Dopo settant’anni di inattività, l’ex fabbrica di sigari Manifattura Tabacchi di Firenze, dismessa nel marzo 2001, riaprirà i battenti con una funzione e un look del tutti nuovi. L’idea è quella di creare un polo moderno, lontano dal centro storico. Un innovativo quartiere cittadino all’insegna della creatività sostenibile. In ottica di renderlo accessibile e vivibile da tutti, infatti, i cancelli che isolavano la fabbrica saranno aperti e i muri che la circondano rimossi. La nuova Manifattura sarà un luogo aperto, permeabile e valorizzato da aree verdi, piazze e spazi pubblici volti alla relazione sociale.
Una rigenerazione tutta Green
I 16 edifici presenti, per un totale di circa 110.000 metri quadri fanno parte di un progetto di rigenerazione che vedrà la sua conclusione nel 2026 e la Factory sarà il cuore pulsante della Manifattura del futuro. La sua rinascita, pensata con una particolare attenzione alla rigenerazione sostenibile, sarà in grado di trasformare il paesaggio attualmente caratterizzato dall’aspetto minerale e dalla carenza di superfici drenanti.
Ad occuparsi della progettazione del verde ed in particolare dell’Officina Botanica sarà Antonio Perazzi. Si è pensato un giardino pensile sul tetto dell’edificio centrale che conterà 1000 alberi e 250 quadrati di piante tappezzanti posti su pavimentazioni a fughe larghe per permettere la crescita di specie vegetali e il drenaggio del suolo, dalla creazione di superfici vegetali verticali sulle facciate degli edifici che ne migliorano l’efficienza energetica.
Il progetto di rigenerazione dell’ex Manifattura Tabacchi quindi riduce al minimo le demolizioni; rende gli edifici originali più efficienti e sostenibili con l’energia geotermica e una gestione attiva della risorsa idrica. Le aree verdi riprodurranno in larga scala l’azione di filtraggio e assorbimento dell’anidride carbonica e degli inquinanti atmosferici. Questo processo è già in atto nella Fabbrica dell’aria attualmente presente negli spazi temporanei del B9. In questa installazione sperimentale – nata dall’idea del neuroscienziato Stefano Mancuso – l’aria viene filtrata dagli inquinanti aerei, reimmessa in circolo e monitorata costantemente.
Il progetto della nuova Manifattura Tabacchi di Firenze
Nel futuro della Factory sono previste la riqualificazione dell’edificio 10 che diventerà un birrificio pensato come luogo di produzione e degustazione di birra artigianale. L’edificio 12 sarà invece il primo prodotto residenziale di Manifattura: il progetto Q-bic prevede laboratori per artisti e designer. Nella Manifattura Tabacchi di domani altro punto di riferimento per la collettività sarà la piazza dell’Orologio, uno spazio pubblico per eventi e installazioni contemporanee, dove si affacciano l’edificio 6 di Polimoda, l’edificio 7, che sarà riconvertito in loft residenziali progettati da Patricia Urquiola e l’edificio 8, che ospiterà uffici e residenze progettate da Quincoces-Dragò & Partners.
Infine, in uno snodo strategico come quello della Manifattura Tabacchi, non poteva mancare anche un collegamento diretto con il centro città: la linea T4 della tramvia (attualmente in fase di progettazione esecutiva). La mobilità interna restituirà vita al quartiere e agli spazi dismessi, ma senza dimenticare l’ambiente. Infatti è stata pensata una fruibilità sostenibile e integrata con mezzi a basso impatto ambientale come appunto la tramvia, le bici o le auto ecologiche.
NAM – Not a Museum
La presentazione del nuovo progetto della Manifattura Tabacchi Firenze è un ulteriore passo in avanti nel recupero di questa area. Lo scorso 10 Settembre era già stato presentato il programma di NAM – Not a Museum, progetto di arte contemporanea di Manifattura Tabacchi a Firenze che mette in relazione artisti, scienziati, innovatori contemporanei e pubblico. La parola chiave del programma autunno-inverno 2020-21 presentato, sarà senz’altro interdisciplinarietà. Il complesso ex-industriale progettato da Pier Luigi Nervi negli anni trenta ospiterà infatti festival, performance, spazi indipendenti e Residenze d’Artista.
Il programma di NAM – Not A Museum ha previsto:
Gli Aria Days dall’ 11 al 13 settembre in collaborazione con Palazzo Strozzi. Tre giornate dedicate ai voli delle grandi sculture aerosolari ideate da Tomás Saraceno come manifesto di una nuova epoca dell’uomo e di una nuova idea di mobilità, libera dall’uso di combustibili fossili.
La terza edizione di Residenze d’Artista – a cura di Sergio Risaliti – cuore del progetto sperimentale e multidisciplinare di NAM con partenza il 14 Settembre. Come nelle scorse edizioni – La Cura (2018-19) e La meraviglia (2019-20) – sei giovani artisti verranno accolti in spazi appositamente recuperati. L’esposizione spazierà tra fotografia, pittura, disegno, scultura, installazioni e video. Quest’anno sarà la volta de L’armonia intesa come esito finale di ogni processo creativo e spirituale per una possibile riconquista dell’equilibrio uomo-natura, uomo-ambiente.
Dal 25 settembre al 4 ottobre debutta Happening!,
“Un ‘non-festival’, uno spettacolo, una performance” – come lo definisce la sua ideatrice e curatrice Letizia Renzini – che indagherà la relazione tra performing arts e performance attraverso installazioni, concerti, suoni, mostre e tutte le loro possibili intersezioni.
Dal 9 all’ 11 ottobre è la volta di God is Green il festival interamente ideato e prodotto da Manifattura Tabacchi dedicato alla sostenibilità e al futuro. SUPERCATASTROFE – Quali storie per la fine del mondo è il titolo della terza edizione a cura di NERO, verrà improntata come una vera e propria mostra i cui protagonisti (alcuni tra i più importanti attivisti, autori, pensatori, artisti e operatori culturali italiani) si interrogheranno sull’era dell’ Antropocene.
Dal 9 novembre al 9 dicembre si terrà Resisting the Trouble – Moving Images in Time of Crisis a cura di Leonardo Bigazzi. Il progetto espositivo presenta dodici film e video installazioni che riflettono sulle domande più urgenti generate dall’attuale condizione di crisi mondiale.
Dal 12 al 13 dicembre torna con la sua seconda edizione LUCIA La Radio al Cinema, un festival curato da Radio Papesse dedicato all’ascolto di opere radiofoniche e podcast italiani e internazionali (sottotitolati).
Il 19 dicembre il gruppo teatrale Sotterraneo presenta una serata multidisciplinare: opere installazioni e incontri preparatori per la produzione dello spettacolo, con lo scopo di aprire la propria ricerca a diverse forme di incontro con il pubblico.
Accanto alla programmazione di NAM – Not a Museum avranno luogo anche:
L’attività di Toast Project Space, ex gabbiotto della Manifattura Tabacchi adesso adibito a spazio indipendente aperto al confronto e alla sperimentazione delle pratiche artistiche contemporanee dove ogni due mesi un artista è invitato a realizzare un progetto site-specific. Dal 16 settembre sarà il turno della mostra personale di Namsal Siedlecki.
Infine il 19 settembre allo spazio FESTA della Manifattura si colloca la presentazione del nuovo libro del Prof. Stefano Mancuso edito da Laterza, La pianta del mondo.
Una cosa è certa, La Manifattura Tabacchi Firenze offre la possibilità di vivere un’esperienza nuova e di poter interagire con un modo di fare arte del tutto originale. E siamo solo all’inizio.
La nuova Manifattura Tabacchi Firenze
La nuova Manifattura Tabacchi a Firenze rinasce nell’ex fabbrica di sigari dismessa dal 2001 – dopo circa settanta anni di operato. Costruita tra il 1933 e il 1940 copre sei ettari di terreno e si articola in sedici edifici fortemente voluti dal Monopolio di Stato con l’intento di riunire sotto lo stesso tetto la produzione di tabacco – che fino ad allora era avvenuta tra l’ex convento di Sant’Orsola e la chiesa di S. Pancrazio – e far fronte alle richieste sempre maggiori del prodotto che con la creazione del sigaro Toscano nel 1815 era entrato nell’uso quotidiano. Lo stabilimento ospitava circa millequattrocento operai tra uomini e donne e contribuì a rianimare il quartiere. Il progetto della Manifattura Tabacchi rivestì allora un ruolo di fondamentale importanza per l’economia, l’urbanistica e l’attività socio-economica della città di Firenze. Da ricordare, inoltre, è senz’altro il ruolo della Manifattura sul fronte di guerra nel 1944 che la pose al centro di duri scontri nelle lotte partigiane alla Liberazione. Nel 1999 il complesso divenne proprietà dell’Ente Tabacchi Italiani che ne decise la dismissione produttiva.
Così come allora la Manifattura Tabacchi di Firenze si pone oggi al centro di un progetto di riqualificazione urbana che stima la sua fine entro il 2025 con una particolare attenzione alla progettazione del verde che diventa un dispositivo di rigenerazione e sostenibilità. Il masterplan rispetta le strutture esistenti in un’ottica di sviluppo contemporaneo e culturale, ma anche flessibile e a basso impatto energetico che prevede un mix funzionale dove gli edifici artigianali e quelli contemporanei si fondono per creare un nuovo quartiere in grado di ospitare uffici, atelier, loft, uno studentato e perfino un inedito giardino sospeso sull’edificio centrale (B11) che mira alla riduzione di CO2 per migliorare la qualità dell’aria.
L’idea di Michelangelo Giombini – responsabile sviluppo prodotto – è di trasformare la Manifattura in una nuova destinazione a Firenze, di creare un centro contemporaneo fuori dal centro storico della città. Da qui l’idea: se un museo è uno spazio per l’arte, NAM – Not a Museum è uno spazio per gli artisti e si propone come centro di sperimentazione del contemporaneo. Alla presentazione del programma c’erano anche Cecilia Del Re – (Assessore all’Urbanistica e ambiente) che conferma il ruolo sempre più vivo della Manifattura Tabacchi nel panorama cittadino e sottolinea il rapporto tra uomo e natura al centro del vasto programma e – Tommaso Sacchi (Assessore alla Cultura del Comune di Firenze) che descrive la nascita dell’idea di una Famiglia Culturale nata dalla collaborazione con la Fondazione Palazzo Strozzi e il Museo Novecento e di uno spazio fisico, fatto di pareti e muri ma soprattutto di idee.
“Un anno fa, quando abbiamo parlato per la prima volta di NAM – Not a Museum, nelle nostre parole acerbe quando ancora il programma e gli artisti che avrebbero composto questa prima edizione non erano che un’idea indefinita, quello su cui Michelangelo ed io eravamo fortemente d’accordo era che l’importante non fosse il contenitore ma la serie di contenuti che poi si avvantaggiassero di un’ospitalità di questa qualità. Paolo Rosa (fondatore dello studio azzurro, figura intellettuale e artista) parlava di questi luoghi come di stazioni creative: diceva che il flusso culturale di una città – che poteva metaforicamente essere assimilato a un treno fatto di figure, artisti, idee, ricerche, direttori creativi – ad un certo punto incontra la Stazione Creativa che non per forza è un luogo definito, un edificio verticale con dei quadri appesi ai muri ma che può essere un fenomenale acceleratore di pensieri”