarono anche lor oggetti per la casa, il primo occupandosi delle sedie, del tavolo e degli armadi il secondo invece installò stupende vetrate colorate.
In questa casa i principi fondamentali del movimento Arts and Crafts si possono notare nell’apprezzamento dell’artigianato, dei materiali nell’interior design ma soprattutto negli oggetti di arredamento. Gli arredi della casa non devono essere soltanto belli esteticamente ma devono anche essere funzionali.
Il Giardino Arts & Crafts
Le teorie elaborate da William Robinson (1838-1935) nel suo libro ‘The Wild Garden’, promuovevano un approccio autenticamente naturalistico e a bassa manutenzione, basato sulla sua notevole esperienza come giardiniere, botanico e osservatore diretto di habitat. Quando ‘The Wild Garden’ fu pubblicato, il gusto prevalente nella progettazione di giardini nel Regno Unito e in Europa continentale era orientato sulle composizioni meticolose di annuali tropicali appena introdotte dal Sud America (mosaicoltura). Uno stile che Robinson condannò, ritenendolo rozzo e dispendioso, promuovendo giardini basati su disposizioni fluide di piante rustiche (in grado di resistere all’inverno e alle sue basse temperature) o acclimatate, con una gestione ridotta. Sotto questo aspetto il giardino Arts & Crafts rivalutò il cottage garden, inglobandolo, anzi fu proprio questa unione dei due stili che vide i proprietari committenti sempre più coinvolti nella cura del giardino a dare vita al fenomeno del giardinaggio inglese.
Le teorie di Robinson si inserivano nell’etica del movimento britannico Arts and Crafts, sempre più popolare, che collegava la bellezza all’utilità e promuoveva l’apprezzamento dei materiali e dei modelli locali. La crescente industrializzazione dell’Inghilterra stava ridisegnando gran parte della campagna, eliminando o modificando molti dei luoghi semi-selvatici che ‘erano’ il paesaggio inglese. Robinson voleva conservare una parte di questa natura selvaggia all’interno dei giardini.
Gertrude Jekyll (1843-1932) fu fortemente influenzata dalle teorie espresse in’The Wild Garden’ e le ripropose nel suo giardino privato, Munstead Wood, e negli altri che progettò per la ricca borghesia che stava acquistando grandi proprietà dotandole di giardini rigogliosi. Insieme all’architetto Edwin Lutyens (1869-1944) costituì un binomio formidabile: il giovane Lutyens progettava le ville e la matura Jekyll i giardini. Il suo grande successo lo ha fatto diventare un modello da imitare accessibile ai più e per questo lontano dall’elitarismo di altre forme di garden design ottocentesche.
In Italia, è un esempio mirabile di giardino Arts and Crafts quello di Casa Cuseni, in Sicilia, che ancora oggi conserva il suo impianto originale di inizio 900 voluto dal suoi autori, R. H. Kitson, pittore e Frank Brangwyn.
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